domenica 13 marzo 2016

Trekking del 13 marzo 2016


Sono circa le 7,20 quando mi accorgo di una chiamata senza risposta sul cellulare; è Mario, lo richiamo subito.
"Pensavo fossi già partito" Mi risponde.
"No, sono ancora in casa, mi sto preparando, ci troviamo alle 8.00?" Gli propongo.
"Va bene".

Così partiamo insieme verso monte Perone, con l'intenzione di valutare lo stato del sentiero 7 ma soprattutto del 90.
Parcheggio la Land Rover nella piacevole area ai margini della provinciale, sono le 8,38 ed un vento freddo da nord in pochi secondi mi ghiaccia le mani; meno male che indosso la giacca pesante.

Non ostante il primo tratto in salita del sentiero 5, sarà solo dopo aver imboccato il 7 che avremo un po' di riparo dal freddo.
Circa una mezz'ora di marcia ed ecco il primo pino di traverso, troppo grosso, possiamo solo scavalcarlo.

Avanziamo su un fondo dissestato dai cinghiali per altri quindici minuti circa ed eccoci al secondo sbarramento; stavolta decisamente più alla nostra portata, dal momento che siamo muniti solamente di sega e forbici da pota.
Pochi minuti e liberiamo il cammino dalle fronde.

Prima di raggiungere Masso alla Quata, il terzo albero sdraiato ci obbliga ad aggirarlo, come del resto fanno da molti mesi tutti gli altri escursionisti.

Alle 9,30 abbandoniamo quindi il 7 per affrontare il 90.
Più o meno è nelle solite condizioni, scarsa segnaletica, trascurato e moderatamente chiuso dalla bassa vegetazione.
Saliamo lentamente sferzati da un vento che cresce costantemente di intensità.
A circa metà salita raggiungiamo un escursionista solitario, Gabriele scoprirò poco dopo, grazie all'innata capacità di Mario di socializzare.
Così continueremo insieme l'ascesa fino alla vetta delle Calanche, dove per la forza del vento, diventa sempre più difficile mantenere l'equilibrio.

Solo avvicinandoci a Malpasso, dalla pietosa segnaletica principale, freddo e vento ci concedono un po' di tregua; decidiamo di continuare così sul versante nord con il sentiero 5 e passare poi sul 2, ma non prima di trovare altri due pini di traverso.

Il 2 non è messo male, anzi, pare sia stato oggetto di manutenzione almeno fino al 6; sufficientemente ampio, non necessita nemmeno di energici interventi nella segnaletica.
Passati su un più riparato e soleggiato 6, il caldo comincia a farsi sentire, ma evitiamo di alleggerire l'abbigliamento, nei tratti in ombra il vento ci ricorda che il fresco non è ancora finito.

Raggiungiamo quindi il bivio con il 125.
"Dritto o saliamo?" Domando a Mario.
"E' uguale, fai te" Mi risponde.

"Allora 125, preferisco salire che fare l'asfalto della provinciale 37 per tornare all'auto" Inoltre nutro un apprezzamento particolare per questo sentiero e quando posso lo percorro sempre volentieri.

Impiegheremo quasi mezz'ora, compreso il tempo per rimuovere l'ennesimo pino marcio caduto, incrociando nuovamente Gabriele che ci aveva lasciato quando eravamo passati sul 2.
Per raggiungere l'auto lui ha optato per l'asfalto.

Noi invece sul 5 ci torniamo alle 12,04 e ci serviranno circa cinquanta minuti per tornare alla partenza per colpa di altri quattro alberi che intralciano il passaggio:
Per uno niente da fare, troppo grosso, ma gli altri tre riusciamo bene o male a toglierli dal sentiero.

Una succosa arancia prima di montare in auto ed avviso la moglie che sto rientrando.
L'uscita odierna?
Poco più di 10 chilometri in quattro ore abbondanti, decisamente una media bassa, ma fra interventi di "potatura" e condizioni meteo è andata ottimamente.

Max