domenica 8 giugno 2025

Trekking del 28 maggio 2025: Anello Bagno Vignoni - Ripa d'Orcia - Rocca d'Orcia

 

Terza escursione in Val D'Orcia.
Per stamani ho scelto un anello con partenza/arrivo da Bagno Vignoni e leggendo della sua particolare bellezza, prima di iniziare l'escursione, scendo nel centro storico per scattare alcune foto con una luce decisamente migliore di quella che troverò al mio arrivo, l'orario inoltre mi dovrebbe consentire di evitare turisti, così sarà!

Soddisfatto per la saggia decisione, mi metto in cammino alle 8,10 seguendo la traccia che anche per oggi ho scaricato nel gps.

Pochi minuti è scopro di essere lungo la Via Francigena, per l'esattezza sto procedendo verso Canterbury e la cosa devo ammettere mi rallegra ed ovviamente giustifica la presenza di vari escursionisti.

In 25 minuti raggiungo il castello di Vignoni o Vignoni Alto, devo ammettere bellissimo anche questo per conservazione, decoro e pulizia. 

Già entusiasta dalla breve esperienza "medievale" proseguo momentaneamente il cammino verso San Quirico, sempre lungo la VF che abbandonerò dopo un chilometro per girare a sinistra (sud ovest) e seguire le indicazioni per Ripa d'Orcia.

Nel silenzio della campagna toscana un'inaspettato rumore mi fa alzare lo sguardo, è un parapendio a motore che si sta avvicinando, proseguendo ne scorgerò altri.

Alle 9,34 raggiungo il bivio per Ripa d'Orcia, non ricordo ciò che ho letto al riguardo e devo ammettere sono indeciso sul percorso da fare.
Guardando il gps deduco che il tratto andata e ritorno per Ripa d'Orcia non dovrebbe portarmi via troppo tempo, quindi decido di andare a visitarlo.

Pochi minuti è mi convinco che è stata la scelta giusta, un castello immerso nel verde appare alla mia vista.
Arrivo al cancello d'ingresso è aperto, ma esito un momento prima di entrare, pare sia proprietà privata.
Ho già rinunciato a Montelifré, stavolta faccio lo gnorri ed entro.

A differenza dei precedenti, il piccolo borgo medievale pare versi in una sorta di abbandono, numerosi cartelli e transenne vietano l'ingresso e l'erbaccia ne ha invaso la viabilità interna.

Un vero peccato poiché l'opere murarie sembrano un buon stato di conservazione, scoprirò poi che il castello fu restaurato nel 90' e destinato a fini turistico alberghieri.
Aggiungerei con scarsi risultati...

Torno così indietro ed in circa dieci minuti sono nuovamente al bivio incontrato in precedenza.
Stavolta piego a sinistra per Rocca d'Orcia.

Un tratto piuttosto sconnesso nella macchia mi fa scendere decisamente di quota, immagino che mi sto avvicinando al fiume.
Infatti ben presto sono sulla riva dell'Orcia, scatterò diverse foto ad un vecchio ponte di collegamento decisamente fuori uso, quindi dopo aver scrutato a destra e sinistra, decido di attraversare.

Il buon senso mi suggerisce di togliere scarponcini e calze, attraversare dove il livello dell'acqua sembra relativamente basso ed una volta sull'altra sponda, attendere quei dieci minuti per far asciugare i piedi.
Sarà proprio la prospettiva di quest'attesa a farmi prendere la stupida decisione di tentare la sorte.
"Con un pò di attenzione posso riuscirci".
Così con l'aiuto di un bastone inizio a guadare il corso d'acqua (relfex al collo).

Dedico troppa attenzione a dove poggiare il piede sinistro che fa strada quando mi rendo conto di avere messo il destro nel punto sbagliato: scarponcino pieno d'acqua!

Una volta sulla riva opposta, sosta obbligatoria per strizzare il calzino...
Adesso la vocina di prima mi sta dicendo: "Te l'avevo detto che era meglio togliere le scarpe...".

Pazienza, affronterò la successiva lunga salita accompagnato dalla fastidiosa sensazione di poltiglia umida.

Meno di cinquanta minuti, sosta snack compresa, e raggiungo le mura di Rocca d'Orcia.
Entro nel borgo dalla porta d'ingresso sulla destra e ne attraverso lenatmente i vicoli.
La perfetta fusione fra passato e presente mi regalano subito una piacevolissima sensazione di accoglienza.
Descriverò una sorta di cerchio soffermandomi sotto la torre di Tentennano unica fortezza della Val d'Orcia a non essere mai stata espugnata con la forza.

Soddisfatto della visita riprendo il cammino (finalmmente in discesa) ma farò meno di un chilometro perché è ora di pranzare.
La sosta all'ombra di un olivo mi ruberà solo una dozzina di minuti, quindi riparto.

Successivamente la traccia mi obbliga a passare lungo il margine di un campo mietuto da poco, non è certo l'ideale in quanto non riesco a vedere dove metto i piedi...
Procedo così con prudenza vorrei evitare di prendere una storta.
Finalmente riprendo un sentiero, attraverso un piccolo corso d'acqua e raggiungo un ponte stradale della Cassia in corrispondenza del torrente Onzola.

Purtroppo anche in questo caso la traccia da seguire si perde in un campo ma a differenza del precedente in questo la mietitura non è ancora stata fatta e camminare in mezzo all'erba non mi ispira affatto.
Dopo un breve tentativo, rinuncio e percorro a ritroso il letto del torrente fino a ritornare sotto il ponte.

Esaminata la mappa decido di seguire uno sterrato sulla destra, ritengo di potermi collegare successivamente alla traccia.
Così sarà.

Una volta sull'asfalto riconosco il tratto già percorso in auto per raggiungere Bagno Vignoni, rincuorato so di essere vicino all'arrivo.
Rientrerò in paese alle 13,15 diciotto i chilometri percorsi, proprio un bell'anello!

Max

giovedì 5 giugno 2025

Trekking del 27 maggio 2025: Anello da Petroio - Montisi - Trequanda

 

Seconda escursione per la Val d'Orcia, stavolta la partenza è di mattina ed il percorso scelto si aggira sui 18 km.

Anche in questo caso ho scaricato la traccia gpx, scelta provvidenziale poiché stavolta la segnaletica si è rilevata decisamente carente.

Inizio il cammino dal parcheggio di Petroio, breve tour per le vie del borgo e poi inizio a scendere lungo la Sp 71 ma ne farò poche decine di metri, mi sono dimenticato la reflex  in auto, quindi dietro front a recuperarla.

Sarà solo alle 8,42 che inizio effettivamente il trekking.

Dalla strada provinciale dopo quasi 600 metri passo su uno sterrato in leggera salita quindi dopo una decisa discesa nel bosco in concomitanza del fosso di Camprete, risalgo fino ad intersecare la Sp 14 su cui purtoppo dovrò procedere per oltre 3 chilometri.
 
Supero Montisi senza visitarla, mentre avrei visitato con piacere Montelifré, purtoppo raggiunto il cancello d'ingresso, il cartello di divieto di accesso / proprietà privata, mi ha dissuaso dal mio intento.
 
Riprendo a seguire la traccia e dopo circa venti minuti finalmente lascio l'asfalto, per scendere verso la Fattoria del Colle, dall'apparenza ben curata ed invitante.
 
Purtroppo non sarà così per il successivo tratto di percorso, mi ritroverò in un campo invaso da vegetazione e dovrò faticare non poco per ritrovare un sentiero percorribile. 
 
Con una leggera salita arrivo a Trequanda, anche stavolta evitito di visitare il paese ho bisogno di ombra e sentieri, ma come se non bastasse, dovrò fare un altro chilometro di asfalto sulla Sp 38.

Ben presto verrò accontentato, anche troppo in quanto il successivo tratto sterrato è decisamente trascurato e piuttosto chiuso dalla vegetazione.
Solo quando raggiungo un'ampia strada poderale ritroverò il piacere di camminare.
 
Sono quasi le dodici, il paesaggio è piacevole così ne approfitto per una sosta pranzo all'ombra degli olivi.

Mi concedo quindici minuti e riprendo il cammino.

Un'altra ora abbondante e chiudo l'anello di quasi 19 chilometri a Petroio.

Max

P.s.
Lungo la via del ritorno, mi fermerò un'oretta a visitare San Quirico, bel borgo medievale consigliato anche per gustare un gelato davvero speciale!

mercoledì 4 giugno 2025

Trekking del 26 maggio 2025: Anello Sentiero La Foce


La mia prima escursione in Val d'Orcia inizia a pochi metri dalla Sp 40 in località La Foce.
Sono le ore 14,26 e per questo pomeriggio ho scelto il percorso più breve, ovvero quello indicato come "Anello Sentiero La Foce".
Dovrebbe aggirarsi sui 13 km, la sezione Valdarno Superiore del CAI ne offre descrizione e traccia GPX (in senso orario), una volta scaricata spero sinceramente di impiegarci meno delle 5 ore indicate.
 
Inconsapevolmente lo percorro in senso antiorario seguendo il segnavia vicino all'asfalto.
 
Una lunga strada bianca con piacevoli panorami delle colline circostanti ben segnalata dalla Rete Escursionistica Toscana.
 
Dopo circa un'ora e venti di cammino mi ritrovo ai piedi di Castiglioncello del Trinoro, una sorpesa inaspettata!
Rimango veramente colpito dal piccolo borgo, un'autentica perla di bellezza, fa sorridere che un tempo fosse conosciuto come Castello dei tre ladroni.
 
Mi addendro fra i suoi vicoli per alcuni minuti quindi, pienamente soddisfatto, proseguo il cammino.
 
Fortunatamente il resto del percorso offre maggior riparo dal sole, peccato che sarò costantemente assaltato dalle zanzare.
 
Ritorno al punto di partenza alle 17,30 ottimo!
 
Max

domenica 18 maggio 2025

Trekking del 17 maggio 2025: anello dal rifugio San Francesco (o ciò che ne resta)


Avevo programmato di andare a nuotare, ma la mancanza di sole mi suggerisce di optare per una passeggiata, così farò!

Parcheggio a fianco del rifugio di San Francesco, o meglio, di quello che ne rimane, poiché il tetto, grazie ad un fantastico rimpallo di competenze (tipico di quando a nessun ente frega nulla...) ce lo siamo giocato già da un po' di tempo.

Immediatamente adiacente alla struttura, parte o meglio partiva il sentiero 24, come da pregevole segnavia in legno che a distanza di oltre trent'anni svolge ancora perfettamente la sua funzione.
Uso l'imperfetto in quanto anche il sentiero, come il rifugio, è stato abbandonato da anni, ma scavalcando i numerosi pini caduti, riesco comunque in circa 15 minuti a collegarmi al 107.

Proseguo quindi in direzione sud verso Masso alla Quata fino ad arrivare al bivio con il sentiero 123 su cui mi immetto.
Il cisto circostante è letteralmente ricoperto dalla schiuma bianca della Sputacchina, e sarà difficile procedere senza bagnarsi gli indumenti.

Proseguendo nella salita, il panorama diventa sempre più bello e l'assenza di sole per lo meno mi consente di scattare agevolmente a trecentosessanta gradi.

Ogni intersezione nel granito è occupata dalla rigogliosa vegetazione, non poteva essere altrimenti data l'abbondanza di pioggia degli ultimi mesi.

Avvicinandomi alla vetta delle Calanche, rimango sempre affascinato dalle formazioni granitiche che sembrano sempre in procinto di crollare.

Una volta raggiunta la cima, breve sosta per ammirare il panorama quando vengo immediatamente avvolto dai ricordi che custodisce questo luogo, così caro anche al nostro Massimo.
E' sempre stata la mia vetta preferita, adesso lo è ancora di più.

Riprendo serenamente il cammino verso La Stretta è tutto così perfettamente bello.

Raggiungo Malpasso in quasi due ore di cammino e senza fermarmi tengo la sinistra sulla GTE (sud est) continuando con cautela a scendere.

Nello scorgere una bottiglia di vino abbandonata sul granito del caprile, mi vengono immediatamente alla mente le parole dell'amico Pasquale che in questi casi sbotta più o meno  così:
"Ma se te la sei portata piena, cosa ti costa riportarla via vuota???"

Successivamente sarà un gruppo di escursionisti a portarmi via un paio di minuti, stanno salendo mentre io sono ad una quindicina di minuti dal bivio della Grottaccia dove abbandono la GTE per il sentiero 130.

Il sentiero in questione mi permette un'andatura più spedita, fortunatamente ho con me la sacca stagna in cui riparare la reflex dalla leggerissima pioggia che cade in maniera intermittente e che comunque non riesce a bagnarmi il vestiario.

Sono le 12,41 quando raggiungo i caprili delle Macinelle, altro luogo veramente piacevole ed assolutamente da visitare.

Avvicinandomi alle Piane al Canale, incuriosito dal recente taglio della vegetazione, ne approfitto per curiosare lungo un paio di deviazioni che invase dall'acqua, mi consentono di scoprire quelli che presumo siano dei pozzi di ASA.

Una volta alle Piane, seguo il 107 solo per un breve tratto perché vengo attratto da un single track da cui vedo passare dei bikers, decido di percorrerlo, scoprirò arrivando nuovamente al 107 che si tratta del "Greepass".

Una decina di minuti e raggiungo l'asfalto della provinciale, a pochi metri la fonte del Castagnone, proseguo in leggera salita per altri dieci minuti prima di tornare all'auto.

Bellissimo trekking relativamente breve ma assolutamente consigliato.

Max





domenica 4 maggio 2025

Trekking del 4 maggio 2025: anello da Marciana

Domenica 4 maggio, per sfuggire al fastidioso vento di scirocco, scelgo il versante nord ovest dell'isola.
Quindi dopo aver parcheggiato a fianco della fortezza pisana di Marciana, mi incammino lungo la via Crucis (sentiero 103) sono le ore 8,57.

Compiaciuto per la scelta, salgo lentamente lungo l'ampio percorso, il vento è completamente assente e la temperatura è perfetta per stare in maglietta.
Oltretutto ogni tanto i raggi del sole si creano un varco fra le nubi e tutto diventa ancora più bello.

In prossimità della V sosta, abbandono la salita del 103 per proseguire sul 113 indeciso fino a poco prima se passare subito dalla Madonna del Monte o alla fine, sceglierò la seconda opzione per due motivi, primo perché così al ritorno potrò riempire le borracce con la fresca acqua della sua sorgente, secondo perché mal digerisco la salita del s. 114 da Patresi che optando per il senso antiorario magicamente si trasformerà in discesa...

La prima parte del 113 necessiterebbe di un po' di manutenzione, niente di grosso, giusto una potatina a cisto & c. che grazie alle costanti piogge invernali sono veramente rigogliosi e un po' troppo invadenti...
Una volta addentrato nel bosco, solo un paio di alberi caduti intralciano il cammino, ma si è già creata l'alternativa laterale in attesa della loro rimozione.

Alle 10,10 circa raggiungo la località I Canali, il 113 prosegue sulla destra in direzione di La Zanca io mantenendomi a dritto passo sul 114 che mi porterà a Patresi decorata splendidamente dalla fioritura del cisto marino.

Arrivato alla provinciale, ne percorrerò circa 400 metri fino a raggiungere il sentiero 177 immediatamente prima del ponte a tre archi.
Oltre tre chilometri di salita non impegnativa che regalano un paesaggio unico fra castagni secolari sempre a stretta distanza dall'uviale di Patresi che talvolta scorre a destra, talvolta a sinistra.

Impiegherò circa un'ora e venti ad attraversarlo ed alle 12,32 torno sul sentiero 103 a poche decine di metri dalla Madonna del Bollero.

Con andatura più spedita mi dirigo verso Serraventosa, purtroppo un'acquerugiola mi costringerà per almeno un paio di volte a riporre la reflex nello zaino, la estraggo solo in prossimità della Madonna del Monte per immortalarne la fonte una volta riempite le borracce della sua squisita acqua.

Meno di mezz'ora e concludo la passeggiata, sono le 13,39 quando di fronte alle mura della fortezza spengo il gps.

Max



martedì 4 marzo 2025

1 e 2 marzo 2025 - Bat box

 

Fine settimana dedicato ai chirotteri, più precisamente al controllo di alcune vecchie bat box ed al posizionamento di nuove.

Ma cosa sono le bat box?
Non sono altro che costruzioni, generalmente in legno, o in altri materiali (nel nostro caso legno/cemento) utilizzate dai pipistrelli come rifugio o posatoio durante le ore diurne in cui non sono a caccia e costituiscono indubbiamente un'efficace misura di protezione per questi importantissimi mammiferi. 

Teniamo presente inoltre che i pipistrelli sono predatori naturali di zanzare, ne divorano dalle 1000 alle 2000 a notte, quindi incentivare il loro numero significa contenere la popolazione di questi fastidiosi insetti senza dover ricorrere ai pesticidi.

Così, su invito dell'amico Paolo e Fabrizio, esperti in materia, aderisco a questa importante ed utile iniziativa.

Trascorreremo buona parte del sabato al fissaggio di una quindicina di nuove bat box in un'area caratterizzata da alberi di alto fusto ed attraversata da un piccolo corso d'acqua, un habitat ideale per i pipistrelli.

Quindi ci spostiamo in una zona dove a suo tempo ne erano state collocate altre.
Anche in questo caso ovviamente la presenza d'acqua costituisce un elemento essenziale per la buona riuscita del progetto.

Presenza d'acqua, in questo caso garantita dalla vasca antincendio di Pedalta, che però pare sia stata causa di morte della locale colonia di rospi che nel tentativo di risalire la scivolosa superficie in plastica, sono affogati.
L'ipotesi iniziale di un avvelenamento dell'acqua è stata presto scartata dalla presenza di gambusia viva e vegeta...

Amareggiati per l'infelice scoperta, riprendiamo con la nostra attività pro chirotteri con la sostituzione di alcune bat box danneggiate e la pulizia delle restanti.

Una pioggia sempre più insistente ci costringerà ad abbandonare anzitempo il lavoro che ultimeremo domenica.

Nel complesso oltre trenta bat box sono pronte ad ospitare i loro inquilini!

Piccolo suggerimento: collocare un paio di pannelli informativi su bat box e pipistrelli ritengo sarebbe sicuramente apprezzato dagli escursionisti e da chi ama fare quattro passi nella zona e magari robuste reti a maglie grosse dentro le vasche antincendio (come veniva fatto molti anni fa...) eviterebbero vittime innocenti.
Ulteriori approfondimenti, potrebbero a mio avviso attribuire la moria dei rospi (in prevalenza femmine) al soffocamento provocato dai compagni maschi durante l'accoppiamento.

Max

sabato 22 febbraio 2025

Trekking del 21 febbraio 2025 - Parco della Maremma

 

Indovinando una finestra di bel tempo fra una perturbazione e l'altra, parto in compagnia dell'amico Mario da Portoferraio con il traghetto delle 7,00.

L'intento è di visitare una porzione del Parco della Maremma e magari riuscire ad immortalare qualche interessante esemplare di fauna selvatica.
Quindi oltre alla normale dotazione nello zaino sono riuscito ad inserire un secondo corpo macchina con obiettivo, un monopiede e perfino il seggiolino pieghevole nel caso dovessi dedicare del tempo all'aspetto.

Arriviamo ad Alberese alle 9,20 circa, nel centro visite, già aperto dalle 8,30 facciamo i biglietti d'ingresso, quindi breve sosta bagno/caffè all'adiacente bar.

Tenendo la chiesa di Santa Maria sulla destra, alle 9,47 ci incamminiamo inizialmente lungo la strada del Cimitero, per seguire poi le indicazione dei sentieri A5 ed A6 (mi sono stati suggeriti per il mio interesse fotografico).
Ben presto dalle querce il verso potente delle ghiandaie riecheggia nell'ambiente circostante, tenterò di fotografarle più volte, ma invano; mi dovrò accontentare di un solo scatto.

Dopo un doppio cancello d'ingresso affrontiamo il sentiero A5, praticamente un breve anello all'interno del bosco, piacevole ma poco adatto ai miei scopi (troppo in ombra).
Apprezzo decisamente di più il successivo A6, un'ottimo compromesso fra vegetazione di alto fusto e spazi aperti, ne percorreremo una metà circa per poi abbandonarlo in prossimità della strada degli Ulivi per seguire il percorso A11 (asfalto) per circa 3,6 chilometri quando finalmente torniamo sul sentiero, nello specifico sull' A3.

Breve sosta al laghetto del Pretoriale e proseguiamo fino ad arrivare in prossimità del canale Scoglietto Collelungo, l'ampia radura sembra perfetta per una sosta e visto che sono le dodici e trenta, apriamo gli zaini ed il pranzo è servito!
Dopo circa una ventina di minuti riprendiamo quindi  il cammino, ma fatti pochi metri scorgiamo sulla nostra destra delle interessanti cavità nella roccia, più precisamente la Grotta delle Caprarecce.
Un'occhiata e qualche foto mi sembra scontato.

Con il ponte delle Tartarughe attraversiamo il canale, la vegetazione è completamente cambiata, procedendo all'interno di una bella pineta arriviamo a casa Pinottolai, altro luogo dove si può parcheggiare l'auto.

Nuovamente i piedi sull'asfalto, anche se piacevolmente inserito nel verde, avrei preferito continuare a calpestare lo sterrato...
L'obiettivo è raggiungere la foce dell'Ombrone con l' A7, altra tratto che mi è stato suggerito.
Stavolta il suggerimento si rivela del tutto inappropriato poiché ci costringe ad una estenuante marcia asfaltata (andata e ritorno) dal momento che superato il canale Essiccatore, una transenna con tanto di cartello divieto di accesso ci impedisce di raggiungere il castello di Bocca d'Ombrone ed il vicino punto di osservazione.

Benché gli ampi pascoli a nord offrano sicuramente un bel paesaggio, sono piuttosto contrariato, avrei sicuramente dedicato il nostro tempo a percorrere altre zone più "wild" piuttosto di spenderlo su strada a fotografar bovini...

Pazienza, con una marcia sostenuta poiché dobbiamo uscire dal parco entro le 17,00 seguiamo la pista ciclabile che porta ad Alberese, lungo la quale riesco a scattare anche alcune foto.

Torniamo all'auto con circa quaranta minuti d'anticipo, il gps segna 25 km, collo e spalle sicuramente di più.
Uscita entusiasmante?
Ni, diciamo che con equipaggiamento più leggero ed accantonando l'aspetto fotografico poco praticabile soprattutto per il fatto che l'orario di entrata ed uscita preclude alba e tramonto, (i momenti migliori per immortalare fauna selvatica), senza dubbio merita un'altra chance.

Max

sabato 11 gennaio 2025

Escursione del 10 gennaio 2025: Anello da Laconella a Fonza


Venerdì 10 gennaio, parcheggio l'auto in via Dei Vigneti, a circa 200 metri dalla provinciale per Marina di Campo, la giornata è bellissima con una temperatura sicuramente al  di sopra della media, tanto che fatti pochi metri, dovrò togliermi anche la leggera vecchia giacca antivento.

Sono le 11,29 quando mi incammino lungo l'asfalto in direzione del ponte di Caubbio ancora incerto sul percorso da fare.

Proseguo su via Laconella, meno di cinquecento metri ed inizia lo sterrato, il sentiero è il 250, tutto intorno un vasto intervento di taglio della macchia regala ampi panorami (compresi quelli delle bottiglie che la vegetazione ha nascosto per anni e che ora sono in indegna mostra).

Proseguo nel cammino fino al bivio col s. 243 e dopo un breve attimo di incertezza, decido di continuare sul 250 in direzione di Capo di Fonza.

Da questo punto il 250 abbandona le ampie dimensioni di strada sterrata per assumere quelle di tipico sentiero regalandomi per lunghi tratti un fondo veramente piacevole e ben battuto.

In poco più di un'ora raggiungo il bivio col 248A mi mantengo sul 250 per arrivare fino allo spiazzo del Capo di Fonza per poi ripercorrere a ritroso i 350 metri fino al bivio precedente e iniziare a salire sul 248A.

Oltre alla discreta pendenza è soprattutto il fondo a soqquadro che rende difficoltoso procedere, fortunatamente presumo appassionati di mtb, hanno realizzato una sorta di pista alternativa che con una serie di tornanti che lo attraversano, permette di procedere più agevolmente anche se ciò comporta un leggero incremento della distanza.

Breve sosta sul monte Fonza, per colpa di un fastidiosissimo vento teso, sarò costretto a indossare la giacca da trekking, ne approfitto per scattare qualche foto, compreso il semi nascosto caprile.

Riprendo la marcia sul 248, ma solo per 800 metri, fino al successivo incrocio col 243 con cui riprendo a scendere sperando di trovare un po' di riparo dal vento.

Il sentiero di larghe dimensioni mi permette di procedere in completo relax, supero l'incrocio con cui si può raggiungere la provinciale e dopo altri 100 metri svolto sulla sinistra lungo il s. 246 che mi consentirà di raggiungere l'auto in minor tempo e soprattutto di evitare di ripercorrere lo sterrato della partenza.

Concludo la piacevole passeggiata alle 14,23 dopo aver percorso circa 11 chilometri.

Max