mercoledì 9 dicembre 2009

Trek del 08 dicembre 2009

Partecipanti: Gaia, Mauro, Max

Percorso: anello con partenza ed arrivo a S. Piero, attraverso i sentieri 7, 90, 00, 8, 31, 35, 17

Dati percorso:
lunghezza km: 15,5
Tempo impiegato: 6 ore e 35 minuti
Media totale: 2,4 km/h
Media movimento: 2,5 km/h
Ascesa accumulata: 825 m.

Ritrovo ore 8,00 a Portoferraio, partenza trek ore 8,50 da S. Piero; arrivo ore 15,25.

Condizioni meteo: nuvoloso con tendenza al miglioramento, vento forte da SE e successivamente SW, temperatura alla partenza 13°, all’arrivo 17°

lunedì 19 ottobre 2009

Trek del 18 ottobre 2009


Partecipanti: Gaia, Mauro e Max.

Percorso: da Cavo a Mola (via GTE fino a Buraccio)

Dati percorso:
lunghezza km: 19,6
Tempo impiegato: 6 ore e 21 minuti
Media totale: 3,1 km/h
Media movimento: 3,3 km/h
Ascesa accumulata: 983 m.

Ritrovo ore 5.15, in auto fino a Mola dove abbiamo preso il bus delle 6.02; arrivo a Cavo alle 6.45.

Partenza trek: ore 6.48
Arrivo trek: a Morumbì ore 13.03; ad auto ore 13.09.

Condizioni meteo: sole e vento di grecale, temperatura alla partenza 12° / arrivo 18°

martedì 13 ottobre 2009

Corsica 2009


Per l’anno 2009, ho programmato di fare vari percorsi, concludere il GR20 con l’ultima tappa Paliri – Conca, assaggiare un po’ di Mare a Mare sud (tre tappe), ed infine tuffarmi fra le Calanche di Piana.

Un bel programmino di 6 giorni e 5 notti che ho rischiato di rimandare al 2010 a causa di uno spiacevole infortunio che i primi di settembre mi sono procurato al mio alluce sinistro.
Ma vuoi le sorprendenti doti di recupero, e soprattutto la voglia di andare, ed eccomi in quel di Bavella a stendere queste prime righe del diario.

Ma cominciamo con ordine, la storia ha inizio il 03.10.2009, da Portoferraio con il mattiniero traghetto delle 5,10, quindi prosegue in direzione del porto di Livorno per l’imbarco sulla Corsica Ferries delle 8,15; vi arrivo con solo 20 minuti di anticipo a causa del tortuoso percorso che ci costringe a fare l’autorità portuale (presumo).

Il viaggio fino a Bastia comunque si svolge tranquillo, l’arrivo é in orario (12,15), anche se è solo alle 12,35 che riesco ad uscire dal traghetto con il mio Discovery.

Alle 14,10 raggiungo Solenzara e dopo 15 minuti il bivio per Conca, che attraverso una stretta strada serpeggiante raggiungo alle 14,45.

Parcheggio, tiro fuori lo zaino, e circa alle 15 inizio lentamente a camminare facendo l’autostop per Col de Bavella dove ho prenotato un letto a mezza pensione per il 3 ed il 4 ottobre al già a me noto Auberge (vedi diario GR20 2008).

Il terzo veicolo che transita è quello giusto e solo dopo pochi minuti sono già in viaggio per Favona a bordo di un maleodorante e trasandato Berlingo, in compagnia però di un socievole e paffuto locale con cui non faccio fatica a discorrere, prima in francese e poi in italiano, dato che lui parla il corso.

Da Favona raggiungo Solenzare con un secondo passaggio, stavolta il conducente è indubbiamente più raffinato ed anche la sua Honda CRV, polvere a parte, è decisamente meglio del puzzolente furgoncino.
Sta andando a Bastia, ma vive a S. Lucia de Tallano, luogo in cui ho intenzione di terminare il Mare a Mare sud.
Il tragitto dura pochi minuti durante i quali mi confida di andare talvolta a piedi fino al mio Auberge de Bavella per gustare la tipica zuppa corsa di cui è particolarmente ghiotto.

Salutato il cordiale autista, mi incammino per la salita della D 268 considerata la strada più bella dell’isola.

Stavolta dovranno passare almeno 15 minuti prima che mi offrano un passaggio, ma l’auto è una bella e pulitissima Toyota, in cui ho perfino suggestione ad entrare.

Alla guida c’è un distinto signore in compagnia della moglie, entrambi sulla certa età; mi invita a collocare lo zaino nel bagagliaio, e quindi una volta saliti, parte indemoniato per la ripida e tortuosa strada.

Abituato fin da giovane ad una guida allegra, rimango indifferente alle sottosterzate che il bizzarro pilota fa quasi ad ogni curva per mantenere alta la velocità del mezzo.
La sua guida isterica si protrae per diverso tempo, condita da scatti di nervosismo quando per almeno un paio di volte pensa che non sia la strada giusta, e vane si rivelano le mie timide rassicurazioni.

Arrivo comunque a Bavella che non sono ancora le 17, e dopo un rapido saluto sfuggo il prima possibile dalla stralunata coppia.
All’Auberge mi aspetta una bella doccia ed una calda zuppa corsa che trangugerò con gusto.

Sono nella camera n° 2 in compagnia di due francesi, un pompiere di Bruxelles e padre e figlia svizzeri, socializziamo rapidamente anche perché l’anziano uomo mi dice di conoscere l’Elba, snocciolandomi a conferma una serie di località, Capoliveri, Cavo…

Sono il primo a coricarmi, non sono ancora le 21, ed evidentemente mi addormento subito perché non mi accorgo affatto dell’arrivo degli altri.

04.10.2009

La sveglia, forse un po’ prematura è alle 6,14, anche in questo caso sono il primo ad alzarmi, dovrò però aspettare per circa 15 minuti prima che servano la colazione delle 7,00.

La giornata è strepitosa, l’aurora sta colorando tutto d’arancio, il paesaggio è magnifico.
Ore 7,38 sono in cammino per il rifugio Paliri, tratto da me già percorso l’anno scorso in compagnia di Gianluca.
Mantengo la stessa andatura di allora, non ostante il mio zaino sia decisamente più pesante.
Poco prima delle 9,00 sono di fronte al rifugio, che posso con sicurezza affermare nella posizione più bella fra quelli che ho visto lungo il GR20.
Brevissima sosta per avere informazioni su una sorgente che dovrei incontrare ed acceso il telefono, riparto.

Il paesaggio è molto bello, torri di granito si elevano tutte intorno togliendo terreno ai pini circostanti.
Continua ad essere caldo e le mie riserve idriche sono ormai basse, fortunatamente trovo le indicazioni per la sorgente, che mi obbligheranno però ad una deviazione di 700 metri dal GR20 (350 + 350); la raggiungo alle 11,15.

Ne approfitto per una breve sosta e consumo il barattolo del mais che mi sono portato all’ombra in una radura.
Pochi minuti dopo sono nuovamente in marcia, il mio malandato alluce sinistro non mi sta creando problemi… tranne quando colpisco il terreno con la punta dello scarpone; ed è proprio dopo l’ennesimo urto che avverto per alcune decine di metri una strana sensazione che mi fa ipotizzare sia successo qualcosa.

Proseguo facendo finta di niente, anche perché in quella situazione non ho molte alternative.
Il percorso è praticamente in costante discesa, e man mano ci si avvicina a Conca diventa sempre più monotono.
Psicologicamente è solo nell’intravedere i primi tetti del paese che riacquisto un certo entusiasmo.

L’ultimo chilometro interamente d’asfalto mi porta ad incrociare la D 168, sono arrivato a Conca, e mi viene un nodo in gola nel leggere la targa apposta sul muro a destra recitare:

Arrivée du GR20, Vous voici au terme de votre odisée. Vous avez parcouru environ 180 km. Bravo!”

Io ne ho percorsi un po’ meno, partendo da Col de Verchio, e nemmeno tutti in una volta, ma ne sono ugualmente orgoglioso.
Recupero il Discovery e lentamente faccio ritorno a Bavella, concedendomi solo una sosta di 30 minuti sulla spiaggia di Favona, giusto per rinfrescare i piedi nella ancora calda acqua di mare, se avessi avuto con me il costume avrei fatto sicuramente il bagno.

Raggiunto l’auberge de Bavella mi rendo conto che ci sono nuovi arrivati, si è aggiunta una coppia di francesi, presumo dal loro subdolo bisbigliare.
Mi rivolgo loro con un semplice cenno del volto, mi stanno già sulle scatole per come se ne stanno in disparte, ed ancora ignoro due cose: che la stesura di queste righe mi causerà un leggero raffreddore per il resto della mia permanenza in Corsica e che la donna russerà tutta la notte non facendoci chiudere occhio!

05.10.2009

Spossato dalla notte insonne e da un certo fastidio alla gola, che comunque sembra scomparire dopo la colazione, pago alla cortese signora Grimaldi 64 euro per i due giorni a mezza pensione e parto in auto alla volta di Levie; sono leggermente in ritardo sulla tabella di marcia, anche perché mi offro di accompagnare fino a S. Lucia di Tallano il cordiale pompiere belga.
Dopo averlo salutato, marcia indietro fino a Levie, dove prendo visione del gite accanto a cui parcheggio, peccato che sulla porta sia scritto apertura alle 16,30, avrei chiesto conferma della mia prenotazione fatta on line dall’Elba.

Senza perdere altro tempo, zaino in spalla mi avvio sulla strada principale dove ho intravisto i cartelli del Mare a Mare sud, sono le 8,30 la marcia ha inizio, anche oggi il tempo è fantastico e le temperature decisamente sopra la norma.

Il piacevole percorso si snoda in gran parte nel bosco, mi soffermo davanti all’ingresso delle rovine di Cucuruzzu a scattare qualche foto e proseguo lungo il sentiero marcato di arancione (più che arancione mi sembra un terra di siena).
Quindi scendo fino ad attraversare il ruscello di St. Antoine per poi risalire fino a Quenza, non sono ancora le 11,00 ed in meno di due ore e mezzo ho percorso i 9,2 chilometri della prima tappa odierna.
Temporeggio quasi un’ora nella piacevole area fra la chiesa ed il municipio, consumando una scatoletta di tonno e riempiendo le borracce alla fontana del paese mentre offro la sudata schiena al sole per asciugarmi un po’.

Parto così poco prima delle 12 per Serra di Scopamenna, come il tratto precedente anche questo è in gran parte nel bosco, unico lato positivo dato il caldo che fa.
Tranne una breve discesa lasciato l’abitato di Quenza, mi sparo una noiosa e faticosa salita di quasi tre chilometri, non sono ancora le 13, quando un grugnito mi insospettisce, maiali in avvicinamento.

Da li a raggiungere la lestra di questi porci imbastarditi è un attimo, ce ne sono di tutte la età e misure, chi si azzuffa, chi si rotola nella pozza d’acqua, sbucano da tutte le parti; niente da dire se non fosse che devo passare proprio in mezzo a loro, e questi non sembrano i socievoli porcelli che ti vengono in contro lungo la strada per racimolare del cibo.
Mi metto un po’ in disparte nell’attesa di vedere come si evolve la situazione, anche perché non è che mi senta molto a mio agio, quando mi individuano mi soffiano e si allontanano grugnendo.

Vuoi per la voglia di proseguire, vuoi perché il nemico prima o poi va affrontato, dopo circa 15 minuti di sosta forzata, decido di provare a farmi largo e riprendere il cammino.

Fortunatamente indovino il momento propizio, solo poche bestie sono di fronte a me, le altre le sento a pochi metri nella macchia, la situazione mi rincuora e con passo deciso mi faccio avanti mettendo in fuga quei pochi.

Arrivato al culmine della salita, scatto un paio di foto al gite equestre di Jallicu, area piuttosto brulla e mal tenuta.
Dopo un breve tratto d’asfalto rientro nel sottobosco, stavolta in discesa fino al ruscello di Codi dove mi fermo pochi minuti per foto e sentire l’acqua che invita proprio a bagnarsi, peccato sia gelida.
La restante metà circa del percorso non presenta particolari difficoltà, e per lo meno offre dei tratti all’aperto in cui ammiro piacevolmente il paesaggio circostante.

Con gli ultimi abbondanti due chilometri pressoché in discesa arrivo all’abitato di Serra di Scopamena che non sono ancora le 15,00, poco più di tre ore per completare i 10 chilometri abbondanti di questa seconda tappa, compresi i 15 minuti di stop imposto.

Localizzo subito il gite, in posizione panoramica, peccato anche in questo caso l’apertura sia alle 16,30.
Sarà solo alle 16,45 che la gentile signora Annie verrà ad aprire, cominciavo a temere il peggio…
Il gite è molto pulito e ben tenuto, la locatrice lo ha contraddistinto con un tocco di raffinatezza assente negli altri da me visti finora, e se a tutto ciò aggiungete il fatto che sono l’unico ospite, il risultato non può che essere un’ottima cena in un ambiente senza dubbio sopra alla media; meglio di così non potevo concludere la giornata.

06.10.2009

Anche la colazione conferma la superiore qualità dell’ostello, del miele locale e delle tre marmellate a mia disposizione quella di fichi è veramente strepitosa!
Saluto la cortese signora, pagando 38 euro e parto per S. Lucia di Tallano, sono le 8,00.

Tutta discesa per oltre un’ora, fino a raggiungere, dopo aver attraversato l’asfalto, prima il piccolo affluente Furvicilla, e poi il fiume Rizzanese, sulla cui sponda mi concedo una necessaria sosta di 10 minuti.

Da qui risalgo per oltre 2 chilometri, incontrando veramente tanti funghi, a dire il vero li avevo già notati sin dal primo giorno ma in questo tratto la concentrazione è notevole.

Raggiunto il culmine, ancora 3,5 chilometri tra tratti pianeggianti e discese per incontrare prima le abitazioni della piacevole Altagene e successivamente, dopo circa 1,5 chilometri quelle della caratteristica e più grande S. Lucia.
In totale poco più di 11 chilometri, in gran parte nel sottobosco come le precedenti tappe del mare a mare sud.

Alle 11,50 raggiunta la D 268, sotto un sole battente ed un caldo insopportabile lentamente mi avvio così verso Levie.
La speranza è quella di rimediare un passaggio, in modo da raggiungere rapidamente l’auto parcheggiata, disdire la prenotazione per la notte e dopo una sosta ai Bagni di Caldana, anticipare la partenza per Ota, programmata per la mattina successiva.
Purtroppo stavolta non sono fortunato, e solamente dopo un’ora di sfibrante cammino vengo raccolto da due nativi, che in pochi minuti mi accompagnano alla meta.
Benché il gite di Levie sia al momento chiuso, parlando con una signora, che mi dirà essere la madre della responsabile, disdico la prenotazione per la sera e più tranquillo mi reco alla mia Land Rover.

Tolgo gli scarponi incandescenti, e dopo essermi rilassato un attimo ed indossato i più freschi sandali, mangio un po’ di frutta che conservavo nella vettura.
Cerco quindi di caricare il cellulare alla multi presa accendisigari che ho montato davanti al sedile posteriore, ma invano.
Pare che il collegamento sia interrotto, cerco così con i mezzi a disposizione di risolvere il problema.

Ci riesco senza sapere come solo dopo innumerevoli tentativi, ma oramai sono già le due e mezza, tardi per un eventuale bagno termale, parto così per Ota, prevedendo almeno tre ore di marcia.

Il viaggio si rivela piuttosto estenuante, ma transitando da Piana lo scorgere delle Calanche mi appaga della fatica.
Il sole delle sei le sta già mostrando nella loro veste migliore, esaltandone il particolare colore.
Non esiste foto che possa riprodurre tale bellezza, solo chi c’è stato può rendersene conto.

Superato il bivio per Porto, altro stupendo angolo della Corsica, svolto sulla destra seguendo le indicazioni del mio gps e confermate dal cartello stradale.
In circa dieci minuti raggiungo il pittoresco paesino di Ota dove trovo subito il gite e ne chiedo la disponibilità per la notte, dato che avevo prenotato solo per la successiva.

Nessun problema, divido la camera da sei letti solo con un texano di El Paso, medico al pronto soccorso, mi racconterà poi a cena.

Il gite non è male, si dorme da una parte e si mangia ad un ristorante vicino, sempre dei soliti proprietari presumo.
Per cena? Zuppa corsa e polenta con maiale ovviamente, il tutto innaffiato da un rosso di Carbini.

07.10.2009

Per l’ultima giornata ho programmato un breve tour fino a capu Rosso per la mattina e dopo un breve relax alcuni tratti fra le Calanche nel pomeriggio.

In circa mezz’ora di viaggio raggiungo lo spiazzo destinato al parcheggio delle auto.
Sono circa le nove e con passo svelto mi metto in marcia, indosso zainetto leggero e i miei scarponcini migliori, preferendoli ai più comodi ma meno performanti dei giorni precedenti.
Ho bisogno di una ventina di minuti di cammino per abituarmi al fastidio che prova il mio alluce nelle nuove calzature, ma non rimpiangerò la scelta fatta.

Raggiungo così la torre sul promontorio alle 10 e 15, la vista è superba, il mare piatto e cristallino è solcato solo dal passaggio di una barca a vela, un cielo azzurro ed una leggera brezza termica completano il quadro.

Ammiro estasiato il paesaggio, quindi dopo 15 minuti marcia indietro verso l’auto.
Per il ritorno mi concentro tutto sul cammino, effettuo la ripida discesa iniziale con agilità ed una volta finita sgambetto come un istrice sul più lungo tratto in salita.
Morale: in un’ora precisa sono nuovamente al Land Rover. Grande!

Mentre mangio l’ultima frutta rimasta, decido di andare sulla spiaggia di Porto a rilassarmi un po’.
Anche stavolta rimpiango di avere dimenticato il costume a casa, ma chi avrebbe pensato che ad ottobre facesse ancora così caldo!

Dopo circa una mezz’ora cedo alla tentazione, ed indossando solo i miei pantaloncini da trekking mi tuffo in mare, è proprio un piacere.
Mi rendo conto che il pomeriggio sta prendendo una piega di eccessiva agiatezza, ma che volete, è l’ultimo giorno e poi devo fare asciugare gli indumenti bagnati.
Resto così in spiaggia fino alle quindici, per spostarmi poi alle vicine Calanche, dove posteggiata l’auto, inizio il cammino su un sentiero sopra strada.

Il tracciato è breve ma piuttosto impervio, e complice anche la temperatura elevata faccio una mega sudata per raggiungere l’asfalto vicino alle Roches Blues.
Di sfacchinate così non ne ho proprio più voglia, mi limito quindi ad una tranquilla promenade lungo la stretta strada in attesa che il sole scenda un po’ per fare qualche foto.

Rientro al gite di Ota che sono quasi le sette, la stanza è al completo, quattro francesi non troppo giovani si sono uniti a Robert e me, prevedo una triste nottata insonne…
Doccia calda ed insieme all’amico texano a cena, il menù di stasera non prevede maiale ma pollo con patate arrosto, non ci posso credere!

Dopo il piacevole pasto saldo il conto a madame Marie Jeanne, dicendole che domattina partirò presto saltando la colazione, cosa che mi farà ottenere un piccolo sconto per il soggiorno allo Chez Felix: 64,50 euro invece di 69.

08.10.2009

Come previsto la notte sarà tragica, fra chi russa e chi tossisce, credo di non avere dormito più di due ore e nemmeno tutte di fila.

Alle cinque e quaranta la sveglia del mio orologio mi impone di alzarmi, sono stravolto, ma felice di tornare a casa.
Senza radermi e facendo il minimo rumore lascio con piacere quella scomoda stanza, sono le sei esatte e sono in marcia per Ponte Leccia, sosta irrinunciabile per acquistare formaggio e salumi da portare a casa.

Transito alle sette da Col de Verghio, e alle otto e dieci raggiungo il paese prestabilito.
Acquisterò solo formaggio, i salumi li hanno terminati, quindi di nuovo in marcia per Bastia, anzi Furiani dove sono solito effettuare gli ultimi acquisti.

In attesa del traghetto, gironzolo per Bastia, anche oggi fa un gran caldo e prima di imbarcarmi, compro ovviamente la baguette farcita alla vicina buolangerie e recuperata l’auto, salgo a bordo.

Il Mega Express, un bel traghetto della Corsica Ferris, è in perfetto orario.
Metto le ruote sul terreno labronico alle 17,48, e con una corsa forsennata e non ostante a Piombino trovi quel cavolo di passaggio a livello chiuso, prendo al volo la Toremar delle 19,00.

Alle 20,20 abbraccio moglie e figlia, è stata proprio una bella avventura.


P.S.
Due righe di valutazione sul Mare a Mare Sud.
Benché ne abbia effettuato solo tre tappe su sei, devo ammettere che non mi ha entusiasmato, in effetti i lunghi tratti nel sottobosco dopo poco diventano monotoni, e pur riparando dal sole diretto non offrono grossi stimoli se non per qualche torrente che si attraversa.
I tratti più piacevoli sono indubbiamente i pochi allo scoperto, dove si ammira un po’ di paesaggio o dove si attraversa qualche caratteristico paesino.
Per quanto riguarda i tempi di percorrenza indicati, ci ho messo sempre di meno, ma che volete, ero abituato al GR20…

Max

mercoledì 29 luglio 2009

GR20 - Prenotazione dei rifugi


Grosse novità per gli amanti della Corsica, da aprile 2009 anche se non obbligatorio è caldamente suggerito prenotare on line il posto letto o bivacco presso i rifugi.
Cliccando ssu http://www.parc-corse.org/ e registrandosi è possibile riservare uno o più posti nei rifugi lungo tutto il GR20, ad esclusione di Calenzana, Vizzavona e Conca.

Una decisione presa forse per far fronte alla grande affluenza di persone che in numero sempre maggiore si cimentano lungo questa bellissima traversata fra le montagne e che personalmente spero eviti gli estenuanti "tour de force" per accaparrarsi un posto letto, ma soprattutto per monitorarne il numero.
Importante:
Alla fine della procedura ricordatevi di effettuare il pagamento on line altrimenti la vostra prenotazione non servirà a niente.
 
A 5 anni dall'entrata in funzione di questo sistema, la gentile impiegata dell'ufficio del Parco di Ajaccio, in data 18 giugno 2014, mi conferma che la cosa ormai è stata assimilata e si sta rivelando molto utile anche per gli stessi custodi che dotati di pc, sanno così in anticipo il numero ed il nominativo dei loro ospiti.

Ovviamente anche a prenotazione effettuata è possibile modificare date e rifugio, ma non la formula scelta (chi a pagato per dormire nel rifugio non può cambiare con il bivacco in tenda e viceversa), come? sempre attraverso il sito del Parco.

Altra questione che mi premeva sapere è quella che riguarda le avverse condizioni meteo che possono impedire il raggiungimento del rifugio successivo; in questo caso non allarmatevi, sarà sufficiente informare o l'ente Parco (meglio) o il custode del vostro ritardo che ovviamente si ripercueterà su tutti i rimanenti rifugi.

Max 

lunedì 27 aprile 2009

GTE trail

Dal 30 aprile del 2005, quando in compagnia di Gaia e Mauro, percorsi il GTE in due giorni, mi è sempre balenata l’idea di provare a farlo in un solo giorno…

25 aprile 2009
Come programmato da tempo, parto da Portoferraio con il bus delle 5,10; arrivo a Pomonte che sono 6,05 ed in pochi minuti raggiungo il punto di partenza del GTE.
Le previsioni meteo, da me costantemente consultate negli ultimi giorni, prevedono sole ed un moderato scirocco per l’intera giornata… non è il massimo ma ne approfitto volentieri, anche perché pare sia in arrivo un ennesima perturbazione!.

Inizio il cammino alle 6,14 con passo spedito, soprattutto perché ho bisogno di riscaldarmi, e quasi senza accorgermene raggiungo il primo bivio in cui i sentieri 9 e 31 si separano, ne approfitto per togliermi il windstopper, consapevole dell’imminente salita.

Seguo quindi il 31 che dopo le vette dei monti Orlano e Cenno mi porta al colle della Grottaccia, per esaurirsi poco dopo, nell’incrociare i sentieri 8, 9 e 30.
Una rapida occhiata all’orologio mi conferma la buona andatura, affronto così soddisfatto il numero 8, attardandomi, invano, nel tentativo di contattare telefonicamente Grazia per avvisarla del mio anticipo sulla tabella di marcia. (vedi sotto)


Solo superando Malpasso finalmente il segnale del mio cellulare mi consente di chiamarla, mando all’aria così il suo tranquillo programma comunicandole che dovrà sbrigarsi per raggiungere il primo checkpoint !

Ebbene si, ho istruito meticolosamente moglie e figlia sulle modalità ed i tempi di assistenza a questa mio prova; sia per poterla documentare in maniera appropriata, sia per poter viaggiare decisamente più leggero potendo reintegrare i liquidi lungo i checkpoint programmati (quelli in neretto).

Raggiungo quindi il primo chekpoint del Perone in perfetta sincronia con le mie sostenitrici, gli incantevoli colori della natura circostante sono quanto di meglio si possa sperare per le foto e la marcia.

Non lascio passare nemmeno 10 minuti che sono nuovamente in cammino sul dissestato sentiero 18; mi condurrà fino al punto 2, stavolta privo dell’aiuto delle mie care.
Attraverso l’asfalto della provinciale con 40 minuti di anticipo, deciso ad effettuare un sosta vicino al campo sportivo di Procchio.
Sfrutto così l’ombra di un pino per riposare 5 minuti e sostituire la bandana al cappellino, che ovviamente dimentico per terra e che potrò recuperare solo grazie alla disponibile moglie, anche se ciò comporterà l’annullamento dell’assistenza anche al punto 3 di Colle Reciso.

La fastidiosa temperatura è sopportabile solo grazie all’incostante vento di scirocco, e con il sentiero 44, pessimo per assenza di segnavia e fondo sconnesso, raggiungo lo stradone del Literno, per girare poi sul 65 una volta a Buca di Bomba.
La posizione aperta su Portoferraio mi consente di comunicare agevolmente con la famiglia tramite la ricetrasmittente, ne approfitto quindi per trasmettere le coordinate di dove recuperare il cappellino e concordare l’annullamento del ritrovo al punto 3.

Transito davanti alla cava della Sales (punto 3) mantenendo i 40 minuti di anticipo, ed approfittando della sorgente di Fonte Schiumoli, unico punto di approvvigionamento idrico di tutto il percorso, mi prendo un paio di minuti per rinfrescarmi testa e viso, in vista dell’ascesa per la vetta di monte Orello.

Durante la salita avverto il primo chiaro segnale di stanchezza, e l’affanno non svanisce nell’affrontare la successiva ripida discesa che effettuo in maniera scoordinata ed insicura.
Fortunatamente recupero tempestivamente forze e lucidità, facoltà indispensabili per affrontare lo scosceso tratto che prelude al fosso dei Catenacci.

Il sentiero che lo costeggia è in gran parte chiuso dalla vegetazione, e la scarsissima presenza di segnavia confermano il cattivo stato di manutenzione di questa lunga parte centrale del GTE che comprende i sentieri 44, 48, 65, 64 e 63, e che rappresentano ben il 44% di tutto il percorso.

Arrivo finalmente in prossimità del punto 4 di casa Marchetti che sono appena passate le 14,00.
Decido di regalarmi una sosta doppia e mentre mi sottopongo volentieri alle ripetute domande delle mie abili assistenti, mangio con piacere del buon grana.
Dopo quasi 20 minuti ed aver riempito la mia sacca idrica, addentando una succosa mela, mi rimetto in marcia.

Nella zona di casa Galletti, un’enorme pozzanghera tenta più volte di inghiottire i miei scarponi, e purtroppo nei confronti del destro ci riuscirà, sono le 14,30, fa caldo, ed il momentaneo refrigerio dell’acqua ne è poi così spiacevole… anche se ne avrei fatto volentieri a meno!

Supero il piacevole prato verde alle pendici di monte Castello, rallentando sensibilmente per la repentina salita.
Probabilmente complici le poche ore di sonno, mi sdraierei per chiudere volentieri gli occhi, cosa che più volte faccio per brevissimi istanti senza cessare di camminare; raggiungere la vetta di Cima del Monte mi costerà molta fatica.

Supero la cima con sollievo, e comunico via radio il mio imminente arrivo al punto 5, dove il sentiero attraversa la strada asfaltata, e dove Alessia e Grazia sono in mia attesa da diverso tempo.
Le raggiungo comunque con circa mezz’ora di anticipo sul tempo previsto, e senza mangiare e rifornire la sacca liquidi, approfittando solo del dolce te che mi hanno preparato, le informo sul difficile tratto appena fatto.

“Pensi di farcela?” mi domanda la moglie;
“Devo!” le rispondo, “Altrimenti tutta la fatica fatta sarà vana.”

Recuperate parzialmente le energie, riprendo la marcia, consapevole di poter arrivare agevolmente al punto 6, da dove l’ascesa per il monte Grosso, costituirà l’ultima fatica.
Percorro il primo tratto sferzato da un fastidioso scirocco, che diminuirà solo in prossimità del monte Strega, procedo quindi con estrema cautela per la brutta discesa che mi conduce sull’asfalto dell’Aia di Cacio, da dove con andatura veloce, arrivare alla Parata sarà decisamente più facile.

Attraverso un 62 pulito e segnalato in maniera perfetta, giungo con circa 30 minuti di anticipo al punto 6 dove GTE e Parata si congiungono, e seduto sul basso muretto, finisco volentieri il grana rimasto sorseggiando l’acqua fresca che mi offre mia figlia.
Emotivamente preparato all’ultimo sforzo, mi sento in buona forma, e la piacevole brezza è un ulteriore incentivo a proseguire.

La salita per il monte Grosso si rivela meno faticosa del previsto, e costeggiando la recinzione eretta intorno al Semaforo, ammiro felice lo splendido panorama del Cavo davanti a me.
Ormai ci sono, “volo” quindi per il sottostante stradone sterrato, che in brevissimo tempo abbandono per i tornanti che mi avvicinano verso l’agriturismo dell’Amandolo.
Salutando con il pensiero l’amico Alessandro, affronto, dosando con attenzione le forze, i tornanti d’asfalto ed entro nella proprietà privata aggirando il grosso cancello in metallo.

Camminando nel piacevole sottobosco non ho certo la visuale di poco fa, così è con una certa sorpresa che nei pressi del mausoleo Tonietti, mi trovo davanti l’indicazione in legno per Cavo!
Invano cerco di contattare via radio le mie assistenti, ma probabili ostacoli per la ricezione o forse il più interessante dvd che stanno guardando in auto sul lungomare, vanificano i miei tentativi; uso quindi il cellulare per avvisarla che nel giro di 15 minuti sarò arrivato.

Sono così felice che in un attimo percorro l’ultimo tratto di questa lunga traversata, esultando come un fanciullo alla vista della moglie che telecamera in mano, sta immortalando questi fantastici momenti.
Sono le 19,29 e dopo 13 ore e 15 minuti di cammino sono riuscito a percorrere accuratamente l’intero GTE!
GPS alla mano scorro entusiasta i dati, rischiando di cancellare tutto nel disabilitare la funzione di scrittura della traccia.

Con 1 ora di anticipo sul previsto, ed ancora in buona forma fisica, vengo festeggiato da Grazia ed Alessia, il loro aiuto è stato sicuramente determinante; e con la speranza un giorno di poter fare io assistenza a mia figlia, mi gusto compiaciuto il risultato ottenuto.



P.S.
Indubbiamente il pubblicizzato Festival del Camminare ha contribuito a migliorare lo stato di vari sentieri, innegabile che molti tratti, soprattutto i più accessibili, sono stati segnalati, nuovi ed evidenti segnavia sono stati dipinti, ed è stata perfino tagliata dell’invadente vegetazione.
Spero proprio che questa energica azione di manutenzione non si esaurisca con il termine del Festival, ma sia invece l’inizio di una seria e soprattutto costante opera di manutenzione per la sentieristica elbana.


Max


venerdì 17 aprile 2009

GTE... ma dove?


Come dal titolo di questo articolo, anche la popolare Grande Traversata Elbana non è immune dalla bagarre di indicazioni e segnaletica.
Nella zona di Cavo, e più precisamente nei pressi del mausoleo Tonietti, non è certamente chiaro, per chi intende ultimare il lungo percorso, quale sia la direzione da seguire per raggiungere il paese.

I segnavia bianco rossi sulla sinistra sembrano invitare i viandanti a proseguire sul sentiero 60 (per altri 4,2 km), mentre la scritta “CAVO” incisa sul segnale verticale in legno e rivolta a destra indica di giungere alla meta attraverso quello che benché completamente privo di segnavia, si rivela essere il sentiero 61 (solo 1,1 km) come indicato dalla segnaletica in legno arrivati all’asfalto, su cui è anche scritto GTE!

Ma le cartine cosa dicono?
Ecco che confrontando 4 cartine la confusione aumenta, infatti non ci crederete ma emergono 3 interpretazioni diverse!

Iniziamo da quella del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, (1:30.000) che al mausoleo non ci arriva nemmeno, disegnando per il GTE un percorso tutto suo (evitando sia il 60 che il 61) e che a monte dal bivio delle Solane Alte si spinge ad est percorrendo l’asfalto fino all’hotel Pierolli (via più breve)

La seconda, Cartoguida della Comunità Montana, (1:25.000) fa passare il GTE vicino al mausoleo per poi seguire fedelmente il sentiero 60 fino alla spiaggia di Capo Castello (prima via Frugoso, ora via B. Procchi).

Sia la terza della Kompass, che la quarta della Globalmap (1:30.000 entrambe) non dedicano una marcatura particolare al GTE, così non è possibile individuare se svolti a nord ovest sul 60 o a sud est sul 61, sono segnati entrambi, anche se quello di sud est è privo di numerazione (come da foto).
Forse, onde evitare errori, entrambe si sono astenute dal fornire indicazioni più precise, lasciando allo stato fisico del marciatore la decisione su come terminare il GTE.
Che dire, un'ulteriore conferma che anche per chi conosce il territorio elbano non è così semplice raggiungere la meta.

Max



lunedì 9 febbraio 2009

Allarme sentieri


L’eccezionale quantità di pioggia caduta questo inverno ha provocato seri danni al territorio.
Vari e ripetuti sono stati gli allagamenti dei centri urbani, lo straripamento di fossi e gli smottamenti di terra che in più di un’occasione hanno pregiudicato la viabilità.

Come un potente aratro l’acqua ha eroso la terra più esposta alla sua furia, trasformando in ampie voragini quelle che fino a poco tempo fa erano piccole fenditure.
Tutti gravi effetti immediati di un’anomala quantità di precipitazioni che sarà indubbiamente ricordata nel tempo.
In questo periodo inoltre, moto e cinghiali assestano il colpo di grazia al terreno che intriso d’acqua viene letteralmente sconquassato dal loro passaggio.

In quanto appassionato di trekking, ed assiduo frequentatore della sentieristica elbana, sono chiaramente preoccupato dello stato dei nostri sentieri, che certamente non eccelso, ha così ricevuto un ulteriore rilevante danno.

Le prospettive a breve termine poi non sono certo incoraggianti.
Con l’arrivo della primavera, la vegetazione esploderà rigogliosa, e certamente si impadronirà di molti tratti.
L’assurda burocrazia, e la scarsa manutenzione troveranno così nella natura un valido alleato, ed allora di “camminare” si potrà solo parlarne, cosa che peraltro a tanti riesce molto bene…

Personalmente vorrei proprio poter continuare a frequentare i miei sentieri, a piedi come in mtb, e se fosse consentito a chiunque di mantenerli puliti, sono convinto che tanti appassionati si impegnerebbero volentieri.

Per questo rivolgo un appello agli Enti preposti invitandoli a prendere dei provvedimenti, e magari ad organizzare delle giornate appositamente dedicate alla manutenzione dei sentieri in cui a chiunque sia permesso di darsi da fare per salvare questo nostro bene prezioso.

Max