sabato 27 dicembre 2014

Trekking del 27 dicembre 2014

Per stamani, passeggiata in solitario da Cala Nova verso la miniera del Ginevro, lungo il versante est del promontorio di Calamita.
Parcheggio il fuoristrada circa 200 metri prima del cancello (sempre aperto) che delimita la proprietà privata del ristorante Cala Nova, sono le 8,30 e la temperatura di 8 gradi impone pile, giacca e cappellino di lana; è arrivato l'inverno.

Procedo spedito lungo lo scorrevole sterrato, supero la sbarra ed entro nella proprietà della Costa dei Gabbiani costeggiando la bellissima spiaggia dell'Istia.
Dopo circa due chilometri, lascio lo sterrato per un sentiero sulla sinistra che mi consente di curiosare in un vecchio edificio minerario; ancora in buono stato, attrezzato di camini, mi fa presumere fosse adibito ad alloggio per i minatori.

Non scendo fino al laghetto sottostante per non importunare eccessivamente la battuta di caccia alla lepre in corso; i guaiti di un cane provengono proprio da quella zona.
Proseguo quindi dritto e dopo una discreta salita, mi ricollego allo sterrato principale abbandonato in precedenza.
Altri 20 minuti circa e supero il sentiero sulla sinistra che scende fino alla spiaggia di Punta Bianca, di fronte a me comincio a distinguere le strutture metalliche della miniera, intorno rosmarino in fiore.

Approfitto quindi del successivo sentiero che scende verso la spiaggia del Ginepro, per entrare nella zona mineraria.
Trascorrerò oltre due ore in questo luogo bellissimo ed incredibilmente affascinante.
Ben presto mi rendo conto che alcune strutture in ferro, ancora robuste quando le fotografavo trenta anni fa, adesso sono accasciate al suolo, come si fossero arrese al tempo che inesorabilmente le condanna a finire.

Ancora un giro, ancora qualche foto...
Mi decido a rientrare solo quando ricevo un sms di mia figlia che mi riporta al presente.

Molto più speditamente dell'andata, faccio ritorno verso Cala Nova.
Il freddo della mattina non è più fastidioso e percorrere l'ultima mezz'ora di cammino inumidito da una leggera pioggia non è così spiacevole.

Raggiungo il mio Land Rover dopo un'escursione di circa 15 chilometri, alle 13,37.

Le foto scattate e gli scorci visti non hanno prezzo.

Max

lunedì 22 dicembre 2014

Trekking del 21 dicembre 2014

Per stamani trek in solitario, già fatto più volte, con partenza e arrivo da Pomonte, attraverso i sentieri 4, 3, 10, 28, 6, 1, 5, 8 e 31.
Detta così sembra abbia camminato chissà quanto, in realtà non è altro che un percorso ad anello, che dal paese consente di aggirare il massiccio del Capanne, scelto non a caso per valutarne lo stato dei sentieri.

Ma prima di arrivare, il sorgere del sole mi obbliga ad una breve sosta per scattare due foto, giusto per immortalarne i bei colori pastello, quindi parcheggiato il Discovery, alle 8,03 dopo una breve esitazione per un cartello appeso al pannello informativo del PNAT che mette in guardia su una battuta di caccia in corso, inizio a salire lungo il sentiero 4.

Da subito mi rendo conto che la vegetazione ne ha invaso buona parte, tanto che nemmeno i lunghi tratti in granito ne sono rimasti indenni; prima tangibile conseguenza sarà che mi ritroverò ben presto con i pantaloni completamente bagnati a causa dell'abbondante guazza notturna caduta su pietre e piante.

La situazione ovviamente non migliora passando sul sentiero 3 anzi, il fondo sabbioso offre maggiori possibilità di crescita a cisto, erica e ginestra tanto che in vari tratti assomiglia più a un passatoio di animali che ad un sentiero per escursionisti. 

Infine la segnaletica: benché numerosa, è per la maggior parte vecchia, sbiadita e decisamente anomala per quanto riguarda formato e dimensioni.

Quindi dopo circa un'ora di cammino passo sul 10; come prevedevo, il tratto iniziale è in pessimo stato, in questo caso oltre alla crescita della vegetazione, le piogge abbondanti hanno asportato parte del terreno ed i solchi già presenti da tempo, adesso sono ancora pià profondi e difficili da superare.
Fortuna che ho con me i bastoncini da trekking, saranno di prezioso aiuto sia per salire che successivamente per scendere lungo il versante nord dove il granito fradicio è scivoloso come sapone.

Così è solo sul 28 che posso permettermi un'andatura scorrevole e veloce, in questo caso le abbondanti piogge sono state utili per ricompattarne parzialmente il terreno sconquassato dai cinghiali, principale problema di questo sentiero.
Buona la situazione anche del 6, lungo il quale però, una vecchia pianta si è accasciata sbarrandone parzialmente il passaggio (coordinate gps N42 46.705 E10 09.716).

Una volta raggiunto il bivio con il sentiero 1, la situazione peggiora nuovamente, in questo caso non perché chiuso dalla vegetazione, ma perchè la mancanza di segnavia ben fatti unita ad un fondo ricoperto da rami secchi, rendono veramente difficile seguirlo correttamente e se ci riesco e solo grazie alla memoria ed all'esperienza.

Uscito dal bosco, orientarsi diventa più semplice, ma è solo intersecando il sentiero 2 che il fondo torna decente.
Il passaggio sul 5 non rivela particolari sorprese, buono inizialmente poi insidioso una volta raggiunte le lastre bagnate di granito che dovrò superare con estrema cautela.

11,30, "Finalmente a Malpasso", penso fra me e me, ma dimentico che ci sono ancora tratti di granito scivoloso da percorrere, così altri metri di andatura lenta e goffa; il tepore di questo primo sole invernale non è ancora riuscito ad asciugare la roccia.

Ovviamente di andature veloci per stamani non se ne parla, ma la cosa non mi disturba più  di tanto, ne approfitto per scattare qualche foto in più a testimonianza della bellezza dei luoghi, della chiusura dei sentieri.. e della stupidità dell'escursionista che si è portato via il logo in ceramica del PNAT incastonato nel segnavia della Grottaccia, ovviamente danneggiandolo.

Sarà solo dopo aver superato monte Cenno che la situazione migliora un po' e raggiunto il caprile sul fianco del monte Orlano, mi concederò una breve sosta per divorare i miei clementini; li ho portati in giro abbastanza!

Sono le 13,47 quando ripercorro via del Passatoio a Pomonte, la temperatura di 18 gradi è estremamente piacevole come lo è stata l'escursione di oltre 17 chilometri.

Max

lunedì 15 dicembre 2014

Trek del 14 dicembre 2014

Partenza con la pioggia, certamente non torrenziale ma sufficiente a farci temere di dover annullare la passeggiata, ma non disperiamo e mentre il Land Rover scende con cautela le strette curve del Volterraio, Mario controlla la carta escursionistica cercando di individuare il percorso del sentiero 81.
Ci piacerebbe scoprirne il tragitto che da Ortano raggiunge la parte alta di Capo D'Arco; ma non ci facciamo troppe illusioni, se va bene, ci aspetteranno lunghi tratti di umido fuori pista.

Parcheggiato il Discovery vicino all'ingresso del campeggio Canapai, prendiamo lentamente a salire lo sterrato che prima ci porterà ad apprezzare un vecchio forno in muratura, quindi superata una bella radura, notiamo che il fosso sulla sinistra, "lavato" dalle ultime piogge è relativamente pulito e poiché sale repentinamente nella giusta direzione, potrebbe essere una buona alternativa per raggiungere il sentiero che costeggia la vetta.

Così lo seguiamo, procedendo molto lentamente per la considerevole pendenza, per il fondo cedevole e per limitare la sudorazione enormemente influenzata dal cappuccio delle giacche impermeabili che purtroppo abbiamo dovuto indossare.
Raggiunto il culmine del fossato, pieghiamo leggermente verso sudest per aggirare la fitta vegetazione, provvidenziale la vista di Mario che scorgerà dei rami tagliati, ci faranno da segnavia con cui in pochi minuti raggiungeremo l'anelato sentiero, presidiato da un paio di cacciatori in cerca dei loro cani.

Una volta "al pulito" ne percorriamo un 120 metri in direzione nordovest, fino a raggiungere una recente apertura sulla destra abbondantemente segnalata da pennellate fucsia e da un insolito segnavia fucsia/giallo; l'istinto ci suggerisce subito di provare a scendervi, dovrebbe portarci a fondo valle (del Sessanta) ci spiegano i due cacciatori, ma evitiamo di farlo per non arrecare disturbo alla battuta di caccia; ci torneremo un altra volta.

Quindi inversione di marcia verso la spiaggia di Ortano da dove saliamo lungo il "sentiero dell'Amore", ma lo abbandoneremo presto per un interessante fuoripista alla ricerca di quella che da Capo d'Arco ci sembrava una piccola caverna, ma che dopo una vasta ricerca, temo si sia trattato di un abbaglio della nostra vista...
A questo punto decidiamo di concludere l'ascesa ed in breve tempo raggiungiamo la vetta dove nascosti nel piccolo osservatorio della Marina Militare, ci mangiamo i soliti clementini.

Ritorneremo all'auto attraverso il sentiero dell'Amore alle 13,30 circa, dopo una breve ma interessante camminata di quasi 9 chilometri.

Al lettore più attento non saranno sfuggite le foto di una piccola galleria mineraria; scoperta durante la nostra escursione, ho volutamente evitato di parlarne per evidenti motivi di sicurezza, è decisamente pericoloso entrarci!

Max

lunedì 8 dicembre 2014

Calamita Trail - test percorso

foto di repertorio

8 Dicembre 2014, il menù di oggi offre un'invitante "Zero 1000" organizzata dal gruppo Andar per Sentieri, ma per la mia indole solitaria e soprattutto la voglia di correre, preferisco "assaggiare" il percorso trail di Calamita che sto pianificando da tempo.
Detto così sembra scontato che presto ci sarà un Calamita Trail; al momento però è solo un desiderio che accomuna vari runners (me compreso), e quello che ho intenzione di correre oggi non è altro che la mia versione. 

Partenza da piazza del Cavatore ed inizio subito a salire fiancheggiando la caserma dei Carabinieri, sia per scaldarmi velocemente sia perché gli atleti possano meglio defluire dopo il via.
Al primo bivio scendo sulla sinistra, la ripida salita a destra (Zigurt) sarebbe troppo dura, quindi proseguo su e giù fino ad un ripido strappetto alla cui fine imbocco il sentiero che piega repentinamente a destra e continua a salite fra i pini (Zetine) fino a raggiungere lo sterrato più alto dell'anello di Calamita (1° wp).

Giro a destra, altri 200 metri abbondanti e sono all'ampio bivio sotto l'Aeronautica; a sinistra si sale, a destra si scende verso Zigurt, io vado dritto mantenendomi sull'anello.
Ne percorrerò altri 700 metri generosi per scendere sul sentiero a destra, usato anche nella Legend Cup di MTB, è la prima discesa un po' tecnica per fondo e pendenza, almeno per il primo tratto rettilineo e per i suoi successivi tornanti e per questo procedo con cautela.

Successivamente posso aumentare l'andatura, il percorso relativamente in quota e dal fondo decisamente migliore è uno dei tratti che preferisco (Valle di Fosco) e dopo un bivio sulla destra, mi basta fare altri 170 metri per ritrovarmi sull'ampio sterrato che dal paese porta verso la Costa dei Gabbiani.
Tenendo la sinistra, ne percorro 1,5 chilometri fino all'indicazione per la "Perla del Tirreno" (2° wp) in discesa sulla destra.

Sempre tutto sterrato tranne gli ultimi 200 metri circa, prima in cemento e poi in asfalto, quindi repentina svolta a sinistra lungo il Percorso del Ferro che alterna ottimo fondo a tratti sconnessi e con cui entro nell'area mineraria del Vallone.
Sempre seguendo le indicazioni azzurre della Legend Cup evito di attraversare il piccolo canyon di fronte e tenendo la destra proseguo in discesa, altro tratto in cui è opportuno fare attenzione.
Le strutture in ferro e ruggine della miniera sono sempre più vicine, passo sotto quello che un tempo era un nastro trasportatore, incantato dai colori che la luce del sole accende dopo le recenti abbondanti piogge, che spettacolo!

Giusto il tempo di gioire un po' e si ricomincia a soffrire, mi aspetta una serie di tornanti in salita (detti del Compressore) ma dopo il quarto, a circa metà rettilineo, inverto la direzione prendendo lo sterrato sulla sinistra che oltre a farmi riprendere fiato, mi riporta su quello per la Costa dei Gabbiani, passando sotto l'attuale museo delle miniere (Palazzo) ed attraverso il piccolo boschetto di pini.

Sempre in leggera discesa ne percorro quasi un chilometro verso Capoliveri, quindi imbocco in salita sulla destra (3° wp) un altro sentiero che adoro e con cui raggiungo i tavolini in legno della strada forestale di Sardina.
Ovviamente continuo la salita su quest'ultima per tenere poi la destra (4° wp) e passare a fianco della vasca antincendio, altro bellissimo percorso con cui rientro nella zona mineraria e poi, attraverso il single-track dei Macei nuovamente sulla strada per la Fattoria (5° wp).
2 chilometri e passo lungo via delle Vele, all'interno del complesso turistico della Costa dei Gabbiani, sempre dritto fino al recinto dei cavalli quindi a sinistra verso poggio Fino.

Sferzato da un freddo vento da nordest, faccio il possibile per aumentare l'andatura sperando che la salita esposta ad ovest possa offrirmi un po' di riparo; parzialmente lo farà.
Raggiungo il bivio di poggio Fino (6° wp) piuttosto provato, quindi prendo la prima a sinistra; una leggera salita che mi riporterà ad incrociare per pochissimi metri il tratto precedentemente fatto al culmine dell'ascesa di Sardina (7° wp) e dove vedrei benissimo un punto di ristoro (da cui si passerebbe 2 volte).

Quindi abbandono lo sterrato principale per un sentiero che sale sulla destra, con i 40 metri più duri di tutto il trail; sinistra, sinistra e subito dopo a destra, percorro così il bellissimo tratto fra i pini scampati all'incendio del 1998.
Rapido attraversamento della strada sterrata che porta alla vicina base dell'Aeronautica e dopo circa 450 metri le antenne RAI sulla sinistra, ancora 350 metri di veloce discesa e ritorno sull'anello alto del Calamita.
Mi tengo a destra, circa 50 metri e vedo un sentiero in discesa sulla sinistra, lo prendo, ancora 250 metri di bosco quindi a sinistra, da dove la vista si apre su Capoliveri, Porto Azzurro ed in lontananza Portoferraio.

600 metri abbondanti e mi ricollego al bivio delle Zetine, da dove ripercorrendo la strada fatta alla partenza raggiungo piazza del Cavatore a Capoliveri abbozzando perfino uno sprint finale.

Tralascio di riportare il tempo impiegato, farebbe sorridere gli amici dell'Atletica isola d'Elba, mi limito solo ad affermare che la lunghezza del trail è di 27,3 km con un'altimetria positiva di circa 1.100 metri.

Dite la verità, vi ho fatto venire voglia di farlo o no?


Max