mercoledì 11 dicembre 2019

Trekking del 11 dicembre 2019 - anello di Monserrato


Breve escursione pomeridiana nella zona del Monserrato a Porto Azzurro.
Senza avvisare l'amico Pasquale (spero non me ne voglia) decido all'ultimo momento di percorrere il sentiero del Santuario.

Lasciata l'auto vicino al "nonno Pino" mi dirigo così verso l'edificio sacro, quindi proseguo a salire per rendermi conto dello stato della corda posizionata qualche anno fa per superare un breve tratto piuttosto ripido.

Le informazioni fornitemi da Pasquale si rivelano esatte (non avevo dubbi) la corda non è in cattivo stato, purtroppo è seccato il giallone a cui è fissata e benché abbia un rinvio su un pruzzolo (alaterno) su cui si scarica buona parte della trazione è stato giustamente posizionato un fittone di acciaio nella roccia, dovrà essere il nuovo ancoraggio.
Al riguardo suggerisco di usare un 30 centimetri di catena per evitare che la corda, se legata al fittone, sfreghi nella roccia.

Supero comunque agevolmente il tratto in questione e proseguo nel sottobosco fino a raggiungere senza problemi l'intersezione con il sentiero 205.

Giro ovviamente verso sud (a sinistra) in direzione della croce, fino al punto in cui il 205 piega ad est scendendo repentinamente e dove mi aspettavo di trovare il palo in attesa di segnaletica preannunciatomi sempre da Pasquale; stranamente lo vedo conficcato a circa una trentina di metri dall'intersezione fra il 205 ed il neo 218 in direzione di quest'ultimo...

Salito sullo sperone di roccia noto immediatamente che è stato posizionato un cavo di acciaio di sicurezza sul versante sud, lavoro decisamente ben fatto.

Scendo quindi sempre seguendo il 218 fino a raggiungere il 225 con cui torno all'auto in meno di un ora e mezzo.

Bella passeggiata, fantastici colori.

Max

domenica 1 dicembre 2019

Trekking del 1 dicembre 2019 - m. Giove


Al ritrovo di Portoferraio delle 8,30 non abbiamo dato molta importanza alle condizioni meteo,  la prossima volta mi ricorderò di farlo...

Ognuno ha il suo programma, accettiamo quello proposto da Massimo di andare sulla vetta del Giove (inizialmente doveva essere il Capanne, ma fortunatamente le nubi basse lo hanno escluso).

Parcheggiamo poco sopra la fortezza pisana ed alle 9,20 iniziamo a salire.
Una volta imboccato il sentiero 110, le prime ostruzioni, alcuni pini caduti intralciano il passaggio.

Avvicinandoci alla sommità del Giove, il vento diventa sempre più forte, facciamo veramente fatica a tenerci in equilibrio ed il passaggio fra i massi di granito richiede molta attenzione.

Contrariamente al nome, avvicinandoci a Serra Ventosa fortunatamente troveremo un po' di riparo dal forte scirocco.

Raggiunta la Madonna del Monte, resto estremamente stupito nel vedere il solito esile rigagnolo d'acqua uscire dalla fonte, dopo un novembre a dir poco copioso di pioggia  mi aspettavo un bel getto vigoroso, evidentemente c'è qualcosa che non va.

Percorrendo quindi buona parte della via Crucis, ritorniamo all'auto dopo aver percorso oltre 6 chilometri.

Non contenti dell'escursione, rientrati a Portoferraio, Mario ed io andiamo a visitare una bellissima fornace per la calce in zona Colle Reciso. 



di seguito una precisa esposizione trovata sul web:


... In basso al centro, si trova l'ingresso di alimentazione del fuoco, con un'apertura ad arco, circondata da file di mattoni e pietre.
L'interno, parzialmente interrato, appare a pianta circolare, le pareti sono rivestite di pietre  refrattarie...

Come materia prima per la produzione di calce, venivano utilizzate pietre calcaree ed il legname della macchia per il procedimento di cottura.
La produzione di calce avveniva mediante la cottura delle pietre ad alte temperature, garantendo un calore costante di circa 800-1000 gradi.
A tali temperature il carbonato di calcio, in esse contenuto, reagendo col calore, liberava anidride carbonica e il prodotto che si otteneva era l'ossido di calcio (CaO) o calce viva.
Per ottenere tale risultato occorreva sapientemente caricare la fornace con le rocce da cuocere, una delicata operazione che richiedeva esperienza e maestria.
Si iniziava coll'introdurre all'interno i primo blocchi di pietra, incastrati in maniera concentrica, ma permettendo di ricavare alla base una camera, che costituiva la zona di alimentazione del fuoco, dove venivano introdotte le 'fascine' e il legname occorrente.
Si procedeva quindi continuando ad inserire le pietre dall'apertura della sommità della fornace, con l'accortezza di lasciare all'interno, fino al margine della cupola di pietre, alcuni interstizi per la circolazione dei gas e del calore.
Era indispensabile che forno venisse alimentato continuamente, giorno e notte e a tale scopo si adoperava il legname già reperito dalle macchie vicine.
L'operazione di cottura delle pietre poteva protrarsi anche per una settimana, garantendo il controllo costante della temperatura intorno agli 800-1000°.
Per far ciò occorreva disporre di circa 1 quintale di legname per ogni quintale di calce ottenuta.
Durante le fasi di cottura delle pietre, era indispensabile la costante presenza di diverse persone esperte che si alternassero, stando sempre attenti a saper intuire quando la cottura delle pietre fosse ultimata.
Gli impercettibili segnali da valutare, potevano essere il diverso colore delle fiammelle e del fumo sprigionato o l'odore sulfureo che usciva dalla sommità della fornace.
Si poteva perciò passare alla fase di 'raffreddamento', che avveniva in maniera graduale e naturale, lasciando le pietre all'interno della fornace stessa, tenuta ancora chiusa per diversi giorni. Una volta estratte, le pietre si presentavano molto friabili, più chiare e porose e ridotte di volume fino al 40%.
Potevano essere vendute direttamente così o passare alla fase di immersione in vasche d'acqua, dove per reazione, per il forte sviluppo di calore, si otteneva il 'grassello' o 'calce spenta', una pasta densa e omogenea, per ottenere la malta.
Era richiesto anche il 'latte di calce' una sospensione biancastra, che aggiunta a una percentuale d'acqua del 20-30%, era impiegata per la tinteggiatura dei muri.
Infine si adoperava la calce anche per modificare il PH dei terreni, come anticrittogamico e per la medicazione delle piante.
Il metodo di costruzione delle fornaci da calce, nonché il modo di cottura delle pietre stesse, sono rimasti invariati nel tempo, fin dall’epoca dei Romani.

Da: La 'arrozza del Gambini" che ringrazio.

Max

sabato 9 novembre 2019

Trekking del 9 novembre 2019 - Promontorio dell'Enfola


Le condizioni meteo decisamente proibitive, rischiavano di farmi rinunciare all'escursione, fortunatamente nel primo pomeriggio la pausa della pioggia mi ha concesso di improvvisare una breve ma piacevolissima passeggiata in uno dei luoghi cult dell'isola, ovvero il promontorio dell'Enfola.

Grazie al sentiero 208 che ne descrive il periplo, regala scorci incantevoli di gran parte della costa nord occidentale dell'isola.

Il percorso, adatto a tutte le età, attraversa inoltre vecchie strutture e bunker bellici che costituivano la batteria antinave "Lodovico de Filippi", dotata in origine di 5 cannoni 152/45, fu luogo di duro scontro con gli incursori francesi del Bataillion de Choc durante l'Operazione Brassard il 17 giugno del 1944.

Lasciando il veicolo al parcheggio vicino la spiaggia, in circa un ora e mezzo si riesce a completare l'intero percorso di circa 4,5 chilometri, incluso il tratto che porta alla punta del promontorio.

Max

sabato 2 novembre 2019

Trekking del 2 novembre - anello chiesa San Giovanni


In questa mattinata tipicamente autunnale, decido di descrivere un anello partendo dal sentiero 124 lungo il versante sud della provinciale di monte Perone.

Parcheggiata l'auto, alle 9,19 mi metto in marcia sull'ampio sterrato, almeno per i primi 600 metri circa, poi avvicinandomi al romitorio di San Saverio, assumerà le più strette dimensioni di sentiero.
Al momento il suo tratto finale, più esposto alla chiusura da felci e rovi è ancora percorribile senza particolari ostruzioni.

Raggiungo così il neo 119 (ex 5), e dopo altri 800 metri abbondanti scavalco l'asfalto per proseguire in direzione di monte Maolo.

Al bivio con il sentiero 107, tengo la sinistra su quest'ultimo.
Per i primi 300 metri, tranne qualche felce più invadente, niente di particolare da segnalare, poi un grosso pino ostruisce il cammino; a dirla tutta è già stata creata un'alternativa a valle, ma la rimozione della pianta la ritengo doverosa.

Alle 11,21 sono sotto Masso alla Quata, l'ultimo centinaio di metri era in buona parte chiuso dalle felci.
Continuando a scendere mi imbatto in un leccio di traverso al sentiero, anche in questo caso lo si può aggirare, ma tagliarlo sarebbe meglio...

Attraverso le Piane al Canale e proseguo la discesa con il 107.
Al bivio con il 124 (ex 7A) svolto a sinistra per riprendere leggermente a salire fino a raggiungere la suggestiva chiesa di San Giovanni.

Altri 200 metri di asfalto e salgo in auto, comincio ad avvertire una certa umidità dal momento che le sporadiche gocce d'acqua hanno lasciato il posto, da almeno un quarto d'ora, ad una pioggerella decisamente più insistente.

Tre ore e dieci per descrivere questo anello di 9,4 km.

Max

lunedì 7 ottobre 2019

Trekking del 6 ottobre 2019 - Silos dell'Innamorata


Bellissima giornata, quasi estiva, ne approfitto per riprendere le mie escursioni domenicali.

Lascio l'auto lungo l'asfalto che da Capoliveri porta verso la Tenuta delle Ripalte, sono già le 8,40.
Inizialmente l'intenzione è di seguire i sentieri paralleli alla strada e raggiungere il museo Vecchia Officina, ma strada facendo, la vista dell'attraente spiaggia dell'Innamorata, mi riporta alla mente l'intenzione di visitare i vecchi silos di fronte alle Gemini.

Così con il tratto finale della cessa dell'Asta, attraverso l'asfalto e continuando sempre dritto scendo fino a quello che porta alla spiaggia.
A poche decine di metri, scorgo l'imbocco di un sentiero, è privo di segnaletica, ma qualcosa mi dice che mi condurrà verso i silos.
Così è.

Era da molto tempo che non li visitavo e devo ammettere che sono rimasto veramente sorpreso dalla grandezza della struttura.
L'imponente muro di contenimento, benché accerchiato dalla vegetazione, meriterebbe sicuramente più riguardo, come del resto i ruderi degli edifici adiacenti. 
Ma guai a tagliare un po' di macchia, peccato mortale!

Indubbiamente la zona è oggetto di visite, lo dimostra il fondo del sentiero ed il fatto che sia sufficientemente percorribile e non particolarmente chiuso dalla vegetazione.
Spenderò quasi mezz'ora a fotografare e filmare la vecchia area mineraria.

Proseguo quindi il cammino ritornando sull'asfalto in direzione del sentiero del ferro.
In venti minuti raggiungo il trincerone e mantenendomi sulla destra, scendo nella vasta area del Vallone Basso superato da numerosi bikers non curanti dei danni provocati dalla pioggia al fondo del sentiero.

Casualmente non sono l'unico escursionista, e la vicina spiaggia del Cannello è letteralmente presa d'assalto da stranieri e bagnanti.
La attraverso rimpiangendo di non avere il costume per andare a visitare i silos di Punta Rossa, giusto per non fare torti a nessuno...

Sono passate da poco le dodici, è ora di rientrare.
Salgo quindi fino al museo e continuando a salire, raggiungo l'anello alto,  ne percorro 1,6 km e con la discesa nella valle di Fosco, concludo la lunga passeggiata di quasi 19 chilometri.

Max

domenica 14 luglio 2019

Trekking del 14 luglio 2019: Viticcio - Guardiola


Stamani breve passeggiata partendo da Viticcio.

Parcheggiato lo scooter, alle 8,18 ripercorro per circa 150 metri l'asfalto della provinciale fino all'imbocco sulla destra di una ripida salita.
Fatti circa 250 metri, proseguo lungo un vecchio sentiero con cui mi collego al 248.

Cammino spedito lungo l'ampio sterrato, quando un forte quanto sgradevole odore colpisce le mie narici.
Con un rapido sguardo individuo presto la causa di quel fetore, la carcassa gonfia dal caldo di quello che pare un grosso cinghiale circa 15 metri sotto strada.

Non ho alcuna intenzione di avvicinarmi, l'odore nauseabondo è un efficace deterrente, proseguo così il cammino.

Raggiungo l'asfalto del Capannone, sarei tentato di proseguire con il 248, ma so che andrei incontro a ragnatele e tratti in chiusura, mantenermi bordo strada fino alla chiesina della Lamaia mi pare la soluzione migliore.

Dopo circa 1,7 chilometri di asfalto, imbocco così via della Cicala, breve tratto in salita e poi tutta discesa fino al sentiero panoramico che si snoda lungo costa.

Supero le incantevoli spiaggette di Porticciolo e Lamaia, immortalando più volte un tecnologico veliero alla fonda nel golfo.

Attraverso il vecchio bunker bellico fortunatamente aperto, (da anni dominio dell'hotel Hermitage) raggiungo l'affollata spiaggia della Biodola.

Quindi Scaglieri e percorrendo il sentiero 249 ritorno al Viticcio in circa 3 ore dopo aver percorso quasi 12 chilometri.

Max

lunedì 24 giugno 2019

Trekking del 16 giugno 2019 - Amandolo day


Domenica 16 giugno, all'agriturismo Amandolo va in scena una giornata dedicata alla natura ed all'enogastronomia elbana, impossibile mancare!

E' inoltre programmata un'escursione per le 10,30, ma come spesso accade, preferisco partire prima ed in solitario, per poter decidere il percorso a mio piacimento.

Così alle 8.34 mi incammino verso cala Mandriola, quindi fatti circa 900 metri, inizio a risalire lungo una strada privata per congiungermi alla GTE; seguendo quest'ultima ritorno all'ingresso dell agriturismo alle 9,14.

Proseguo sulla GTE, salgo su monte Grosso ed attraverso i pochi metri di asfalto della Parata, alle 10,38 abbandono la GTE all'Aia di Cacio, per scendere al eremo di Santa Caterina, aperto come il giardino.

Peccato per il tratto sempre in chiusura (una trentina di metri) che costeggia la recinzione.
Raggiungo l'asfalto della Parata alle 11,04, tenendo la sinistra mi incammino verso monte Giove ed una volta raggiunto il bivio, scendo verso il laghetto delle Conche, benché quasi prosciugato (adesso ha le dimensioni di una grossa pozzanghera, scatto con piacere alcune foto, il colore dell'acqua è sempre di un rosso intenso.

Continuo in direzione Puppaio, quindi salgo verso il Termine e seguo il sentiero 200 (San Bennato) poi sfruttando il passaggio pedonale attraverso il camping Elbadoc raggiungo l'asfalto della Parata; poche centinaia di metri e sono al ristorante dell' Amandolo dove fervono i preparativi per il pranzo.

Piatti esclusivi e musica locale rallegreranno commensali ed escursionisti.

Un sincero grazie all'amico Alessandro, promotore dell'iniziativa.

Max

domenica 9 giugno 2019

Trekking del 9 giugno 2019 - Parco Minerario di Rio


Seguendo il suggerimento della pubblicizzata escursione CAI "In Cammino nei Parchi" nei vecchi cantieri minerari, decido di descrivere un anello sfruttando parte del percorso dell' ultima "Miniera in Trail".

Alle 9.00 raggiungo il museo minerario, sono in pochi, saluto senza fermarmi e proseguo a salire fra i vicoli del paese.

Salgo lungo i tornanti del cantiere Bacino, quindi in zona Rosseto, imbocco il sentiero 259 ed una volta attraversata la provinciale della Parata, passo sul 203 in direzione dell'eremo di Santa Caterina, con la speranza di trovare l'Orto dei Semplici aperto, ho letto che per oggi ne è prevista la cerimonia di apertura.

Con rammarico, dopo aver attraversato una mini giungla proprio dove il sentiero costeggia la recinzione dell'eremo, trovo chiuso; mi comunicano che l'apertura (con tanto di rinfresco) è programmata per le 17.00.
Il cartello esposto all'ingresso dello sterrato comunque riporta tutt'altre informazioni...

Pazienza, proseguo lungo l'asfalto fino a raggiungere l'Aia di Cacio, quindi seguendo parte della GTE, mi ricollego alla Parata.
Ne percorro quasi due chilometri e finalmente rimetto le suole sullo sterrato.

Procedo nuovamente sul 259 in direzione della torre del Giove, ho saputo che lungo la salita è stato aperto un nuovo sentiero e sono desideroso di calpestarlo.
Le informazioni erano esatte, dopo oltre trecento metri di ascesa, scorgo sulla sinistra una pista ben battuta ideale per gli appassionati di mtb.

Ovviamente la imbocco, interamente nel sottobosco, ben pulita, mi porterà sull'ampio sterrato con cui raggiungo la vecchia officina del Portello.

Qualche foto e proseguo verso valle Giove, dove tutto brilla.
Procedo spedito per cercare di ritornare al museo minerario per salutare Marco e Giovanni, vi arriverò alle 13.00 esatte, peccato che l'orario di apertura sia fino alle 12.30!

In ogni caso, un'altra bella camminata di 16 chilometri in quatto ore esatte!

Max

P.s.
Per visitare l'area mineraria è necessario contattare la sede del Parco Minerario allo 0565 962088, vi forniranno qualsiasi informazione sulle escursioni guidate o le gite con il trenino.

lunedì 3 giugno 2019

Trekking del 2 giugno 2019 - m. Giove e sentieri 177 - 114 - 113


Bellissima giornata dal sapore estivo e dai colori primaverili.

La partenza di questa escursione è dalla fortezza pisana di Marciana, ore 8.36.
Mi incammino sul sentiero 103 (via Crucis) ma subito alla prima sosta, dove il sentiero incrocia il 157, giro a sinistra per collegarmi al 106.

Incontro piccoli corsi d'acqua, regalo di un maggio autunnale, supero il rifugio di Pedalta ed al successivo bivio, ancora segnalato alla vecchia maniera, tengo la destra iniziando a salire.
Fatti circa 250 metri, primo albero caduto sul sentiero.

Passo quindi su quello che una volta era il sentiero 28 e seguendo l'indicazione del "Caprile della Stretta" mi avvicino al monte Giove concedendomi una deviazione di pochi minuti per esaminare il piccolo osservatorio antincendio da molti anni in disuso.

Riprendo il cammino lungo il sentiero, il panorama è incantevole ma alcuni passaggi fra la roccia richiedono molta attenzione; in circa 20 minuti raggiungo la vetta del Giove.

Discesa stupenda verso Serra Ventosa, supero il caprile dell'Albero e mi concedo una breve sosta per mangiare una banana su uno dei tavolini in legno, sono le 10.52.
Durante la pausa mi rendo conto che l'area avrebbe bisogno di manutenzione, due pini sono seccati e a mio avviso andrebbero tagliati, come tagliati andrebbero molti rami secchi.

Riprendo la marcia seguendo il sentiero 103 verso la Madonna del Bollero ed una volta raggiunto il 177 continuo a scendere su quest'ultimo.
Sgraziati segnavia saltano agli occhi, alternati da grosse frecce in vernice rossa.

Procedo nel castagneto incrociando alcuni escursionisti, quindi abbandono il 177 per il sentiero delle Poesie, o quello che ne rimane.
E' in totale abbandono e notevole chiusura dalla vegetazione specialmente nel tratto che attraversa vecchi terrazzamenti, rimpiangerò la scelta fatta, con cui però evito di scendere fino alla provinciale per collegarmi in anticipo sul sentiero 114.

Anche questo benché presenti la nuova segnaletica CAI, non è certo in buono stato, è tappezzato da rami secchi e conterò 2 alberi caduti, solamente avvicinandosi alla località Canali, bivio con il 113, la situazione migliora leggermente.

Caratteristiche simili al 114 le presenta purtroppo anche il 113, trascuratezza generale con un albero caduto prima di arrivare al "Gigante".

Mi ricongiungo alla via Crucis tagliandola perpendicolarmente e seguendo l'ampio sterrato ritorno alla fortezza alle 13.59 dopo quasi 17 chilometri percorsi.

Max

domenica 26 maggio 2019

Trekking del 26 maggio 2019 - Periplo valle di Pomonte


Pomonte, prima delle 9,00 sono di fronte alla chiesa de paese, la piazza è pressoché deserta, ma non doveva esserci l'escursione del CAI ???
Poco male, sono venuto per camminare ed è quello che farò!

Proseguo quindi lungo la provinciale per salire con il sentiero che porta verso monte Schiappone, la temperatura è piacevolissima tanto che ho riposto la giacca nello zaino ed indosso solo la maglietta.
Le sporadiche gocce di pioggia si asciugano ancor prima di bagnare.

Non ostante le nubi, procedo lentamente per contenere il sudore, raggiungo il bivio della GTE in un ora circa.
Il paesaggio è veramente incantevole, quasi fiabesco, i monti si stagliano nel cielo grigio tentando invano di arginare le nuvole che scivolano verso valle nascondendo le abitazioni.

Supero monte Orlano, una dozzina di minuti e sono sotto monte Cenno, quindi le Mure.
Un fastidioso vento da sud est mi obbligherà ad indossare la giacca, sono le 11,07 a destra il sentiero 130 porta verso le Piane al Canale, la GTE prosegue dritto ed io tenendo la sinistra sul 109, mi inoltro nella valle dei Mori.

Il primo tratto è decisamente sconnesso, procedo con la massima attenzione per evitare di scivolare sulla roccia bagnata da una pioggerellina insistente; entrando nel sottobosco la si avverte a malapena.

Nello scendere non posso far a meno di notare dei segnavia personalizzati con emoticon da qualche burlone.
Mi soffermerò più volte a fotografare i magici scorci offerti dal sentiero che corre parallelo al ruscello finché alle 11,51 raggiungo un bivio marcato da una freccia azzurra, sulla destra un rudere è come se indicasse che da li inizia il neo sentiero delle vecchie cantine e che anche se percorso di recente, imbocco con piacere.

Dopo qualche foto alla cantina più alta (verso San Biagio) mi soffermo esclusivamente in quella più in basso, al cui interno si può ancora ammirare la travetta ed il sassileva, strumenti indispensabili per la spremitura dell'uva.

Oltre alla sgradevole presenza delle tubazioni in polietilene, veramente un pugno nello stomaco in in ambiente del genere, il tratto finale del sentiero mi laverà completamente dalle ginocchia in giù per colpa della vegetazione in continua crescita.

Alle 13,08 raggiungo l'auto in via del Passatoio dopo aver percorso poco più di 11 chilometri.

P.s. durante la stesura del diario vengo contattato dall'amico Pasquale (caposquadra della programmata escursione CAI) rammaricato per averla dovuta annullare per ovvi motivi di sicurezza.

Max

domenica 5 maggio 2019

Trekking del 5 maggio 2019: Marciana - Semaforo


In perfetto abbigliamento invernale per colpa di un meteo a dir poco bizzarro, parto dal cimitero di Marciana alle 9.01 con il sentiero 157.

In meno di venti minuti raggiungo la via Crucis (s. 103) ed alle 9.40 sono di fronte al santuario della Madonna del Monte, purtroppo due dei tre tavoli di castagno sono disfatti a terra mentre a poche decine di metri, la fontana di destra regala solo un flebile rivolo d'acqua, berne anche solo un paio di sorsi richiede pazienza.

Proseguo verso Serra Ventosa, il Bollero, il Troppolo, in molti tratti sferzato da un vento gelido di libeccio, dovrò ricorrere alla buff per proteggermi il viso.
Imbocco quindi il sentiero 125 fino a raggiungere la biforcazione con il 176A dove recentemente avevo individuato un'ostruzione, un corbezzolo preclude il passaggio.

Stavolta attrezzato per l'evenienza, in meno di dieci minuti libero il sentiero dai rami secchi della pianta ed alle 11.17 ritorno indietro verso Marciana.

Nel transitare davanti alla Madonna del Monte, mi accorgo che la porta è aperta, non posso che entrare ed ammirare l'incantevole santuario; nell'uscire cerco di accostare il portone, come richiesto da una sorta di cartello affisso all'interno.

Raggiungo l'auto alle 13.01 dopo quattro ore esatte, 15 abbondanti i chilometri percorsi.

Max

domenica 21 aprile 2019

Trekking del 21 aprile 2019 - Valle dei Mori e Semaforo di Campo alle Serre


Per questa domenica di Pasqua, bellissima escursione da Pomonte.

Su segnalazione dell'amico Pasquale, sono andato alla ricerca del sentiero delle antiche cantine.
Salendo lungo il 109 per 2.6 chilometri (170 metri dopo la liscia di Arturo) si trova una deviazione sulla sinistra, praticamente il sentiero delle antiche cantine.

Infatti poco più avanti, degli sgradevoli segnavia di vernice spry blu (unica pecca a mio avviso), mi guidano attraverso un bellissimo percorso alla scoperta delle vecchie cantine della valle dei Mori, tante volte ammirate da lontano camminando lungo il s. 109.

La penultima ancora in ottimo stato di conservazione, è veramente stupenda, merita assolutamente di essere visitata.

Continuando a scendere, il sentiero praticamente costeggia il ruscello ed in prossimità della liscia "Guado" mi riporta sul 109.

Proseguo così verso valle e passando davanti a vecchie cave di granito, mi ricollego al 104 evitando di scendere in paese.

L'estenuante salita del 104 sembra non finire mai, complice l'aria calda e afosa del leggero vento di scirocco.

Raggiungo finalmente il sentiero 103 alle 12.09 dopo oltre tre ore di cammino; supero il bivio con il 110 ed alle 12.48 sono al bivio con il 125.

Con un'andatura più spedita mi incammino verso il Semaforo di Campo alle Serre e con il 176A raggiungo la possente struttura della Marina Militare.

Luogo incantevole, assolutamente da visitare, specialmente a maggio quando la fioritura della ginestra colora il sentiero di giallo intenso.

Proseguo sul 176A per ricollegarmi al 125 e scendere fino a Chiessi (l'ultimo chilometro e mezzo è uno dei tratti dal fondo peggiore dell'isola).

Attraverso il paese e seguendo via della Chiesa, mi collego a quello che era il sentiero del Tramonto, mi riporterà a Pomonte dopo una passeggiata di quasi 18 chilometri.

Max

giovedì 18 aprile 2019

Stati Generali della Sentieristica - 15 aprile 2019


Resoconto esaustivo (ma non troppo).

Apertura dell'incontro da parte del presidente Sammuri quindi il direttore Burlando entra nel vivo della discussione affermando che il PNAT:

  • non può mantenere tutti i sentieri esistenti (circa 500 chilometri) per un ovvio problema di costi, per questo motivo ne ha scelti per circa 350 km (rete ufficiale);
  • è intenzionato ad evitarne il proliferare;
  • ritiene necessario trovare una condivisione su chi può farsi carico della manutenzione;
  • ritiene indispensabile che venga adottata un' unica segnaletica (CAI);

Riguardo poi alla sicurezza:
  • non esistono percorsi a rischio zero, è quindi importante che i sentieri siano ben segnalati e curati; 
e inoltre:
  • Chi interviene sui sentieri ha copertura assicurativa?
  • Chi interviene sui sentieri ha attrezzatura idonea?
  • Chi interviene sui sentieri indossa DPI rispondenti alla normativa?
Concluderà il suo primo intervento con la richiesta da parte delle associazioni mtb di implementare sentieri a loro dedicati.

Quindi l'architetto De Luca (sintetizzando) conferma l'intenzione del PNAT di abbandonare la metodologia d'intervento dei sentieri "a macchia di leopardo" per arrivare ad un piano annuale di manutenzione ordinaria.

Il direttore Burlando:
Il contributo dalle associazioni locali potrebbe essere quello di piccoli interventi di manutenzione con l'impegno di almeno 5 anni, ovviamente con copertura assicurativa ed attrezzature idonee.

Il presidente del CAI Toscana Giancarlo Tellini (sintetizzando): 
Il CAI ha due parole chiave: fruibilità, i sentieri devono essere sempre accessibili e devono essere in sicurezzaanche un escursionista mediocre deve essere in grado di orientarsi.

Prende quindi la parola il locale responsabile CAI Cervellino, a cui seguirà l'interessante esposizione del rappresentate di Legambiente Mazzantini, che con dovizia di particolari storici, afferma:
Insieme alle spiagge i sentieri costituiscono la più grossa infrastruttura turistica dell'Elba.
Passare dai grandi progetti a step che finiscono e poi si riprendono alla manutenzione continua della sentieristica è un grosso passo avanti, è l'uovo di Colombo!
Non si devono aprire nuovi sentieri.
Le amministrazioni comunali devono classificare i sentieri.
Se motocross e caccia sono consentite, vanno regolamentate.

Prende quindi la parola Marta Iavarone (Regione Toscana) ribadendo l'importanza del turismo outdoor e di promuovere la toscana in tal senso.

Sempre legato al concetto di promozione turistica, Claudio Della Lucia ritiene fondamentale che anche l'Elba si inserisca nel mercato dei "cammini", sia con la storica GTE (da valorizzare ulteriormente) che con la promozione di un cammino costiero.

Concetto di cammino costiero che verrà ripreso da Cecilia Pacini (Italia Nostra) con il suo progetto del Cammino della Rada.
Quindi un'interessante intervento del dott. Manni sull'importanza di ritrovare le vie storiche ed il diritto che abbiamo di camminarvi senza invadere il privato, ovvero le strade vicinali.
La rete delle strade vicinali benché scolpita nella cartografia catastale è andata perdendosi e rappresenta il vero concetto di bene comune.

E' la volta quindi del sindaco di Marciana Anna Bulgaresi (unica rappresentante dei comuni elbani) che in quanto "persona molto concreta", cerca di riportare il dibattito su quali sono i problemi che Comuni, Parco ed associazioni devono affrontare.
Fino a dove deve arrivare il Parco?, dove può contribuire il comune?, dove possono arrivare le associazioni?
Lo smaltimento della risulta?
Non si può bruciare, non si può ammassare per il pericolo di incendi, in moltissime situazioni non può essere portata via, come si deve fare???
Sottolinea infine la carenza di servizi.
Non c'è un bar, non c'è un posto letto e le ordinanze servono a poco...
APPLAUSI (gli unici!)

Il Comandate Pezzotta (Forestale) auspica di trovare una soluzione fra Parco e Comuni per come gestire il problema delle biomasse.
Poi riguardo alla sicurezza:
Le persone si perdono, non affrontano con i corretti criteri le escursioni, solo dove la fruizione è guidata non ci sono problemi, per questo l'apporto delle associazioni di categoria è importantissimo.

Arriva infine il momento delle associazioni.
Gli Amici di Patresi e Colle D'Orano propongono l'organizzazione di corsi di formazione per camminare  in sicurezza e sottolineano la carenza della mobilità (bus assenti);

l'Associazion Pedalta solleva nuovamente il problema della risulta, il fatto che alcuni sentieri 14, 12 (vecchia numerazione) non rientrando nella rete ufficiale adottata dal Parco siano stati abbandonati  e che vincoli ed eccessiva burocrazia non aiutino.
La discussione poi passa sul problema dei castagni caduti coinvolgendo il Presidente Sammuri, il Direttore Burlando e  Mazzantini di Legambiente.

De Simone (Presidente Confesercenti) espone tre suggerimenti:

  • Aiutare il volontariato attraverso corsi di formazione su come e cosa tagliare;
  • valorizzare i reperti storici vicino ai sentieri, valorizzare ciò che abbiamo;
  • segnalare ciò che non va con apposite app.

L'associazione Il Libeccio (organizzatrice del Libeccio trail) si mette a disposizione per la manutenzione sui sentieri; auspicando una consulta fra Parco, Comuni ed associazioni.

Il simpatico e genuino Galullo degli Amici dell'Enfola in maniera sincera e schietta:
Ma questa risulta dove si mette?
Ed i volontari? Se devono essere anche assicurati, chi ci viene???

Con un breve intervento Michele Serafino (CAI) esprime la volontà del CAI di coinvolgere la segnaletica della rete sentieristica del Parco con quella "fuori" Parco.

Giampiero Mocali (guida mtb) esprime i suoi dubbi sul fatto di essere in regola nella pulizia dei sentieri e che l'attuale segnaletica CAI non è adatta alle esigenze dei bikers.

Con De Luca (responsabile uff tecnico PNAT) si arriva quindi ad una sorta di compromesso:
per piccoli interventi di manutenzione non è necessario un permesso, per interventi più consistenti occorre il permesso del Parco.

Dopo altri brevi interventi, il direttore Burlando dichiara chiusa questa prima conferenza.


Riflessioni personali:

  • L'ente Parco ha chiaramente mandato questo segnale: per risolvere il problema della manutenzione dei sentieri occorre il contributo di tutti (Parco, Comuni, Volontari).
  • Questa opera di manutenzione va eseguita con dei paletti ben precisi (assicurazione, dpi, attrezzatura idonea, autorizzazioni).
  • Bisogna risolvere il problema della gestione delle biomasse.
Volontario (da Treccani): "...chi assume un impegno o si presta a operare, a collaborare, a fare qualcosa di propria volontà, indipendentemente da obblighi e da costrizioni esterne".

Che dopo 22 anni il Parco si sia reso conto che la manutenzione dei sentieri debba essere costante è già un passo avanti, un bel passo avanti, che si chieda l'aiuto dei volontari (mai personalmente ringraziati per il lavoro fatti da anni) è sicuramente apprezzabile e non può che trovare il consenso di chi (come il sottoscritto) considera la sentieristica locale un tesoro inestimabile, ma che si pretenda che chi "si fa il mazzo" si preoccupi pure di stipulare un'assicurazione, lo trovo veramente eccessivo.

Bisogna sottostare a determinate regole, benissimo, vorrà dire che chi ama dare il proprio contributo nella pulizia dei sentieri, comunicherà i propri dati (nome, cogmome, nascita...) al PNAT che annualmente si attiverà per garantirgli la copertura assicurativa richiesta e duclis in fundo magari evitando di "spillare" il costo delle marche da bollo a chi ha avuto il desiderio di adottare un sentiero.

Se il PNAT chiede collaborazione, occorre che ci sia anche da parte sua COLLABORAZIONE!!!

Max

domenica 7 aprile 2019

Trekking del 7 aprile - Tavola e Cima di Monte


Per oggi doppia escursione, la prima in compagnia di Massimo.

Partiti da Marciana, siamo saliti fino alla Tavola, successivamente abbiamo provato a conquistare i 950 metri della vetta di monte di Cote.
Ma l'eccessiva umidità del granito e l'agilità persa in gioventù ci hanno suggerito di rinunciare, anche se per pochissimi metri.

Così dietro front e sempre seguendo il sentiero 110, siamo tornati alla fortezza pisana dopo circa tre ore e quasi 7 chilometri.

Arrivato a Portoferraio all'ora di pranzo, breve pit stop a casa per cambio abiti ed un boccone veloce quindi in auto fino al bivio per Magazzini, da dove in solitario sono salito fino alla GTE sfruttando prima un ripido single track realizzato da bikers locali poi il sentiero del Pastore. 

Tratto di GTE fino all'agriturismo Terra e Cuore quindi grazie al sentiero che scende verso le Trane, sono tornato all'auto con altri 10 chilometri.

La pioggia della mattina non faceva certamente presagire che un bellissimo sole avrebbe preso il sopravvento.
Ottima giornata per camminare!

Max

giovedì 28 marzo 2019

Trekking del 28 marzo 2019 - anello da San Piero


Approfitto della mattinata libera per descrivere un anello con partenza da San Piero attraverso i sentieri 135, 108, 130 e 107.

Parto dal parcheggio del campo di calcio alle 8.04 con il timore di non riuscire a rientrare in tempo, non ho controllato il chilometraggio ed è da diverso tempo che non percorro il sentiero 135, se lo trovo chiuso come spesso mi è capitato, sono nei guai.

Per questo riduco le soste foto al minimo e mi impongo un andatura spedita, non posso permettermi di perdere tempo.

Fortunatamente il sentiero pare in ottimo stato, deve essere stato manutenuto di recente, la cosa non può che farmi piacere.
Peccato che la manutenzione si sia fermata dopo 1.7 km, all'incrocio con il sentiero che sulla destra, sale alle Piane al Canale.

Rallentato quindi dalla solita vegetazione, in alcuni passaggi dovrò proteggermi con il braccio dalla ginestra spinosa, resto comunque incredulo nel vedere in più punti, correre piccoli ruscelli d'acqua non ostante l'inverno di siccità.

Alle 9.22 raggiungo il bivio con il 108, so che sale piuttosto ripido, ma sono convinto mi permetterà di raggiungere il bivio con il 130 in anticipo, il segnavia del CAI indica 2 ore per l'innesto alla GTE, sono certo di impiegarci di meno, ma poiché è passato veramente molto tempo dall'ultima volta che l'ho percorso, al momento non so valutare l'esattezza del segnavia.

23 minuti, esatto, solo 23 minuti il tempo impiegato per raggiungere la GTE!
Con zaino, scarponi da trekking e passo sostenuto, 1 ora e 37' meno di quella indicata... o ho messo le ali, o i tempi di percorrenza sono completamente sballati!

Altri 3 minuti e sono al bivio con il 130, ottimo!
Ormai praticamente è tutta discesa.

Anche il 130 non è certamente un'autostrada, ma al momento posso affermare si riesca a passare senza particolari difficoltà.

Decisamente migliore il 107, probabilmente grazie ai bikers, poiché rientra in buona parte nel loro tracciato di gara e allenamento.

Concludo la mia passeggiata di oltre 11 chilometri alle 10.52, decisamente in anticipo su quanto ipotizzato alla partenza.

Max

lunedì 18 marzo 2019

GTE Trail: Cavo - Pomonte - Cavo del 16 e 17 marzo 2019



16 marzo, sicuramente una data da ricordare; oltre a motivi personali, è il giorno che ho scelto, fra mille dubbi ed incertezze, per tentare di percorrere la GTE andata e ritorno in meno di 24 ore.

E di dubbi ed incertezze ne avevo in abbondanza, a cominciare dalla piccola frattura al polso (una brutta caduta durante la GTE del 9 febbraio), quindi è stato il turno di un tremendo mal di schiena, poi è arrivata la tosse, "beccata" tre giorni fa e non ancora smaltita, infine le previsioni meteo non ottimali e ciliegina sulla torta, la lunga siccità invernale che ha peggiorato enormemente la compattezza del terreno, a discapito dell'aderenza... 

Tutti segnali che sembrava mi invitassero a rimandare.

Ma spostare la data ad un altro periodo, mi avrebbe creato incompatibilità con il calendario gare scelto, avrebbe significato soffrire più caldo e come se non bastasse, la già carente manutenzione, in caso della prima pioggia, avrebbe reso lunghi tratti del percorso impraticabili, poiché la vegetazione non aspetta altro che un po' d'acqua per esplodere rigogliosa.

Così contro ogni ragionevole dubbio, venerdì 15 allestisco i ristori e scelgo attrezzatura ed abbigliamento, dichiarando alla consorte che se trascorrerò una buona notte, sabato mattina sarei partito.

Sabato 16, raggiungo via Procchi a Cavo, sono le 6.17, ho tutto il tempo per parcheggiare ed accendere il Garmin, decido di iniziare la lunga "maratona" alle 6.30 esatte, cosa che mi aiuterà a calcolare il tempo trascorso ai vari passaggi intermedi.

Pronti, via!
Parto tranquillamente, al 1.4 chilometro primo incontro con la fauna locale, metto in fuga due cinghiali alla ricerca di acqua in una pozza che ormai offre solo fango umido.
Al mausoleo Tonietti controllo l'orologio, ho già un vantaggio di 4 minuti, bene!
Evidentemente la fresca aria mattutina incoraggia al movimento...

Il secondo check point sull'asfalto della Parata conferma la buona andatura, il vantaggio è diventato di quasi 9 minuti, ma scenderanno a 6 per un'obbligatoria sosta bagno.

Aia di Cacio, recuperato un minuto, adesso il vantaggio e risalito a 7 ma contrariamente a quanto pensavo, evito di togliere il windstopper per salire sul monte Strega, il vento di scirocco è decisamente fastidioso.

Raggiungo le Panche (provinciale 32) con 9 minuti di anticipo, il vento è sempre più forte, lungo tutto il successivo tratto di crinale il freddo sarà tremendo; solo una volta raggiunte le Piane della Madonna, avrò un po di riparo.

Casa Marchetti, primo ristoro, vi arrivo con ben 20 minuti di anticipo sulla mia tabella di marcia, ottimo!
Spendo solo 5 minuti per riempire le soft flask e recuperare qualche barretta e riparto; quindi secondo incontro con la fauna, un colubro immobile sul sentiero (presumo intontito dal fresco) mi consente in tutta tranquillità di estrarre il telefono e fotografarlo.

Colle Reciso, cava della Sales, con un pizzico di rammarico mi rendo conto di aver perso "terreno", il vantaggio è sceso a 16 minuti; il prossimo check sarà chiarificatrice...

Colle di Procchio, secondo ristoro, recuperato un minuto, devo continuare così; il pieno alle flask ed una bella bevuta extra, poiché adesso arriva il divertimento!

Sentiero 18, duro come sempre, anzi anche peggio, vista la maggiore incuria, con i pochi tratti corribili nel bosco invasi dalle fronde spezzate dalla furia del vento e la vegetazione ai lati al limite della chiusura.
Il fondo poi è in uno stato pietoso, fortunatamente ho indossato le Speedcross.

Raggiungo finalmente monte Perone, il peggio e passato, con 26 minuti in anticipo, affronto soddisfatto l'ultima salita per Malpasso, guadagnando altri 3 minuti.

Arrivo a Pomonte dopo 9 ore e 52 minuti, con 32' di vantaggio, metà è fatta!
La squisita mogliettina mi accudisce entusiasta, mentre gusto con estremo piacere un bel panino pecorino e bresaola, ristoro quasi perfetto, manca solo un sorso di birra fresca.

Cambio completo dell'abbigliamento, scarpe comprese, per il ritorno scelgo le Speegoat, meno adatte al terreno friabile ma molto più confortevoli su quello duro; l'intento è di ridurre più possibile l'affaticamento delle gambe.


Ma dopo 38 minuti di piacevolissima sosta, sarà il  caso di ripartire...
Così alle 17.02 mi rimetto in marcia; stavolta grazie al vantaggio accumulato, sfrutterò maggiormente la luce del sole, che anche se velato da nubi, mi farà salire più tranquillamente fra l'insidioso granito.

I risultato è tangibile, salgono a 49 i minuti di vantaggio accumulati.

Ovviamente con la notte, parzialmente illuminata da un'incompleta luna filtrata per giunta da nuvole, sarò costretto a fare molta più attenzione, tradotto: andare più piano.

Al Perone, dopo aver incontrato alcuni grossi esemplari di Bufo bufo (rospi), leggero incremento, sono a  - 52' ma adesso c'è da affrontare il pessimo sentiero 18.

Riesco per un paio di volte a non cadere nei suoi primi tratti più ripidi, ma nell'ultimo, una storta al piede destro non ci voleva!
Al momento non avverto molto dolore e sperando non sia grave, continuo a scendere con cautela.
Unica nota positiva, la temperatura piacevolissima, ho quasi caldo, e posso sempre sfruttare la giacca ancora custodita nello zaino.

Finalmente raggiungo il ristoro a Colle di Procchio, più appagato di aver concluso il tratto brutto che di poter reintegrare le scorte.
Sono le 21.13 ed ho quasi un'ora di vantaggio.

Costantemente in contatto telefonico con la moglie, lo farà per gran parte della notte, mi ricorda di chiamare l'amico Massimo, deciso a "scortarmi" in compagnia di Erika e dei suoi cuccioli, per un tratto del San Martino.

Così grazie alla loro compagnia, trascorrerò diversi minuti distolto dai loro discorsi, nel frattempo davanti alla Sales (Colle Reciso) il  vantaggio è ulteriormente salito a 68 minuti.

Mi lasceranno superata la vetta di monte Orello, loro tornano verso l'auto io proseguo lungo la cessa dei Catenacci, sono stati gentilissimi!

Eccomi all'ultimo ristoro di Casa Marchetti, vantaggio arrivato a 77',  anche in questo caso faccio gran scorta di liquidi e barrette, ma rimpiango il panino di Pomonte...
Purtroppo la caviglia comincia a farmi male, al momento il dolore è sopportabile, spero proprio non aumenti.

Poco prima delle Piane della Madonna, indosserò anche la giacca che avevo nello zaino, ma ci vorrebbe il cappotto!
Il vento (come all'andata) è veramente forte, fa freddo e come se non bastasse, la basse nubi precludono gran parte della visibilità, sarà difficile seguire il sentiero in prossimità di Cima di Monte e le imprecazioni serviranno a ben poco...

Raggiungo le Panche alle 01 e 56, sono passate 19 ore e 25 minuti dalla mia partenza da Cavo ed ho ancora diversi chilometri da percorrere; vantaggio sceso a 73' per colpa della pessima visibilità.

Ovviamente si prosegue, sopportando i vari campanelli di allarme accesi: caviglia, ginocchio...
Nell'affrontare distanze del genere, vanno messi in conto.

Aia di Cacio, anche la brutta discesa dello Strega è finita, il vantaggio è risalito a 80' e adesso mi aspetta il piacevole tratto fino alla Parata, utilissimo per riprendere fiato prima dell'ultima salita per monte Grosso.

Arrivo all'asfalto della provinciale con ben 101' in anticipo, il dolore alla caviglia mi preoccupa, ma il vantaggio accumulato mi fa ben sperare.

Affronto molto lentamente la dura salita, non ho abbastanza energie e devo assolutamente preservare la caviglia.

Le luci di Cavo sono sotto di me, procedo con estrema cautela per il sentiero che non sono abituato ad affrontare di notte, finalmente lo sterrato si allarga, l'agriturismo dell'amico Alessandro è vicino ed i successivi chilometri non nascondono particolari insidie, anzi, se non fosse per il dolore, potrei correrne una buona parte.

Al mausoleo Tonietti svolto a sinistra, mi rendo conto di aver rallentato l'andatura, il vantaggio è sceso a 83' e mi restano gli ultimi 4 chilometri.

Mi rendo anche conto che camminare solo più velocemente, mi farebbe scendere sotto le 23 ore, ma aumenterei rischio di peggiorare il danno ai legamenti, le saltuarie fitte quando non appoggio correttamente il piede sono un efficace deterrente.

Il soffio dello scirocco sulla ridossata spiaggia di Frugoso saluta il mio arrivo, non più freddo, teso, come a Cima di Monte, ma quasi benevolo, compiaciuto.

Sono le 5 e 36, con l'apprezzabile tempo di 23 ore e 6 minuti concludo così l'ennesima ed ultima GTE, la sedicesima, in cui la sofferenza non è stata la distanza o il dislivello (102 km con + 5.600) ma l'estenuante attenzione per non cadere, per non farmi male.

Come sempre mille grazie alla moglie, praticamente a mia disposizione 24 ore su 24 ed all'amico Massimo, premuroso e gentile.
Farla tre volte (153 km con +8.400) come proposto da Mario?
Non se ne parla!

Max