mercoledì 28 maggio 2008

GR20 - 2008

Da Col de Verde al Rifugio Paliri.

Come potevo non continuare il “mio GR20” dopo averlo abbandonato in una calda giornata di maggio a Col de Verde?
Quelle ore sudate a supplicare un passaggio sono tuttora un ricordo indelebile e così, probabilmente per scongiurare il ripetersi di situazioni analoghe, per questa mia terza edizione propongo a Gian Luca, un amico dei tempi di scuola e soprattutto abile marciatore, di continuare il GR fino a Col de Bavella.
Sarei più contento fino al Paliri… ma i giorni di ferie sono contati ed inoltre le condizioni meteo per le date a nostra disposizione non promettono nulla di buono.
E Mauro, il compagno della mia prima edizione?
Avrebbe tanto voluto essere con noi, ma per insormontabili motivi personali ha dovuto rinunciare; …spesso la scelta giusta è la più difficile.


23 maggio 2008
Sbarcati dal traghetto della Corsica Ferries con ancora in bocca il sintetico sapore del pranzo consumato a bordo (per guadagnare tempo), ci dirigiamo subito verso Solenzara.
La D 198 corre veloce lungo la costa orientale, la lasciamo per la D 268, considerata una delle strade più belle della Corsica (confermo!) ed in poco più di 2 ore siamo nel parcheggio di Col de Bavella.
Sono le 15,10, il luogo è incantevole, mecca di arrampicatori ed escursionisti per le pareti di granito che si ergono tutte intorno come maestose torri.

Parcheggiamo il mio Discovery e caricato lo zaino nell’agile Micra di Luca, scendiamo verso Zonza, quindi Quenza ed Aullene.
La massiccia presenza di maiali lungo la strada ed il fondo a tratti sconnesso indubbiamente ci rallentano, e l’oretta di viaggio da me preventivata, si raddoppia inesorabilmente.
Giungiamo al Relais S. Petru di Col de Verde che sono gia passate le 17,30.
La mia premura (avevo prenotato 2 letti il giorno prima della partenza) si rivela superflua, siamo solo in 3 escursionisti e lo scanzonato gardien che parla abbastanza bene l’italiano, per 33 euro oltre ad una doccia calda, ci offre letto, cena ed una Pietra (12 + 18 +3).
Ci corichiamo poco dopo le 21 sperando che le previsioni meteo per domani siano clementi.


24 maggio 2008
La sveglia è alle 5 del mattino, ma grazie al mio pessimo sonno ed all’intermittente russare di Luca prima delle 3 sarei già pronto per alzarmi.
Una rapida colazione ed alle 5,45 siamo già in cammino lungo un bel tratto di quasi 5 km in cui non posso fare a meno di scattare qualche foto.
Tranne l'ultimo pezzo, una costante salita di circa 2 ore, con cui raggiungiamo il rifugio dei Prati; il nome non poteva essere più appropriato, il paesaggio è bellissimo e mi complimento con il gardien per come è tenuto il rifugio.

Breve sosta per alleggerire il vestiario e via verso punta Cappella dove sfioriamo i 2.000 metri; pienamente appagati dalla salita (più che appagati, esausti) finalmente scendiamo fino ai 1.525 di bocca di Laparo; punto di incrocio con il Mare a Mare Centro, così ne approfitto per controllare sulla mappa la giusta direzione da prendere, e rabbrividisco nel constatare che purtroppo ci aspetta un’altra bella scarpinata fino ai 1.954 di punta Bianca.
Ci sembrava di aver già dato abbastanza, e rimpiangendo l’amico Mauro comodamente seduto nel suo studio a Portoferraio, lentamente ci prepariamo all’ennesima fatica.
Sono le 13,40, dopo praticamente 8 ore di cammino e 16,7 chilometri, arriviamo sfiniti al’Usciolu.
Per noi è arrivato il momento della doccia con l’urlo, come la chiamo io, sopravviviamo così increduli alla sferzata ricevuta dal freddo dell’acqua, e sorprendentemente rivitalizzanti ci mettiamo a lavare l’abbigliamento intriso di sudore.

Il rifugio non è in una posizione delle migliori, e l’area circostante ricorda più un accampamento nomadi.
In compenso dal gardien sembra si possa acquistare di tutto, un po’ il vecchio Bing di Alan Ford… è perfino possibile comprare cartoline postali, che come specificato dal un piccolo cartello, verranno recapitate il mattino seguente!
Chi cibo, chi pane fresco, chi perfino un paio di scarponi da trekking, sembrano tutti attratti dal questo personaggio, che imperturbabile nel suo trafficare, rallegra l’atmosfera con una successione continua di brani musicali corsi.

Prima delle 19 ci mettiamo ai fornelli, ormai il rifugio è al completo, ed alcune tende, preventivamente montate da “Bing”, attendono gli ultimi arrivati.
La cena comprende un abbondante piatto di spaghetti al tonno e pomodoro, che gustiamo con piacere, mentre i nostri abiti asciugano tesi sopra la stufa della cucina a causa dei continui capricci fra sole e nuvole.

Nel ringraziare la moglie per il sugo, le note caratteristiche della giornata sono state il vano tentativo di Luca di estrarre dal suo zaino l’abbigliamento dimenticato a casa, (trascorrerà l’intera avventura senza nemmeno un cambio di abiti), ed il mio di cercare di sbloccare l’intestino pigro.

Veramente stanco verso le 21 vado a letto, per il mattino seguente la sveglia è alle 5,30, per Usciolu – Asinau.


25 maggio 2008
Sufficientemente rivitalizzato dal sonno, veniamo svegliati da escursionisti più mattinieri di noi e così prima delle 5 siamo già in piedi.
Stavolta con più calma ci concediamo una piacevole colazione, per me una tazza di té con biscotti e miele.

La tappa giornaliera non è certo semplice, circa 16,5 chilometri e c’è da superare gli oltre 2.000 metri del monte Incudine.
Lasciato l’Usciolu, saliamo per poi zigzagare sulle creste sferzati da un forte vento di scirocco (presumo) che comunque fin ora ci ha tenuto lontana la pioggia.
Dopo circa 2 ore, finalmente abbandoniamo le creste per addentrarci nel verde di quello che poi diventerà l’altopiano di Coscione.
Luogo idilliaco attraversato da piccoli ruscelli e riparato dal vento, sembra proprio di essere in un altro mondo.

Approfittiamo di un piacevole ruscello per la foto di rito e soprattutto per mangiare un boccone mentre il cielo comincia a scurirsi con estrema velocità.
Poco dopo dei tuoni in lontananza, ci allertano su quello che nel giro di minuti diventerà un bel temporale.
Giusto il tempo di indossare le giacche e montare il copri zaino che si scatena l’inferno; pioggia e grandine, tuoni e fulmini, camminare in quella situazione non mi è affatto piaciuto, anche perché gli alberi sono ottimi parafulmini e passarci vicino non è certo salutare…
Fortunatamente dopo circa 15 minuti, più che sufficienti comunque ad inzupparci per bene, la pioggia diminuisce sensibilmente.

Attraversiamo un bel ponte in legno sorretto da cavi d’acciaio su quello che ritengo il ruscello Forcinchesi ed iniziamo la lenta salita verso il monte Incudine incrociando una coppia di francesi, ormai non piove più.
Oltrepassiamo le rovine di quello che resta del rifugio Pedinielli, un rifugio privato la cui costruzione evidentemente non è stata molto gradita….

L’ascesa si fa sempre più dura e ben presto la vegetazione cede il posto a pietre e roccia; il nostro lento procedere è alternato da brevissime soste, giusto il tempo di uno sguardo al percorso fatto e fare un respiro più lungo.

Attraversando con attenzione, per il forte vento, vari tratti di neve, raggiungiamo la vetta dove la croce, caduta su un fianco, è stata sconfitta dalle forze della natura.
Siamo a 2.134 metri di altezza e sotto di noi il rifugio dell’Asinau è solo un piccolo rettangolo fra pietre.
Certi che la fatica sia finalmente finita cominciamo felicemente la discesa verso il rifugio.
In effetti il primo tratto sempre lungo la cresta non riserva particolari sorprese, ma una volta lasciata, comincia il dramma.
Sono le 12,30 e mi ci vorrà poco più di un’ora per percorrere il più schifoso, duro e pericoloso tratto di GR che abbia mai fatto.
1.600 metri di ripide rocce bagnate, dove scivolare e farsi male à veramente facile; mi ostino a seguire le “balise” benché il lato destro, da dove è sceso Luca, sembri migliore.
Alle 13,40 ci ricongiungiamo al desolato rifugio con le gambe doloranti e piuttosto alterati, almeno per quanto mi riguarda.
Per la mancanza del gardien e l’inciviltà di chi ci ha preceduto la sporcizia regna sovrana e non è certo motivo di entusiasmo, come non lo sono le galle formatesi nei piedi di Luca ed il dolore della mia spalla destra.

Mentre pulisco l’unica pentola disponibile decidiamo di concederci un po’ di riposo ed un buon piatto di spaghetti con gli ultimi pomodorini veraci rimasti.
Trascorrere il resto della giornata in quel luogo non ci alletta affatto, così decidiamo di proseguire per Col di Bavella, dove anche se arriveremo in serata, abbiamo lasciato la mia auto.

Ricaricate parzialmente le pile grazie al buon pasto consumato ed al caldo sole, forse sottovalutando la distanza che ci separa da Bavella, riempiamo le borracce ed alle 15,26 riprendiamo il cammino.
Ancora discesa fra pietre e stranamente pochi segnali fino al guado di un piccolo ruscello che attraversiamo con estrema concentrazione.
Peccato che subito dopo non presto attenzione al fatto di avere la suola bagnata e così, scivolando su una roccia, volo a terra fortunatamente senza troppi danni.

La morfologia del sentiero per fortuna, ci consente un’andatura abbastanza sostenuta, almeno a tratti, così ne approfittiamo ed in 1 ora e 10 arriviamo al bivio con la variante alpina, che benché consigliata per la bellezza ed oltretutto più breve, evitiamo; per oggi di salite e discese ne abbiamo abbastanza.
Curioso, quindi, l’incontro con tre escursionisti probabilmente alla loro seconda tappa, ci descrivono il cammino fino a Bavella come un’interminabile odissea di molte ore; non prendo ovviamente in considerazione il loro avvertimento e sogghignando, piuttosto, penso a dove dovranno passare loro, specialmente domattina lasciato l’Asinau…

Il tempo passa ed il sentiero non sembra terminare mai, ma non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci, la meta è Bavella ed è li che arriveremo.
Come preannunciato dalla lettura della mappa IGN, l’ultimo tratto di quasi 2 km è in salita, la ciliegina sulla torta!
Ore 19,20 stanco ma euforico per la grande prova portata a termine mi concedo perfino una foto ricordo a pochi metri dall’asfalto, oltre il quale c’è parcheggiato il mio Discovery.
Ora dobbiamo solo sperare di trovare un letto in qualche gite.

Il primo tentativo è un fiasco, ma proseguiamo la ricerca fino all’Auberge du Col de Bavella, dove oltre a due confortevoli letti ed una fantastica doccia calda, per cena ci viene cucinata anche una deliziosa zuppa.
Non ci posso credere, proprio quello che desideravo!
In assoluto il gite migliore in cui ho soggiornato, pulito ed accogliente, per 32 euro offre la mezza pensione; divideremo la camera con altre 4 persone.

26 maggio 2008
Colazione alle 7 ovviamente con pane e marmellata, quindi, grazie al lungo cammino di ieri, stamani arrivare al Paliri sarà una breve passeggiata.
Con lo zaino notevolmente alleggerito, impieghiamo circa 1 ora e mezzo per percorrere il breve tratto di 4,3 chilometri di sali e scendi a cui ormai siamo abituati.
Il rifugio è indubbiamente il più bello fra quelli visitati e benché il gardien sia assente, è tutto in ordine; la posizione nel verde a ridosso di un alta parete di roccia poi, è eccezionale.
Qualche foto, approfitto del bagno grande e via si torna a Bavella.
Il nostro trekking si conclude prima delle 11,00 e data la calda giornata pranzare in riva al mare, magari dopo un bel bagno rinfrescante ci sembra proprio un’ottima idea.

Prima di mezzo giorno siamo già in spiaggia a Solenzara, e dopo il primo bagno della stagione una fantastica salade exotique alla Voile Rouge, un bel ristorante-pizzeria sul mare, corona i nostri sforzi.
Meglio di così non poteva finire!

Torniamo tranquillamente nel pomeriggio a recuperare l’auto di Luca a Col de Verde, decidendo di avvicinarci a Bastia via Corte.
Passeremo la notte a San Martino di Lota, un piccolo paesino a pochi minuti dal porto da dove l’indomani il traghetto ci riporterà a Livorno.

Prima della partenza dall’Elba non avrei mai pensato di riuscire a fare tanta strada in solo 2 giorni e mezzo (52,4 km).
Il secondo giorno poi, abbiamo camminato per circa 12 ore e 27,1 chilometri!
Sono veramente soddisfatto, e nello scrivere questo diario ricontrollo l’irritazione delle mie spalle, non è stato un sogno!

In un continuo sali scendi, fra vette e boschi il GR20 non ti permette di mollare; la sua bellezza è la mia forza!

Max.