Terza escursione in Val D'Orcia.
Per stamani ho scelto un anello con partenza/arrivo da Bagno Vignoni e leggendo della sua particolare bellezza, prima di iniziare l'escursione, scendo nel centro storico per scattare alcune foto con una luce decisamente migliore di quella che troverò al mio arrivo, l'orario inoltre mi dovrebbe consentire di evitare turisti, così sarà!
Soddisfatto per la saggia decisione, mi metto in cammino alle 8,10 seguendo la traccia che anche per oggi ho scaricato nel gps.
Pochi minuti è scopro di essere lungo la Via Francigena, per l'esattezza sto procedendo verso Canterbury e la cosa devo ammettere mi rallegra ed ovviamente giustifica la presenza di vari escursionisti.
In 25 minuti raggiungo il castello di Vignoni o Vignoni Alto, devo ammettere bellissimo anche questo per conservazione, decoro e pulizia.
Già entusiasta dalla breve esperienza "medievale" proseguo momentaneamente il cammino verso San Quirico, sempre lungo la VF che abbandonerò dopo un chilometro per girare a sinistra (sud ovest) e seguire le indicazioni per Ripa d'Orcia.
Nel silenzio della campagna toscana un'inaspettato rumore mi fa alzare lo sguardo, è un parapendio a motore che si sta avvicinando, proseguendo ne scorgerò altri.
Alle 9,34 raggiungo il bivio per Ripa d'Orcia, non ricordo ciò che ho letto al riguardo e devo ammettere sono indeciso sul percorso da fare.
Guardando il gps deduco che il tratto andata e ritorno per Ripa d'Orcia non dovrebbe portarmi via troppo tempo, quindi decido di andare a visitarlo.
Pochi minuti è mi convinco che è stata la scelta giusta, un castello immerso nel verde appare alla mia vista.
Arrivo al cancello d'ingresso è aperto, ma esito un momento prima di entrare, pare sia proprietà privata.
Ho già rinunciato a Montelifré, stavolta faccio lo gnorri ed entro.
A differenza dei precedenti, il piccolo borgo medievale pare versi in una sorta di abbandono, numerosi cartelli e transenne vietano l'ingresso e l'erbaccia ne ha invaso la viabilità interna.
Un vero peccato poiché l'opere murarie sembrano un buon stato di conservazione, scoprirò poi che il castello fu restaurato nel 90' e destinato a fini turistico alberghieri.
Aggiungerei con scarsi risultati...
Torno così indietro ed in circa dieci minuti sono nuovamente al bivio incontrato in precedenza.
Stavolta piego a sinistra per Rocca d'Orcia.
Un tratto piuttosto sconnesso nella macchia mi fa scendere decisamente di quota, immagino che mi sto avvicinando al fiume.
Infatti ben presto sono sulla riva dell'Orcia, scatterò diverse foto ad un vecchio ponte di collegamento decisamente fuori uso, quindi dopo aver scrutato a destra e sinistra, decido di attraversare.
Il buon senso mi suggerisce di togliere scarponcini e calze, attraversare dove il livello dell'acqua sembra relativamente basso ed una volta sull'altra sponda, attendere quei dieci minuti per far asciugare i piedi.
Sarà proprio la prospettiva di quest'attesa a farmi prendere la stupida decisione di tentare la sorte.
"Con un pò di attenzione posso riuscirci".
Così con l'aiuto di un bastone inizio a guadare il corso d'acqua (relfex al collo).
Dedico troppa attenzione a dove poggiare il piede sinistro che fa strada quando mi rendo conto di avere messo il destro nel punto sbagliato: scarponcino pieno d'acqua!
Una volta sulla riva opposta, sosta obbligatoria per strizzare il calzino...
Adesso la vocina di prima mi sta dicendo: "Te l'avevo detto che era meglio togliere le scarpe...".
Pazienza, affronterò la successiva lunga salita accompagnato dalla fastidiosa sensazione di poltiglia umida.
Meno di cinquanta minuti, sosta snack compresa, e raggiungo le mura di Rocca d'Orcia.
Entro nel borgo dalla porta d'ingresso sulla destra e ne attraverso lenatmente i vicoli.
La perfetta fusione fra passato e presente mi regalano subito una piacevolissima sensazione di accoglienza.
Descriverò una sorta di cerchio soffermandomi sotto la torre di Tentennano unica fortezza della Val d'Orcia a non essere mai stata espugnata con la forza.
Soddisfatto della visita riprendo il cammino (finalmmente in discesa) ma farò meno di un chilometro perché è ora di pranzare.
La sosta all'ombra di un olivo mi ruberà solo una dozzina di minuti, quindi riparto.
Successivamente la traccia mi obbliga a passare lungo il margine di un campo mietuto da poco, non è certo l'ideale in quanto non riesco a vedere dove metto i piedi...
Procedo così con prudenza vorrei evitare di prendere una storta.
Finalmente riprendo un sentiero, attraverso un piccolo corso d'acqua e raggiungo un ponte stradale della Cassia in corrispondenza del torrente Onzola.
Purtroppo anche in questo caso la traccia da seguire si perde in un campo ma a differenza del precedente in questo la mietitura non è ancora stata fatta e camminare in mezzo all'erba non mi ispira affatto.
Dopo un breve tentativo, rinuncio e percorro a ritroso il letto del torrente fino a ritornare sotto il ponte.
Esaminata la mappa decido di seguire uno sterrato sulla destra, ritengo di potermi collegare successivamente alla traccia.
Così sarà.
Una volta sull'asfalto riconosco il tratto già percorso in auto per raggiungere Bagno Vignoni, rincuorato so di essere vicino all'arrivo.
Rientrerò in paese alle 13,15 diciotto i chilometri percorsi, proprio un bell'anello!
Max