martedì 21 ottobre 2008

Brava!


Mi è piuttosto difficile scrivere questo diario senza esternare subito la mia soddisfazione per la grande prova di mia figlia; premesso ciò, ne inizio con piacere la narrazione.

Domenica 19 ottobre 2008, sono passate già le 8 e ci accingiamo a fare colazione.
Mentre rifletto su dove andare, mia figlia mi chiede candidamente il programma di oggi.
“Io vado a camminare”, le rispondo dandolo per scontato, …“perché, vuoi venire con me?” aggiungo sia per gentilezza che per non far pesare troppo a mia moglie il fatto che praticamente tutte le domeniche lo faccio lasciandole sole.
Senza troppo esitare, Alessia mi risponde di sì; ripetendolo anche a mia moglie stupita quanto me.

Nell’assimilare la sua risposta, che manda ovviamente in frantumi il progetto di una lunga escursione, devo lasciar passare qualche secondo per rendermi conto che a conti fatti, è proprio quello che desideravo, il principale stimolo per cui da qualche anno cerco di migliorare forma fisica ed esperienza, condividere la mia passione per il trekking con le persone a me più care.

Rincuorato dalla nuova prospettiva, comincio pazientemente a preparare lo zaino ed a scegliere l’abbigliamento, ed è solamente alle 10,45 che usciamo da casa con direzione Marciana.
L’idea di lasciarvi l’auto per raggiungere a piedi Chiessi, mi piace sempre di più, ed una volta raggiunto il paese potremmo ritornare indietro con l’autobus che parte da Pomonte alle 15,05.
Perfettamente consapevole di quanto sia difficile prevedere il tempo di percorrenza con mia figlia, non mi preoccupo più di tanto; per il rientro, qualora perdessimo il bus, possiamo sempre contare sull’aiuto della mamma o l’autostop.

Ore 10,47, ci mettiamo con calma in cammino attraverso i vicoli del paese seguendo i cartelli per la Madonna del Monte; la lenta ascesa si svolge tranquilla sotto un cielo velato da nubi basse, ma la piacevole temperatura comunque, ci consente di stare in maglietta.

Arriviamo al santuario alle 11,25 e ci concediamo la prima sosta, Alessia mi aveva già segnalato di avere fame ed il riempimento delle borracce con la fresca acqua della sorgente ormai è diventata una prassi consolidata.

Consumato il primo panino veniamo inaspettatamente coinvolti da una coppia di turisti, presumo, nella ricerca del loro cane Alì, taglia media, di colore nero, che alla vista di una cagnetta locale, ha visto bene di seguirla abbandonando i padroni che ormai in apprensione lo stanno disperatamente cercando.
Mi lasciano il loro cellulare, qualora dovessimo trovarlo… e con questo nuovo compito riprendiamo il cammino per Serra Ventosa.
Completamente assorta nella sua missione di salvataggio, al grido di Alì, Alessia trascorre l’ora successiva nel vano tentativo di trovare l’animale disperso.
“Chiamalo anche te” mi ripete sovente, l’accontento con piacere, compiaciuto che la sua attenzione sia occupata in tal senso e le eviti di pensare alla stanchezza.

Ad onor del vero, lasciato il santuario, il percorso è estremamente facile e piacevole, pianeggiante fino a Serra Ventosa per poi scendere per altri 2 chilometri, non credo proprio sarebbe stato un problema.

Qualche difficoltà, invece, comincia a manifestarsi con l’inizio della nuova salita, un tratto di poco più di un 1 chilometro che prelude l’arrivo al Troppolo.
Ci impiegheremo più di mezz’ora comprese un paio di soste per farla bere e riposare qualche minuto.
La devo incitare spesso, e prometterle una bella dose di latte condensato, che una volta arrivati, divorerà golosamente dopo aver mangiato un altro panino.
Una sosta di circa 10 minuti per il piccolo pasto e riposare, quindi riposto lo zaino ci incamminiamo verso il Semaforo, sono le 13,26.

Contrariamente a quanto indicato dal cartello, non continuo sul sentiero n° 3 per raggiungere Chiessi, ma scelgo il più breve n° 25, temendo di dover scomodare la mamma rimasta a Portoferraio, o di dover ricorrere all’autostop.

Ne raggiungiamo il bivio poco prima delle 14,00 e fortunatamente la costante discesa ci consente un’andatura decisamente più veloce, così Alessia mi segue senza difficoltà, preoccupata anche lei di perdere l’autobus e desiderosa di porre fine a questa escursione.

Il percorso, disseminato di corbezzole, diventa man mano più sconnesso e sassoso, ed il caldo è aumentato notevolmente per un sole che ormai è subentrato con autorità alle nuvole.

Vuoi per la stanchezza, vuoi per le fastidiose pietre, ma Alessia perde l’equilibrio, finendo a terra.
“Siamo arrivati” penso dentro di me, preparandomi per l’imminente pianto e le spiacevoli conseguenze.
Fortunatamente, scrollandosi un po’ di polvere dagli abiti, sembra non accusare particolari problemi, ha solo qualche leggero segno alla gamba destra che, celando la mia fretta, le suggerisco dolcemente di pulire porgendole una salvietta imbevuta.

Pochi minuti e siamo nuovamente in marcia, mi offro di tenerle la mano, cosa che accetterà solo per qualche minuto, mal sopporta la mia eccessiva sudorazione.

Le abitazioni del paese sono sempre più vicine, ma inesorabile il display del mio orologio segna che mancano pochi minuti alle 15,00.
“Dai che ce la facciamo” la incito, e intravedendo il prossimo asfalto le domando se è in grado di fare una corsetta.
“Sicuro” mi risponde sincera “ma non qui sul sentiero”.

Attraversiamo così velocemente la provinciale e dopo aver superato il piccolo ponte le comunico soddisfatto che ce l’abbiamo fatta, e che è stata bravissima; sono le 14,58 abbiamo anche il tempo di rinfrescarci un poco con le salviettine che porto sempre con me, mentre lei osserva dispiaciuta un piccolo pettirosso morto sotto una tettoia.

Alle 15,10 siamo a bordo del torpedone che strombazzando prima delle curve più strette in circa 20 minuti ci condurrà a Marciana, dove ripongo in auto lo zaino, e dopo aver indossato le felpe, ci tuffiamo nella piacevole festa d’autunno che è stata organizzata nella gremita piazza del paese, un panino con la salsiccia ce lo siamo proprio meritato!

Per gli amanti dei cani: rassicuratevi, Alì è stato ritrovato esausto il giorno stesso dal suo padrone.
Per gli amanti di trekking: solo scaricando i dati dal gps mi sono reso conto che mia figlia ha percorso 11 chilometri abbondanti.
Brava!!!

Max

giovedì 16 ottobre 2008

Family trek


Domenica 12 ottobre 2008, l’alta pressione regna sovrana da più di una settimana e le bellissime giornate che ci sta offrendo sono quanto di meglio si possa sperare per godersi sia il mare che la montagna.

Optiamo per una bella passeggiata fra i castagni del marcianese, e con calma, una volta preparati gli zaini, ci dirigiamo a Marciana dove posteggio l’auto nel parcheggio sottostante il paese.

Attraversiamo l’accogliente piazza, sono le 11,26 resetto il gps mentre mia figlia Alessia parte spedita alla testa della famiglia e mia moglie Grazia, osservando i locali aperti, rimpiange di avere dimenticato il portamonete a casa, “Un cafferino ci stava bene…” sussurra malinconica.

Facciamo poche decine di metri lungo il piacevole ed ombreggiato sentiero n° 1 che Alessia, un po’ per l’ora un po’ per la tipica impazienza dei bambini già mi domanda quando ci fermiamo a pranzare.
“Fra un po’”, le rispondo, certo che una risposta più esauriente sarebbe servita a poco.
Ho intenzione di portarle al romitorio di S. Cerbone, dove comodamente sedute sui rustici tavoli di castagno, potranno riposarsi e mangiare.

Impieghiamo circa 45 minuti per percorrere i 2 chilometri fino all’eremo, dove Alessia arriva con le tasche gonfie per le castagne raccolte, mentre Grazia sembra accusare un’anomala stanchezza.

Il luogo è stato scelto anche da altri escursionisti evidentemente anche loro interessati alle castagne, e così mia figlia incontra anche un suo compagno di scuola.
La sosta si protrae per una mezz’ora abbondante, quindi tolte le felpe ci rimettiamo in cammino per quello che sarà il tratto più impegnativo del nostro giro.
Il sentiero n° 1 infatti dopo poco diventa più ripido e gli ultimi 200 metri circa, prima di incrociare il n° 6, sono praticamente una scalinata di blocchi di granito, per fortuna al riparo dai raggi del sole.

“Forza, ci siamo quasi”, continuo a ripetere ad Alessia che accusa lo sforzo.
Concedendole solo alcune brevi soste per bere un po’ d’acqua, alle 13,05 svoltiamo finalmente sul sentiero n° 6, la cui più modesta pendenza permette alle mie care di recuperare il fiato.
Approfittiamo del bel panorama per fare qualche fotografia mentre i piccoli cesti metallici della cabinovia ci sfilano vicino.

Abbiamo ormai imboccato il n° 28 e comincio a pensare di aver preteso un po’ troppo da una bambina di 7 anni.
Mentre ne percorriamo lentamente un umido tratto, si lamenta insistentemente dicendo di essere stanca, ed è solo grazie agli inaspettati rumori emessi da quelli che dopo pochi metri si rivelano essere una bella coppia di mufloni che riesco a distoglierla dalla fatica ed a farla proseguire un altro po’.

Sono circa le 14,15 e siamo in prossimità del n° 10, le prospetto così la possibilità di abbandonare il 28 per scendere anzi tempo a Marciana, anche se questo comporterà il mancato passaggio dalla Madonna del Monte.
Alessia non esita nel rispondermi che vuole riempire la sua borraccia con la fresca acqua del santuario, si continua così a salire lungo il 28 che ci porterà proprio sotto la vetta del monte Giove.

Rassicurato e compiaciuto dalla sua risposta le rassicuro entrambe sul fatto che di li a poco la salita finirà e riesco a strappare perfino qualche risata a mia figlia nel inorridire per le continue ragnatele che prendo in faccia.
Dalle pendici del Giove il panorama è incantevole, e Grazia non può non ammette che ne sia valsa la pena.

Iniziamo così a scendere, Alessia mi supera ponendosi al comando, la sua stanchezza magicamente, sembra essere svanita ed assorta nel suo nuovo ruolo di guida si impegna alla ricerca dei piccoli cumuli di pietra che marcano il sentiero.

Sono quasi le 15,30 quando soddisfatti arriviamo al santuario.
Le concedo una meritata pausa, riempiamo tutte le borracce della freschissima acqua della fonte, mangiamo qualcosa ed aiuto Alessia a cercare qualche riccio da portare a scuola.
Nel frattempo Grazia ha scoperto il motivo della sua anomala stanchezza, … complicazioni femminili.

Benché piacevole, la temperatura nei tratti ombreggiati comincia a ricordarci che siamo in ottobre, rassettiamo quindi gli zaini e prima delle 16 cominciamo a scendere lungo la via crucis, sempre con Alessia in testa che divertita ora si nasconde dentro le piccole cappelle restaurate, ora raccoglie ancora castagne.

Attraversando le pittoresche vie di Marciana raggiungiamo la macchina che non sono ancora le 16,30; abbiamo percorso più di 8 chilometri e trascorso proprio una bella giornata!
Soddisfatto e fiero per come si è comportata Alessia, guido compiaciuto la vettura verso casa, e poco importa adesso se è crollata nel sonno.

Max