domenica 29 settembre 2013

Trekking del 28 settembre 2013 - mezza GTE


Come da programma, ritrovo alle 06,15 al parcheggio del Tennis Club, dove lasciamo il mio Discovery, quindi con l'auto di Mauro ed in compagnia di Gaia, Paola ed Umberto raggiungiamo la zona portuale per prendere  l'aliscafo delle 06,50 per Cavo.

L'abbigliamento tecnico da runners "navigato" del mio amico mi costringerà in fretta e furia a sostituire gli scarponi e lo zaino da 35 lt con le scarpe basse e lo zaino piccolo, ma più adatto alla corsa, che per fortuna avevo lasciato nel bagagliaio; pare proprio abbiano intenzioni serie!

Quindi, dopo una colazione al bar Pierolli, l'alba ci sorprende sul lungomare Kennedy, mentre tranquillamente ci incamminiamo verso via Procchi (ex via Frugoso) da dove parte la GTE (s. 60).
La temperatura è perfetta, sono le 7,38 quando iniziamo a camminare sulla Grande Traversata Elbana.

Nemmeno il tempo di scaldarsi e già la coppia Zamboni è in fuga; 
"Arriviamo presto" penso fra me e me. 
L'andatura si mantiene spedita grosso modo fino alla vetta di monte Grosso, poi nell'affrontare la ripida discesa Paola inizia ad accusare dolori al ginocchio; il gruppo così si sgrana con Gaia avanti, Mauro, Paola ed Umberto più indietro ed io nel mezzo.
Ci ricompatteremo solo sull'asfalto della Parata, per procedere abbastanza uniti fino all'Aia di Cacio, dove il vento teso di scirocco ci impedisce di sostare.

Evidenti gli interventi sui sentieri attraversati, sia per quanto riguarda il taglio della vegetazione che della realizzazione di nuovi segnavia; peccato anche in questo caso l'opera di manutenzione non abbia riguardato l'interezza dei sentieri ma solo dei tratti.

Superato il monte Strega riusciamo a sostare parzialmente riparati dal crinale per quasi 20 minuti, giusto il tempo perché i miei compagni possano mangiare i loro panini caserecci.

Alle 11,07 finalmente ci rimettiamo in marcia, i windstopper indossati per la sosta non hanno impedito che il sudore ci si ghiacciasse addosso e riprendere il movimento non ci dispiace affatto.

Peccato che le condizioni meteo caratterizzate da vento umido e nubi basse ci abbiano impedito di gustare i panorami di gran parte del percorso più alto, sarebbe stato decisamente più spettacolare, anche se a dir di Umberto resta sempre suggestivo.

Purtroppo superate le Piane della Madonna, anche Gaia è fuori combattimento, malessere accompagnato da attacchi di vomito la costringeranno a ridurre andatura e decidere di abbandonare la traversata.

Con rammarico quindi Gaia e Paola abbandonano il cammino a casa Marchetti, arrivandovi proseguendo lo sterrato del Buraccio; Mauro, Umberto ed io invece, ci sganciamo prima per seguire la GTE che passando da casa Galletti prima e casa Tondi poi, porta leggermente più a sud est sulla provinciale per Porto Azzurro.

Attraverseremo l'asfalto dopo un breve tratto a corsetta, alle 13,55 per passare dal s. 63 ad un s. 64 recentemente manutenuto lungo tutto il tratto che costeggia il fosso dei Catenacci.

Seguire il tratto originale lungo la cessa è fuori luogo, troppo mal messo e chiuso dalla vegetazione, approfitto così, come ad aprile, dell tracciato usato dalle moto che corre parallelo a pochi metri per guadagnare quegli 80 metri di dislivello.

Sempre "tirati" da un Umberto perfettamente a suo agio, dovremo rallentare un po' per consentire a Mauro di recuperare le energie, le ultime salite lo stanno mettendo a dura prova.

Superiamo la vetta di monte Orello con soddisfazione, le salite sono finite!
Bevuta veloce a fonte Schiumoli ed alle 15,50 raggiungiamo l'auto a San Giovanni.

In totale abbiamo percorso circa 30 chilometri in 8 ore e 27', di cui 27,2 km di GTE in 7h 46'; l'ascesa positiva totale accumulata è stata di 1.757 metri e la media di 3,5 km/h.

Max

lunedì 23 settembre 2013

Sentiero 45, ritorno alle origini


Il sentiero 45 ha recentemente subito una modifica di percorso; come da foto, fino a poco tempo fa, attraversata la provinciale per Procchio, proseguiva lungo la strata privata della Guardiola (tratto color magenta), per poi piegare a destra in direzione nord con una serie di tornanti molto graditi dai bikers.

I recenti interventi sulla sentieristica invece, ne hanno riaperto quello che con molta probabilità era il tratto originale (tratto verde) che con un ampia curva inizialmente verso est, man mano girava a nord fino alla spiaggia della Lamaia per poi riallacciarsi al vecchio itinarario dopo aver superato anche la spiaggia di Porticciolo; cosa che ovviamente ne ha aumentato il chilometraggio di circa 700 metri.

Giusto per correttezza va riportato inoltre che anche il tratto iniziale da San Martino in origine era diverso, in quanto all'altezza dell'attuale Park Hotel Napoleon, girava a sinistra (WSW) passando vicino a villa Demidoff, per collegarsi sul 48 subito dopo Buca di Bomba.

Concludo segnalando che l'attuale tratto in magenta resta perfettamente percorribile (anche da mtb) con numerazione 46.
Benché in origine fosse disegnato sulla mappa ad est del 45, con partenza dalla provinciale fino a raggiungere  a sud del fosso della Lamaia il 45.

Max

giovedì 19 settembre 2013

Sentiero 19 riaperto


Ultimo testimone dei gravi danni causati dalla nevicata del marzo 2010, finalmente è stato recentemente riaperto nel tratto fra il s. 17 ed il s. 18.


Un significativo esempio dell'opera di manutenzione promossa dall'Ente Parco ed effettuata dalla ditta Terra che iniziata in primavera è tuttora in corso.

Con una serie di interventi mirati, dettati presumo da esigenze di risparmio e per questo non sempre risolutivi, ha comunque interessato numerosi sentieri, riaprendone tratti chiusi e migliorandone sensibilmente la segnaletica.

Progetto che se ulteriormente affinato attraverso un migliore e maggiore monitoraggio del territorio pare vada nella direzione giusta, ovvero una manutenzione mirata ma costante e che soprattutto non lasci passare anni da un'intervento all'altro.

Max

domenica 15 settembre 2013

Trekking sul Pania della Croce


Venerdì 13 settembre 2013

Partiamo alla scoperta delle Apuane, a dire la verità qualcosa avevamo già visto e proprio per la bellezza dei paesaggi ma anche per le nubi trovate la volta precedente, abbiamo deciso di fare un anello che ci consenta di raggiungere la vetta del Pania della Croce.

La partenza con il traghetto delle 8,35 ci concede tutto il tempo per visitare l'Antro del Corchia, quindi lasciamo Levigliani per raggiungere il vicino Pruno da dove alle 15,05 iniziamo a salire lungo il sentiero 122.

Inizialmente un bivio non segnalato ci rallenta leggermente, quindi identificato il giusto percorso, proseguiamo lungo la costante salita.
Dopo circa un'ora, ci sfuggirà anche un segnavia su l'angolo in alto di una marginetta: 400 metri abbondanti di cammino in più, quindi tornati sui nostri passi, notiamo che il sentiero (piuttosto invaso da bassa vegetazione), piegava in salita sulla sinistra.

Verso le 16,20 raggiungiamo il passo dell'Alpino, dove il 122 lascia il posto al 9 e dopo circa mezz'ora Foce di Mosceta; altri 5 minuti e siamo al rifugio del Freo, dove ovviamente avevo preventivamente prenotato due letti. 

Sabato 14 settembre 2013

Dopo una notte pressoché insonne grazie ai ripetuti miagolii di una gatta nascosta fra i letti a castello (da sottolineare che eravamo solo in tre ospiti e vani sono stati i patetici tentativi del sottoscritto di cacciarla), nutro serie perplessità sulle mie capacità di conquistare il monte Pania ma soprattutto di rientrare ad Orzale (Cardoso) attraverso il 7.

Ma la giornata che si preannuncia stupenda e la compagnia dell'amico Mario mi impongono di tentare; cercherò il più possibile di restare lucido ed attento su dove mettere i piedi e così dopo un'ora e trentasette minuti, alle 9,41 raggiungiamo la vetta.
Il sole ed il panorama stupendo invitano ad un meritato riposo, ma la temperatura di 10° e soprattutto un vento a dir poco pungente, ci costringono a riprendere la marcia dopo pochi minuti.

Seguiamo le indicazioni per il rifugio Rossi, anche se avrei preferito un bel segnavia a bandiera... così, chiederò conferma ad una coppia di escursionisti che salgono con apparente agilità la ripida cascata di roccia, ma la loro risposta non è molto convincente.

Solo verso le 10,20 mi rassicura leggere nel segnavia in legno il numero 7 per Foce di Valli; poco più avanti leggo anche che il sentiero è per escursionisti esperti, così penso subito  al "nostro" 00, sperando proprio non sia a quel livello, sarei in seria difficoltà con uno zaino carico come quello che indosso oggi.

Benché tecnico, prestando la dovuta attenzione e sfruttando le più "comode" catene fissate alla roccia, superiamo senza difficoltà il tratto difficile ed affacciandoci sulla bassa Foce di Valli, ci concediamo anche un paio di minuti di sosta.

La comunicazione di un mio leggero capogiro nel rialzarmi, mette subito in allarme il mio compagno:
"Bevi e riposa un altro po'" Si affretta a rispondermi.
Così faccio e poco dopo iniziamo a scendere.

Con una lunga sequenza di tornanti, man mano sempre più piccoli, arriviamo a Foce di Valli, sono le 11,13 ed a questo punto dobbiamo decidere se continuare come da programma la discesa sul 7 o passare sul 110 per rivedere ed apprezzare come si deve, il monte Forato.

Temo solo che per la mancanza di riposo, le mie energie mi abbandonino prima dell'arrivo, ma so già che direzione prenderemo, quella del Forato ovviamente, come propone anche Mario. 

Procediamo tranquillamente lungo il crinale ed in circa 40 minuti ci troviamo davanti al suggestivo arco di roccia; adesso ci possiamo mangiare il panino che ci ha preparato il custode del rifugio.
Riusciamo anche a telefonare a casa, Mario per informazioni sullo stato della sua canina Nebbia ed io per tranquillizzare la moglie.

Trascorsa quasi mezz'ora, ci rimettiamo in marcia, alla ricerca del sentiero 12; non accorgendoci che un suo segnavia orizzontale era a due metri dietro di noi, percorriamo più di 300 metri lungo il 110 per poi tornare indietro e parlando con altri escursionisti, accorgerci che il 12 passa proprio attraverso il foro nella roccia; che pivelli, un errore che ci ha fatto perdere ben 20 minuti.

A causa del fogliame ma sopratutto della considerevole pendenza, scendiamo lentamente prestando la massima attenzione; lo stato di questo sentiero non è certamente dei migliori, troveremo anche alcuni alberi caduti a sbarrarci il passaggio.

Con difficoltà cerco di capire la direzione giusta da seguire per intercettare il 124 con cui vogliamo tornare sul 7; certamente non aiuta la completa mancanza di segnavia a bandiera in prossimità dei vari bivi, di quelli verticali manco a parlarne.

Fra imprecazioni e avvisi di sentieri temporaneamente chiusi come quello che indica un ponte pericolante a Colle Mezzana, decidiamo di lasciar perdere il 124 e continuare la discesa lungo il 12 fino a Cardoso, consapevoli che per tornare all'auto parcheggiata a Pruno, la bella camminata lungo l'assolato asfalto sarà ancora più lunga.

Chiedendo informazioni su un'eventuale scorciatoia ad una gentile coppia lungo il tratto finale del sentiero, veniamo incoraggiati a proseguire, ma la conversazione viene fortunatamente ascoltata anche da un "camminatore" della zona, che non convinto di ciò che sente, poco dopo si offrirà di accompagnarci in auto fino a destinazione.

Un colpo di fortuna considerevole che mi fa decisamente tornare il buon umore ma soprattutto che ci evita un'estenuante marcia finale.
Lo ringrazieremo sinceramente, invitandolo a contattarci nella sua prossima visita all'Elba e dato che siamo in discreto anticipo sulla tabella di marcia, non possiamo rinunciare ad una birra fresca.

Alcuni dati (dopo aver pulito la traccia)

Da Pruno al rifugio del Freo attraverso i sentieri 122 e 9: 
4,6 km con +756 metri di ascesa;

Dal rifugio del Freo a Cardoso (via Pania e Forato) attraverso i sentieri 126, 7, 110 e 12:
10,4 km con +1.077 metri di ascesa.

Max

domenica 1 settembre 2013

Trekking del 01 settembre 2013


Piacevole escursione in compagnia di Luigi e Mario, ritrovo "comodo" alle 8.00 ed in pochissimi minuti parcheggiamo a San Martino.

Ho intensione di fare un anello che ci consenta di percorrere interamente il sentiero 45, recentemente oggetto di manutenzione, così ci incamminiamo lungo il 121, ma ne percorreremo solo alcuni tratti, privilegiando il più dolce e pulito sentiero usato da bikers e runners che confluisce sempre sul 65 ma 380 metri più ad est.

Immersi completamente nel verde in circa 45 minuti raggiungiamo la strada militare, quindi seguendo il percorso della GTE, saliamo lungo la cessa che passa dal monte Barbatoia e dal m. San Martino, dove ci scattiamo la classica foto ricordo.

Scendiamo fino a Buca di Bomba, dove a quanto pare, è in corso l'opera di taglio degli alberi precedentemente abbattuti; un grosso macchinario, taniche di olio e combustibile ed svariati utensili sono disseminati tutto intorno.

Proseguiamo sempre lungo la GTE, quindi breve tratto del 48 per passare poi sul 44 fino a Colle di Procchio. In che condizioni è?
Al solito, pendenza, pioggia e passaggio di moto obbligano a fare attenzione anche a chi lo percorre a piedi; per le mtb decisamente sconsigliato.

Superata casa Miliani, seguendo il suggerimento di Luigi, evitiamo di percorrere l'asfalto della provinciale ed attraverso un sentiero usato dai runners che non conoscevo, arriviamo alla chiesa del piccolo paese dove ci concediamo una breve sosta al bar.

Costeggiamo quindi la spiaggia verso La Guardiola e dopo alcuni minuti spesi a conversare con Monica e Fabrizio, imbocchiamo il 45.

Veramente ben tenuto e trafficato, si snoda fra lecci seguendo la costa e superate le spiagge di Porticciolo e Lamaia, piegando verso sud, si sovrappone per poche decine di metri al Percorso della Salute.
Avanziamo paralleli al fosso per poi attraversarlo, alcuni pezzi di fettuccia e recenti segnavia ci indicano il corretto cammino sino alla provinciale per Procchio.

Prestando attenzione nell'attraversarla, continuiamo a salire verso monte Pericoli, superiamo il bivio con il 48 e ben presto lo abbandoniamo per proseguire sul 45 che attraverso vari tornanti ci riporta a San Martino dove ci concediamo acqua e birra fresca.

Max