lunedì 27 marzo 2017

Walk and work del 26 marzo 2017


Domenica 26 marzo, in occasione dell'ultima gara del circuito Aquile del Capanne, Mario ed io, in vista della prossima Elbatrail, decidiamo di dedicare gran parte della giornata alla manutenzione del sentiero 3 e del 25.

Partiamo da Marciana alle 8.51, la salita fino alla Madonna del Monte ovviamente non necessita di nessun intervento.
Effettueremo i primi tagli avvicinandoci a Serra Ventosa, ma giusto i rami più invadenti; per restituire luce al sentiero occorrerebbe più tempo, personale e mezzi.

La giornata è splendida, l'erica in fiore ovunque.
Dal bivio con il sentiero 27 riprendiamo l'opera di potatura, circa un'ora e mezzo per arrivare al Troppolo e tornare al sole; le fronde ancora bagnate dalla pioggia di sabato sera, ci hanno "lavato" non poco.

Alle 12.05 raggiungiamo il bivio con il 25, di li a poco il 3 è decisamente in chiusura dalla vegetazione, ma a noi interessa proseguire per il Semaforo e quindi ci dirigiamo ad ovest.
Il primo tratto è veramente stretto, i bassi cespugli spinosi di ginestra, regalano giusto lo spazio dove mettere i piedi.

Successivamente il sentiero si allarga, effettueremo alcuni tagli fino a ricongiungerci al tratto pulito domenica scorsa.
Riponiamo così guanti e forbici nello zaino.

Lungo la discesa verso Chiessi, incrociamo un nutrito gruppo di escursionisti capitanati dall'amico Giacomo, stanno salendo con l'intenzione di sostare al Semaforo; li salutiamo.

A circa 800 metri dalla fine del 25, informato dall'amico Alessio, imbocchiamo un nuovo sentiero sulla sinistra.
Il primo tratto non è entusiasmante, si divincola fra il granito facendoci risalire di quota, ma una volta raggiunta la sommità, diventa più gradevole, regalando bellissime immagini di Chiessi e del San Bartolomeo.

Lungo circa 1 chilometro, si ricongiunge al sentiero 41, con cui raggiungeremo il paese alle 14.28.
Il bus per tornare a Marciana è alle 15.10, ci starebbe bene una birra, se ci fosse un bar aperto...

Trascorreremo l'attesa ad ascoltare con interesse i racconti di un anziano del posto, mentre un caldo sole mi asciuga la schiena.

Per la birra?
Non ci abbiamo certo rinunciato, rimandata a Marciana con tanto di bruschetta!

Max

martedì 14 marzo 2017

GTE a/r - Una storia pazzesca da raccontare...


Il 25 aprile 2009 iniziava la mia sfida con la GTE.
Allora l'obiettivo fu raggiungerne la fine, con il passare degli anni, quello di scendere sotto le 10 ore, mi riuscì nel marzo 2014.
Nel maggio 2015 fu la volta della prima "in notturna"; da allora, percorrerla andata e ritorno.

Con tutti i postumi che un chilometraggio del genere può lasciare addosso, oggi 13 marzo, spero vivamente di aver esaurito tutte le possibili opzioni, (anche perché di vite me ne sono rimaste poche...).

Ma facciamo un piccolo passo indietro: mesi or sono, per autoconvincermi della fattibilità del mio progetto, lo espongo all'amica Minna che su distanze del genere ha esperienza da vendere; lei, come speravo, accetta senza esitare, regalandomi a sua insaputa un sincero incoraggiamento, indispensabile per le mie modeste capacità.

Quindi la scelta del giorno, punto sul 11 e 12 marzo 2017 mi sembrano perfetti, c'è anche luna piena!
Dovremo partire nel pomeriggio, la mattina lei è impegnata in palestra (giusto come riscaldamento...), non ne sono troppo entusiasta, avrei preferito iniziare la mattina (andata di giorno e ritorno di notte) ma la sua presenza è troppo importante.

Venerdì 10 marzo
Iniziano i preparativi, organizzare i punti di ristoro, scegliere l'alimentazione, il vestiario, l'attrezzatura, si fa sul serio!

Sabato 11 marzo
Ritrovo a Portoferraio alle 15.30 con Minna, quindi rotta per Cavo, strada facendo, sale a bordo anche Susanna, farà con noi dalla partenza fino a casa Marchetti.

Cavo, via Procchi, inizio del sentiero 60, ore 16.31, l'avventura ha inizio!

Salendo verso l'Aia di Cacio, grazie ad una finestra nella vegetazione, riusciamo ad immortalare un bellissimo tramonto ma prima di affrontare la salita al monte Strega, dovremo indossare le lampade frontali.

La sfera luminosa della luna ancora bassa sul versante orientale è semplicemente incantevole, sembra di essere in una fiaba, è un fastidioso vento da nord a riportarci bruscamente alla realtà, lo dovremo sopportare fino alle Piane della Madonna.

Regna il buon umore, il primo punto di ristoro si avvicina, la fettuccia del Motorally lungo il percorso è un buon segno, con i bovini ho già avuto incontri spiacevoli di notte...

Casa Marchetti, sono le 20.38, ci bastano 6 minuti per reintegrare le scorte e salutare Susanna.
"Volete un passaggio?" Ridacchia entrando in auto.
"Non sono abbastanza cotto" Le rispondo senza provare invidia.
Nel congedarsi ribadisce il fatto di sentirci telefonicamente, con molta probabilità verrà ad aspettarci a Pomonte per fare il ritorno insieme a noi; tosta la ragazza!

Affrontiamo la lunga salita per monte Orello, Minna avanza alternando corsetta a camminata, mi sta tirando il collo!
Con l'assenza di Susy e l'aumentare della stanchezza, i dialoghi si riducono, marceremo per lunghi tratti in assoluto silenzio, ognuno in compagnia dei propri pensieri.

Ignoriamo fonte Schiumoli, la nostra scorta idrica è abbondante, stiamo bevendo per scelta non per sete.

Sentiero 44, discesa tecnica specialmente di notte:
"Attenzione a cadere" Raccomando a Minna ma non passeranno 30 secondi che sarò io quello "a volare", fortunatamente nessun danno, se non nell'orgoglio.

Ore 23.34 siamo al 2° punto di ristoro a Colle di Procchio, vi trascorreremo ben 21 minuti anche perché il successivo è Pomonte e dobbiamo affrontare la tosta salita del sentiero 18 (la bestia nera della GTE).

Minna sale inarrestabile, la seguo lentamente e svogliatamente impossibilitato dalla fitta vegetazione ad usare i bastoncini, sono utili solo come scudo contro i rami irti di spine, sempre pronti ad afferrarti; pessimo tratto!
Arrivo al monte Perone veramente esausto, sia fisicamente che mentalmente, la leggera discesa e le panchine in legno sono un effimero sollievo, la conoscenza del percorso mi ricorda che non è ancora finita per arrivare a Malpasso!

Lo raggiungeremo alle 02.40 di domenica 12 marzo, ma non sono affatto entusiasta, scendere al buio lungo il sentiero 8 è una brutta gatta da pelare, tanto che sostituisco la Petzl Actik con la più economica ma performante Onnight 410.

Con la massima attenzione guardo dove mettere i piedi, forse eccessiva, infatti una volta passati sul sentiero 31, pianto una testata contro una roccia di granito; mancava anche questa, fortunatamente il dolore passa rapidamente, non credo sia nulla di grave e comunque non ho né tempo né voglia di accertarmene.

Due ore e 34 minuti di calvario e silenzio, durante le quali mi riduco perfino ad immaginare di essere costretto da Minna, sotto la minaccia delle armi, a continuare a avanzare.
"E se davvero a Pomonte ci fosse Susanna?
Non siamo più riusciti a sentirci, potrei rientrare con la sua auto e Minna avrebbe una compagna con cui fare ritorno... 
Ma siamo in pesante ritardo sulla tabella di marcia, le avevamo pronosticato l'arrivo per le 04.00, è passata più di un ora, figurati se ci sta ancora aspettando".

Ma come un raggio di sole squarcia l'oscurità, così la frontale di Susanna mi illumina il cuore nel vederla, alla fine del sentiero, infreddolita per la lunga attesa.
Ci dirigiamo più felici alla vicina fonte, dove avevo lasciato alcuni viveri.
Altri 21 minuti di sosta, per bere, mangiare ed in cui devo decidere se continuare.

Tonificato dalla pausa e dal ristoro, decido di ripartire, sono le 5.35 quando iniziamo la via del ritorno, dopo 13 ore e 4 minuti dalla partenza a Cavo.
Con la salita sale anche la stima ed il buon umore, finalmente qualcosa per cui lottare.
Le prime luci dell'alba poi, fanno il resto.
Assolutamente spettacolare, come quello che stiamo facendo!

Espugniamo Malpasso dopo 2 ore e 28 minuti, addirittura 6 minuti meno della discesa; certamente stanchi, ma entusiasti per la prova che stiamo facendo.
Senza considerare che le bimbe mi davano per spacciato a Pomonte.

Se evito di correre, posso farcela, mi spiace enormemente per le mie compagne, loro qualche tratto di corsa lo farebbero volentieri.
Le invito più volte a farlo, mi rendo conto che le sto rallentando; loro si limitano a brevi minuti per poi fermarsi ad aspettarmi.
Sono proprio due ottime compagne!

Secondo round sul 18, anche se stavolta in discesa, rimane sempre un patimento.
Raggiungiamo il 4° punto di ristoro (2° all'andata) a Colle di Procchio alle 10.26.
Più che ristoro diventa un picnic, manca solo la tovaglia a quadretti!
Chi si cambia, chi si lava i piedi, chi rovista nel bagagliaio alla ricerca di ogni forma di cibo...
34 minuti stupendamente spesi!

Adesso c'è da salire lungo il 44, ma grazie al "rinfresco" ed a un abbigliamento più leggero, superiamo anche questa prova.
Sul monte San Martino, foto ricordo, giornata fantastica, morale alto!
Sul successivo sterrato verso Colle Reciso, purtroppo nel cercare di corricchiare un po', inizio ad avvertire un serio dolore al piede sinistro; sembra un principio di fascite, speriamo bene...

Avanzo in modalità "sopravvivenza" (zoppicando) rammaricato soprattutto dal fatto che Minna e Susy lo avrebbero corso completamente, per loro sono una palla al piede.

Monte Orello, siamo contattati telefonicamente da Mario, ci aspetterà pazientemente a casa Marchetti, 5° punto di ristoro (1° all'andata), offrendoci perfino merendine al cioccolato e patatine, sicuramente le più buone che Susy abbia mai mangiato, anche perché sino a qualche minuto prima i suoi commenti erano:
"Son stufa, son stanca, voglio tornare a casa!"

Altri 18 minuti di relax, quindi si riparte, ma faremo solamente poco più di 300 metri che veniamo invitati ad aspettare gli ultimi passaggi delle moto.
Sapevamo dell'importante gara di Motorally e della possibilità che nei tratti di comune passaggio saremmo stati fermati.
Pazienza, circa 7 minuti di stop forzato (che toglierò del tempo di percorrenza) per far passare l'ultimo concorrente e possiamo riprendere il cammino.

La salita per Cima di Monte sarà dura, ma ancora peggio la discesa per le Panche.
Minna ed io sospiriamo nel vedere Susy, scendere veloce ed allontanarsi rapidamente.
Sto esaurendo la modalità "sopravvivenza" e spero di non dover ricorrere a quella "pronto soccorso"!

L'ultima sosta sarà all'Aia di Cacio, dopo una pietosa discesa dal monte Strega, durante la quale Minna ed io sembravamo imbalsamati.
Sei minuti per mangiare qualche cubetto di grana e bere acqua fresca, incoraggiati da un Mario che si sta comportando come la chioccia con i pulcini; grande amico!
Ci farà addirittura compagnia per diversi minuti nella discesa verso la Parata, per poi tornare indietro ed aspettarci all'arrivo.

Sul volto delle mie compagne un certo rammarico, le previsioni sull'ora di arrivo stanno sconvolgendo i loro programmi.
Purtroppo non sono in grado di mantenere la loro andatura.
Affronto lentamente l'ultima dura salita per monte Grosso, il sole sta tramontando, il dolore al piede è martellante e avvisaglie di un crampo al polpaccio mi fanno temere il peggio.
Mollare a pochi chilometri dall'arrivo? Mai!

Le ritrovo sulla vetta, ultima sosta pipì ed indossate nuovamente le frontali, iniziamo a scendere.
Purtroppo il mio stato fisico non mi consente di sfruttare la discesa, posso solo continuare a camminare facendo la massima attenzione a dove poggiarle il piede. Provo un po' di sollievo solo sul terreno battuto e compatto, dove pietre e sconnesso vedo le stelle.

Mi sto avvicinando al mausoleo Tonietti, odo delle voci, intravedo luci.
"Sarà Mario, una sorpresa?" 
Ma sono solo dei ragazzi che stanno facendo un bel barbecue, li saluto senza fermarmi.

Stringo i denti invaso dalla paura che la frontale si spenga, l'altra l'ho prestata a Susanna e loro, approfittando del tratto veloce, sono decisamente più avanti.
Ancora quattro chilometri, "Non mollare, non mollare", continuo a ripetermi nella mente;
Credo addirittura di aver sbagliato strada, con l'oscurità non riesco più ad identificare alcuni passaggi.
"Ma no, non è possibile, non posso aver sbagliato, stai calmo e prosegui". Cerco di rassicurarmi.

Riconosco l'ultimo tratto, le pozzanghere da evitare, le frontali di Minna e Susy, le lacrime sul volto, è finita!

Sono le 20.40 di domenica, così dopo 28 ore e 2 minuti, in compagnia della squisita Susanna, dell'amico Mario e della moglie Grazia, Minna ed io abbiamo scritto un'incancellabile pagina della GTE.
100 km, una storia pazzesca da raccontare...

Grazie di cuore

Max

12 marzo 2017 ore 20.40


11 marzo 2017 ore 16.20

lunedì 6 marzo 2017

Walk and work del 05 marzo 2017


Altra domenica di bel tempo, dedicata stavolta alla manutenzione di alcuni sentieri nel marcianese.
In compagnia di Mario e Massimo, lasciata l'auto a Marciana, ci incamminiamo lungo il sentiero 1; dopo alcuni leggeri interventi di potatura, appena superato il romitorio di San Cerbone, tagliamo il primo castagno caduto lungo il sentiero.

Proseguendo nella salita, raggiungiamo il bivio con il sentiero 6, lo seguiamo verso est fino a raggiungere il sentiero 2, su cui riprendiamo a salire.
Non mi sfugge il nuovo segnavia dedicato alla GTE, altra devizione dal percorso storico che interessava il sentero 1 e dove effettuiamo il secondo intervento con la motosega, stavolta per il taglio di un grosso pino (caduto da oltre un anno).
Quindi raggiungiamo il caprile punto di unione fra i sentieri 1 e 2, con tanto di nuova segnaletica verticale GTE.

Dopo il successivo bivio con il 5, altri due interventi su pini caduti (anche in questo caso da molto tempo) ed alle  11,30 raggiungiamo il bivio con il sentiero 8, poche decine di metri sotto Malpasso.
Ci manteniamo sul 5, passano solo tre minuti ed ecco un altro pino caduto lungo il sentiero (il quarto) che richiede il nostro intervento, sei minuti di lavoro e siamo nuovamente in marcia verso il bivio con il 125.

Lo raggiungiamo alle 11,43; a tutti e tre ci sembra di ricordare di un altro albero (o quello che ne resta) più avanti, così prima di imboccare il 125 andiamo a controllare.
La memoria non ci inganna, circa 200 metri più a valle, l'ennesimo tronco di traverso che ostacola il passaggio.

Rimuviamo anche questa ostruzione e ritorniamo indietro per prendere il 125.
Pochi metri ed ecco un altro intervento; con questo siamo ad 1 castagno e 6 pini!
Fortunatamente sarà l'unico su questo sentiero.

Raggiunto il sentiero 6, svoltiamo ad ovest; lo percorreremo fino a rientrare a Marciana operando altri due tagli, un grosso corbezzolo ed un altrettanto grosso castagno.

Che dire, bella giornata, circa 13 chilomteri di marcia effettuati con la rimozione di ben 2 castagni, 1 corbezzolo e 6 pini.

Superfluo pensare a cosa potrebbe fare una squadra di operai dedicata tutto l'anno alla manutenzione dei sentieri...

Max

Di seguito mappa degli interventi