Mi è piuttosto difficile scrivere questo diario senza esternare subito la mia soddisfazione per la grande prova di mia figlia; premesso ciò, ne inizio con piacere la narrazione.
Domenica 19 ottobre 2008, sono passate già le 8 e ci accingiamo a fare colazione.
Mentre rifletto su dove andare, mia figlia mi chiede candidamente il programma di oggi.
“Io vado a camminare”, le rispondo dandolo per scontato, …“perché, vuoi venire con me?” aggiungo sia per gentilezza che per non far pesare troppo a mia moglie il fatto che praticamente tutte le domeniche lo faccio lasciandole sole.
Senza troppo esitare, Alessia mi risponde di sì; ripetendolo anche a mia moglie stupita quanto me.
Nell’assimilare la sua risposta, che manda ovviamente in frantumi il progetto di una lunga escursione, devo lasciar passare qualche secondo per rendermi conto che a conti fatti, è proprio quello che desideravo, il principale stimolo per cui da qualche anno cerco di migliorare forma fisica ed esperienza, condividere la mia passione per il trekking con le persone a me più care.
Rincuorato dalla nuova prospettiva, comincio pazientemente a preparare lo zaino ed a scegliere l’abbigliamento, ed è solamente alle 10,45 che usciamo da casa con direzione Marciana.
L’idea di lasciarvi l’auto per raggiungere a piedi Chiessi, mi piace sempre di più, ed una volta raggiunto il paese potremmo ritornare indietro con l’autobus che parte da Pomonte alle 15,05.
Perfettamente consapevole di quanto sia difficile prevedere il tempo di percorrenza con mia figlia, non mi preoccupo più di tanto; per il rientro, qualora perdessimo il bus, possiamo sempre contare sull’aiuto della mamma o l’autostop.
Ore 10,47, ci mettiamo con calma in cammino attraverso i vicoli del paese seguendo i cartelli per la Madonna del Monte; la lenta ascesa si svolge tranquilla sotto un cielo velato da nubi basse, ma la piacevole temperatura comunque, ci consente di stare in maglietta.
Arriviamo al santuario alle 11,25 e ci concediamo la prima sosta, Alessia mi aveva già segnalato di avere fame ed il riempimento delle borracce con la fresca acqua della sorgente ormai è diventata una prassi consolidata.
Consumato il primo panino veniamo inaspettatamente coinvolti da una coppia di turisti, presumo, nella ricerca del loro cane Alì, taglia media, di colore nero, che alla vista di una cagnetta locale, ha visto bene di seguirla abbandonando i padroni che ormai in apprensione lo stanno disperatamente cercando.
Mi lasciano il loro cellulare, qualora dovessimo trovarlo… e con questo nuovo compito riprendiamo il cammino per Serra Ventosa.
Completamente assorta nella sua missione di salvataggio, al grido di Alì, Alessia trascorre l’ora successiva nel vano tentativo di trovare l’animale disperso.
“Chiamalo anche te” mi ripete sovente, l’accontento con piacere, compiaciuto che la sua attenzione sia occupata in tal senso e le eviti di pensare alla stanchezza.
Ad onor del vero, lasciato il santuario, il percorso è estremamente facile e piacevole, pianeggiante fino a Serra Ventosa per poi scendere per altri 2 chilometri, non credo proprio sarebbe stato un problema.
Qualche difficoltà, invece, comincia a manifestarsi con l’inizio della nuova salita, un tratto di poco più di un 1 chilometro che prelude l’arrivo al Troppolo.
Ci impiegheremo più di mezz’ora comprese un paio di soste per farla bere e riposare qualche minuto.
La devo incitare spesso, e prometterle una bella dose di latte condensato, che una volta arrivati, divorerà golosamente dopo aver mangiato un altro panino.
Una sosta di circa 10 minuti per il piccolo pasto e riposare, quindi riposto lo zaino ci incamminiamo verso il Semaforo, sono le 13,26.
Contrariamente a quanto indicato dal cartello, non continuo sul sentiero n° 3 per raggiungere Chiessi, ma scelgo il più breve n° 25, temendo di dover scomodare la mamma rimasta a Portoferraio, o di dover ricorrere all’autostop.
Ne raggiungiamo il bivio poco prima delle 14,00 e fortunatamente la costante discesa ci consente un’andatura decisamente più veloce, così Alessia mi segue senza difficoltà, preoccupata anche lei di perdere l’autobus e desiderosa di porre fine a questa escursione.
Il percorso, disseminato di corbezzole, diventa man mano più sconnesso e sassoso, ed il caldo è aumentato notevolmente per un sole che ormai è subentrato con autorità alle nuvole.
Vuoi per la stanchezza, vuoi per le fastidiose pietre, ma Alessia perde l’equilibrio, finendo a terra.
“Siamo arrivati” penso dentro di me, preparandomi per l’imminente pianto e le spiacevoli conseguenze.
Fortunatamente, scrollandosi un po’ di polvere dagli abiti, sembra non accusare particolari problemi, ha solo qualche leggero segno alla gamba destra che, celando la mia fretta, le suggerisco dolcemente di pulire porgendole una salvietta imbevuta.
Pochi minuti e siamo nuovamente in marcia, mi offro di tenerle la mano, cosa che accetterà solo per qualche minuto, mal sopporta la mia eccessiva sudorazione.
Le abitazioni del paese sono sempre più vicine, ma inesorabile il display del mio orologio segna che mancano pochi minuti alle 15,00.
“Dai che ce la facciamo” la incito, e intravedendo il prossimo asfalto le domando se è in grado di fare una corsetta.
“Sicuro” mi risponde sincera “ma non qui sul sentiero”.
Attraversiamo così velocemente la provinciale e dopo aver superato il piccolo ponte le comunico soddisfatto che ce l’abbiamo fatta, e che è stata bravissima; sono le 14,58 abbiamo anche il tempo di rinfrescarci un poco con le salviettine che porto sempre con me, mentre lei osserva dispiaciuta un piccolo pettirosso morto sotto una tettoia.
Alle 15,10 siamo a bordo del torpedone che strombazzando prima delle curve più strette in circa 20 minuti ci condurrà a Marciana, dove ripongo in auto lo zaino, e dopo aver indossato le felpe, ci tuffiamo nella piacevole festa d’autunno che è stata organizzata nella gremita piazza del paese, un panino con la salsiccia ce lo siamo proprio meritato!
Per gli amanti dei cani: rassicuratevi, Alì è stato ritrovato esausto il giorno stesso dal suo padrone.
Domenica 19 ottobre 2008, sono passate già le 8 e ci accingiamo a fare colazione.
Mentre rifletto su dove andare, mia figlia mi chiede candidamente il programma di oggi.
“Io vado a camminare”, le rispondo dandolo per scontato, …“perché, vuoi venire con me?” aggiungo sia per gentilezza che per non far pesare troppo a mia moglie il fatto che praticamente tutte le domeniche lo faccio lasciandole sole.
Senza troppo esitare, Alessia mi risponde di sì; ripetendolo anche a mia moglie stupita quanto me.
Nell’assimilare la sua risposta, che manda ovviamente in frantumi il progetto di una lunga escursione, devo lasciar passare qualche secondo per rendermi conto che a conti fatti, è proprio quello che desideravo, il principale stimolo per cui da qualche anno cerco di migliorare forma fisica ed esperienza, condividere la mia passione per il trekking con le persone a me più care.
Rincuorato dalla nuova prospettiva, comincio pazientemente a preparare lo zaino ed a scegliere l’abbigliamento, ed è solamente alle 10,45 che usciamo da casa con direzione Marciana.
L’idea di lasciarvi l’auto per raggiungere a piedi Chiessi, mi piace sempre di più, ed una volta raggiunto il paese potremmo ritornare indietro con l’autobus che parte da Pomonte alle 15,05.
Perfettamente consapevole di quanto sia difficile prevedere il tempo di percorrenza con mia figlia, non mi preoccupo più di tanto; per il rientro, qualora perdessimo il bus, possiamo sempre contare sull’aiuto della mamma o l’autostop.
Ore 10,47, ci mettiamo con calma in cammino attraverso i vicoli del paese seguendo i cartelli per la Madonna del Monte; la lenta ascesa si svolge tranquilla sotto un cielo velato da nubi basse, ma la piacevole temperatura comunque, ci consente di stare in maglietta.
Arriviamo al santuario alle 11,25 e ci concediamo la prima sosta, Alessia mi aveva già segnalato di avere fame ed il riempimento delle borracce con la fresca acqua della sorgente ormai è diventata una prassi consolidata.
Consumato il primo panino veniamo inaspettatamente coinvolti da una coppia di turisti, presumo, nella ricerca del loro cane Alì, taglia media, di colore nero, che alla vista di una cagnetta locale, ha visto bene di seguirla abbandonando i padroni che ormai in apprensione lo stanno disperatamente cercando.
Mi lasciano il loro cellulare, qualora dovessimo trovarlo… e con questo nuovo compito riprendiamo il cammino per Serra Ventosa.
Completamente assorta nella sua missione di salvataggio, al grido di Alì, Alessia trascorre l’ora successiva nel vano tentativo di trovare l’animale disperso.
“Chiamalo anche te” mi ripete sovente, l’accontento con piacere, compiaciuto che la sua attenzione sia occupata in tal senso e le eviti di pensare alla stanchezza.
Ad onor del vero, lasciato il santuario, il percorso è estremamente facile e piacevole, pianeggiante fino a Serra Ventosa per poi scendere per altri 2 chilometri, non credo proprio sarebbe stato un problema.
Qualche difficoltà, invece, comincia a manifestarsi con l’inizio della nuova salita, un tratto di poco più di un 1 chilometro che prelude l’arrivo al Troppolo.
Ci impiegheremo più di mezz’ora comprese un paio di soste per farla bere e riposare qualche minuto.
La devo incitare spesso, e prometterle una bella dose di latte condensato, che una volta arrivati, divorerà golosamente dopo aver mangiato un altro panino.
Una sosta di circa 10 minuti per il piccolo pasto e riposare, quindi riposto lo zaino ci incamminiamo verso il Semaforo, sono le 13,26.
Contrariamente a quanto indicato dal cartello, non continuo sul sentiero n° 3 per raggiungere Chiessi, ma scelgo il più breve n° 25, temendo di dover scomodare la mamma rimasta a Portoferraio, o di dover ricorrere all’autostop.
Ne raggiungiamo il bivio poco prima delle 14,00 e fortunatamente la costante discesa ci consente un’andatura decisamente più veloce, così Alessia mi segue senza difficoltà, preoccupata anche lei di perdere l’autobus e desiderosa di porre fine a questa escursione.
Il percorso, disseminato di corbezzole, diventa man mano più sconnesso e sassoso, ed il caldo è aumentato notevolmente per un sole che ormai è subentrato con autorità alle nuvole.
Vuoi per la stanchezza, vuoi per le fastidiose pietre, ma Alessia perde l’equilibrio, finendo a terra.
“Siamo arrivati” penso dentro di me, preparandomi per l’imminente pianto e le spiacevoli conseguenze.
Fortunatamente, scrollandosi un po’ di polvere dagli abiti, sembra non accusare particolari problemi, ha solo qualche leggero segno alla gamba destra che, celando la mia fretta, le suggerisco dolcemente di pulire porgendole una salvietta imbevuta.
Pochi minuti e siamo nuovamente in marcia, mi offro di tenerle la mano, cosa che accetterà solo per qualche minuto, mal sopporta la mia eccessiva sudorazione.
Le abitazioni del paese sono sempre più vicine, ma inesorabile il display del mio orologio segna che mancano pochi minuti alle 15,00.
“Dai che ce la facciamo” la incito, e intravedendo il prossimo asfalto le domando se è in grado di fare una corsetta.
“Sicuro” mi risponde sincera “ma non qui sul sentiero”.
Attraversiamo così velocemente la provinciale e dopo aver superato il piccolo ponte le comunico soddisfatto che ce l’abbiamo fatta, e che è stata bravissima; sono le 14,58 abbiamo anche il tempo di rinfrescarci un poco con le salviettine che porto sempre con me, mentre lei osserva dispiaciuta un piccolo pettirosso morto sotto una tettoia.
Alle 15,10 siamo a bordo del torpedone che strombazzando prima delle curve più strette in circa 20 minuti ci condurrà a Marciana, dove ripongo in auto lo zaino, e dopo aver indossato le felpe, ci tuffiamo nella piacevole festa d’autunno che è stata organizzata nella gremita piazza del paese, un panino con la salsiccia ce lo siamo proprio meritato!
Per gli amanti dei cani: rassicuratevi, Alì è stato ritrovato esausto il giorno stesso dal suo padrone.
Per gli amanti di trekking: solo scaricando i dati dal gps mi sono reso conto che mia figlia ha percorso 11 chilometri abbondanti.
Brava!!!
Max
Max