16 marzo, sicuramente una data da ricordare; oltre a motivi personali, è il giorno che ho scelto, fra mille dubbi ed incertezze, per tentare di percorrere la GTE andata e ritorno in meno di 24 ore.
E di dubbi ed incertezze ne avevo in abbondanza, a cominciare dalla piccola frattura al polso (una brutta caduta durante la GTE del 9 febbraio), quindi è stato il turno di un tremendo mal di schiena, poi è arrivata la tosse, "beccata" tre giorni fa e non ancora smaltita, infine le previsioni meteo non ottimali e ciliegina sulla torta, la lunga siccità invernale che ha peggiorato enormemente la compattezza del terreno, a discapito dell'aderenza...
Tutti segnali che sembrava mi invitassero a rimandare.
Ma spostare la data ad un altro periodo, mi avrebbe creato incompatibilità con il calendario gare scelto, avrebbe significato soffrire più caldo e come se non bastasse, la già carente manutenzione, in caso della prima pioggia, avrebbe reso lunghi tratti del percorso impraticabili, poiché la vegetazione non aspetta altro che un po' d'acqua per esplodere rigogliosa.
Così contro ogni ragionevole dubbio, venerdì 15 allestisco i ristori e scelgo attrezzatura ed abbigliamento, dichiarando alla consorte che se trascorrerò una buona notte, sabato mattina sarei partito.
Sabato 16, raggiungo via Procchi a Cavo, sono le 6.17, ho tutto il tempo per parcheggiare ed accendere il Garmin, decido di iniziare la lunga "maratona" alle 6.30 esatte, cosa che mi aiuterà a calcolare il tempo trascorso ai vari passaggi intermedi.
Pronti, via!
Parto tranquillamente, al 1.4 chilometro primo incontro con la fauna locale, metto in fuga due cinghiali alla ricerca di acqua in una pozza che ormai offre solo fango umido.
Al mausoleo Tonietti controllo l'orologio, ho già un vantaggio di 4 minuti, bene!
Evidentemente la fresca aria mattutina incoraggia al movimento...
Il secondo check point sull'asfalto della Parata conferma la buona andatura, il vantaggio è diventato di quasi 9 minuti, ma scenderanno a 6 per un'obbligatoria sosta bagno.
Aia di Cacio, recuperato un minuto, adesso il vantaggio e risalito a 7 ma contrariamente a quanto pensavo, evito di togliere il windstopper per salire sul monte Strega, il vento di scirocco è decisamente fastidioso.
Raggiungo le Panche (provinciale 32) con 9 minuti di anticipo, il vento è sempre più forte, lungo tutto il successivo tratto di crinale il freddo sarà tremendo; solo una volta raggiunte le Piane della Madonna, avrò un po di riparo.
Casa Marchetti, primo ristoro, vi arrivo con ben 20 minuti di anticipo sulla mia tabella di marcia, ottimo!
Spendo solo 5 minuti per riempire le soft flask e recuperare qualche barretta e riparto; quindi secondo incontro con la fauna, un colubro immobile sul sentiero (presumo intontito dal fresco) mi consente in tutta tranquillità di estrarre il telefono e fotografarlo.
Colle Reciso, cava della Sales, con un pizzico di rammarico mi rendo conto di aver perso "terreno", il vantaggio è sceso a 16 minuti; il prossimo check sarà chiarificatrice...
Colle di Procchio, secondo ristoro, recuperato un minuto, devo continuare così; il pieno alle flask ed una bella bevuta extra, poiché adesso arriva il divertimento!
Sentiero 18, duro come sempre, anzi anche peggio, vista la maggiore incuria, con i pochi tratti corribili nel bosco invasi dalle fronde spezzate dalla furia del vento e la vegetazione ai lati al limite della chiusura.
Il fondo poi è in uno stato pietoso, fortunatamente ho indossato le Speedcross.
Raggiungo finalmente monte Perone, il peggio e passato, con 26 minuti in anticipo, affronto soddisfatto l'ultima salita per Malpasso, guadagnando altri 3 minuti.
Arrivo a Pomonte dopo 9 ore e 52 minuti, con 32' di vantaggio, metà è fatta!
La squisita mogliettina mi accudisce entusiasta, mentre gusto con estremo piacere un bel panino pecorino e bresaola, ristoro quasi perfetto, manca solo un sorso di birra fresca.
Cambio completo dell'abbigliamento, scarpe comprese, per il ritorno scelgo le Speegoat, meno adatte al terreno friabile ma molto più confortevoli su quello duro; l'intento è di ridurre più possibile l'affaticamento delle gambe.
Ma dopo 38 minuti di piacevolissima sosta, sarà il caso di ripartire...
Così alle 17.02 mi rimetto in marcia; stavolta grazie al vantaggio accumulato, sfrutterò maggiormente la luce del sole, che anche se velato da nubi, mi farà salire più tranquillamente fra l'insidioso granito.
I risultato è tangibile, salgono a 49 i minuti di vantaggio accumulati.
Ovviamente con la notte, parzialmente illuminata da un'incompleta luna filtrata per giunta da nuvole, sarò costretto a fare molta più attenzione, tradotto: andare più piano.
Al Perone, dopo aver incontrato alcuni grossi esemplari di Bufo bufo (rospi), leggero incremento, sono a - 52' ma adesso c'è da affrontare il pessimo sentiero 18.
Riesco per un paio di volte a non cadere nei suoi primi tratti più ripidi, ma nell'ultimo, una storta al piede destro non ci voleva!
Al momento non avverto molto dolore e sperando non sia grave, continuo a scendere con cautela.
Unica nota positiva, la temperatura piacevolissima, ho quasi caldo, e posso sempre sfruttare la giacca ancora custodita nello zaino.
Finalmente raggiungo il ristoro a Colle di Procchio, più appagato di aver concluso il tratto brutto che di poter reintegrare le scorte.
Sono le 21.13 ed ho quasi un'ora di vantaggio.
Costantemente in contatto telefonico con la moglie, lo farà per gran parte della notte, mi ricorda di chiamare l'amico Massimo, deciso a "scortarmi" in compagnia di Erika e dei suoi cuccioli, per un tratto del San Martino.
Così grazie alla loro compagnia, trascorrerò diversi minuti distolto dai loro discorsi, nel frattempo davanti alla Sales (Colle Reciso) il vantaggio è ulteriormente salito a 68 minuti.
Mi lasceranno superata la vetta di monte Orello, loro tornano verso l'auto io proseguo lungo la cessa dei Catenacci, sono stati gentilissimi!
Eccomi all'ultimo ristoro di Casa Marchetti, vantaggio arrivato a 77', anche in questo caso faccio gran scorta di liquidi e barrette, ma rimpiango il panino di Pomonte...
Purtroppo la caviglia comincia a farmi male, al momento il dolore è sopportabile, spero proprio non aumenti.
Poco prima delle Piane della Madonna, indosserò anche la giacca che avevo nello zaino, ma ci vorrebbe il cappotto!
Il vento (come all'andata) è veramente forte, fa freddo e come se non bastasse, la basse nubi precludono gran parte della visibilità, sarà difficile seguire il sentiero in prossimità di Cima di Monte e le imprecazioni serviranno a ben poco...
Raggiungo le Panche alle 01 e 56, sono passate 19 ore e 25 minuti dalla mia partenza da Cavo ed ho ancora diversi chilometri da percorrere; vantaggio sceso a 73' per colpa della pessima visibilità.
Ovviamente si prosegue, sopportando i vari campanelli di allarme accesi: caviglia, ginocchio...
Nell'affrontare distanze del genere, vanno messi in conto.
Aia di Cacio, anche la brutta discesa dello Strega è finita, il vantaggio è risalito a 80' e adesso mi aspetta il piacevole tratto fino alla Parata, utilissimo per riprendere fiato prima dell'ultima salita per monte Grosso.
Arrivo all'asfalto della provinciale con ben 101' in anticipo, il dolore alla caviglia mi preoccupa, ma il vantaggio accumulato mi fa ben sperare.
Affronto molto lentamente la dura salita, non ho abbastanza energie e devo assolutamente preservare la caviglia.
Le luci di Cavo sono sotto di me, procedo con estrema cautela per il sentiero che non sono abituato ad affrontare di notte, finalmente lo sterrato si allarga, l'agriturismo dell'amico Alessandro è vicino ed i successivi chilometri non nascondono particolari insidie, anzi, se non fosse per il dolore, potrei correrne una buona parte.
Al mausoleo Tonietti svolto a sinistra, mi rendo conto di aver rallentato l'andatura, il vantaggio è sceso a 83' e mi restano gli ultimi 4 chilometri.
Mi rendo anche conto che camminare solo più velocemente, mi farebbe scendere sotto le 23 ore, ma aumenterei rischio di peggiorare il danno ai legamenti, le saltuarie fitte quando non appoggio correttamente il piede sono un efficace deterrente.
Il soffio dello scirocco sulla ridossata spiaggia di Frugoso saluta il mio arrivo, non più freddo, teso, come a Cima di Monte, ma quasi benevolo, compiaciuto.
Sono le 5 e 36, con l'apprezzabile tempo di 23 ore e 6 minuti concludo così l'ennesima ed ultima GTE, la sedicesima, in cui la sofferenza non è stata la distanza o il dislivello (102 km con + 5.600) ma l'estenuante attenzione per non cadere, per non farmi male.
Come sempre mille grazie alla moglie, praticamente a mia disposizione 24 ore su 24 ed all'amico Massimo, premuroso e gentile.
Farla tre volte (153 km con +8.400) come proposto da Mario?
Non se ne parla!
Max
Sabato 16, raggiungo via Procchi a Cavo, sono le 6.17, ho tutto il tempo per parcheggiare ed accendere il Garmin, decido di iniziare la lunga "maratona" alle 6.30 esatte, cosa che mi aiuterà a calcolare il tempo trascorso ai vari passaggi intermedi.
Pronti, via!
Parto tranquillamente, al 1.4 chilometro primo incontro con la fauna locale, metto in fuga due cinghiali alla ricerca di acqua in una pozza che ormai offre solo fango umido.
Al mausoleo Tonietti controllo l'orologio, ho già un vantaggio di 4 minuti, bene!
Evidentemente la fresca aria mattutina incoraggia al movimento...
Il secondo check point sull'asfalto della Parata conferma la buona andatura, il vantaggio è diventato di quasi 9 minuti, ma scenderanno a 6 per un'obbligatoria sosta bagno.
Aia di Cacio, recuperato un minuto, adesso il vantaggio e risalito a 7 ma contrariamente a quanto pensavo, evito di togliere il windstopper per salire sul monte Strega, il vento di scirocco è decisamente fastidioso.
Raggiungo le Panche (provinciale 32) con 9 minuti di anticipo, il vento è sempre più forte, lungo tutto il successivo tratto di crinale il freddo sarà tremendo; solo una volta raggiunte le Piane della Madonna, avrò un po di riparo.
Casa Marchetti, primo ristoro, vi arrivo con ben 20 minuti di anticipo sulla mia tabella di marcia, ottimo!
Spendo solo 5 minuti per riempire le soft flask e recuperare qualche barretta e riparto; quindi secondo incontro con la fauna, un colubro immobile sul sentiero (presumo intontito dal fresco) mi consente in tutta tranquillità di estrarre il telefono e fotografarlo.
Colle Reciso, cava della Sales, con un pizzico di rammarico mi rendo conto di aver perso "terreno", il vantaggio è sceso a 16 minuti; il prossimo check sarà chiarificatrice...
Colle di Procchio, secondo ristoro, recuperato un minuto, devo continuare così; il pieno alle flask ed una bella bevuta extra, poiché adesso arriva il divertimento!
Sentiero 18, duro come sempre, anzi anche peggio, vista la maggiore incuria, con i pochi tratti corribili nel bosco invasi dalle fronde spezzate dalla furia del vento e la vegetazione ai lati al limite della chiusura.
Il fondo poi è in uno stato pietoso, fortunatamente ho indossato le Speedcross.
Raggiungo finalmente monte Perone, il peggio e passato, con 26 minuti in anticipo, affronto soddisfatto l'ultima salita per Malpasso, guadagnando altri 3 minuti.
Arrivo a Pomonte dopo 9 ore e 52 minuti, con 32' di vantaggio, metà è fatta!
La squisita mogliettina mi accudisce entusiasta, mentre gusto con estremo piacere un bel panino pecorino e bresaola, ristoro quasi perfetto, manca solo un sorso di birra fresca.
Cambio completo dell'abbigliamento, scarpe comprese, per il ritorno scelgo le Speegoat, meno adatte al terreno friabile ma molto più confortevoli su quello duro; l'intento è di ridurre più possibile l'affaticamento delle gambe.
Ma dopo 38 minuti di piacevolissima sosta, sarà il caso di ripartire...
Così alle 17.02 mi rimetto in marcia; stavolta grazie al vantaggio accumulato, sfrutterò maggiormente la luce del sole, che anche se velato da nubi, mi farà salire più tranquillamente fra l'insidioso granito.
I risultato è tangibile, salgono a 49 i minuti di vantaggio accumulati.
Ovviamente con la notte, parzialmente illuminata da un'incompleta luna filtrata per giunta da nuvole, sarò costretto a fare molta più attenzione, tradotto: andare più piano.
Al Perone, dopo aver incontrato alcuni grossi esemplari di Bufo bufo (rospi), leggero incremento, sono a - 52' ma adesso c'è da affrontare il pessimo sentiero 18.
Riesco per un paio di volte a non cadere nei suoi primi tratti più ripidi, ma nell'ultimo, una storta al piede destro non ci voleva!
Al momento non avverto molto dolore e sperando non sia grave, continuo a scendere con cautela.
Unica nota positiva, la temperatura piacevolissima, ho quasi caldo, e posso sempre sfruttare la giacca ancora custodita nello zaino.
Finalmente raggiungo il ristoro a Colle di Procchio, più appagato di aver concluso il tratto brutto che di poter reintegrare le scorte.
Sono le 21.13 ed ho quasi un'ora di vantaggio.
Costantemente in contatto telefonico con la moglie, lo farà per gran parte della notte, mi ricorda di chiamare l'amico Massimo, deciso a "scortarmi" in compagnia di Erika e dei suoi cuccioli, per un tratto del San Martino.
Così grazie alla loro compagnia, trascorrerò diversi minuti distolto dai loro discorsi, nel frattempo davanti alla Sales (Colle Reciso) il vantaggio è ulteriormente salito a 68 minuti.
Mi lasceranno superata la vetta di monte Orello, loro tornano verso l'auto io proseguo lungo la cessa dei Catenacci, sono stati gentilissimi!
Eccomi all'ultimo ristoro di Casa Marchetti, vantaggio arrivato a 77', anche in questo caso faccio gran scorta di liquidi e barrette, ma rimpiango il panino di Pomonte...
Purtroppo la caviglia comincia a farmi male, al momento il dolore è sopportabile, spero proprio non aumenti.
Poco prima delle Piane della Madonna, indosserò anche la giacca che avevo nello zaino, ma ci vorrebbe il cappotto!
Il vento (come all'andata) è veramente forte, fa freddo e come se non bastasse, la basse nubi precludono gran parte della visibilità, sarà difficile seguire il sentiero in prossimità di Cima di Monte e le imprecazioni serviranno a ben poco...
Raggiungo le Panche alle 01 e 56, sono passate 19 ore e 25 minuti dalla mia partenza da Cavo ed ho ancora diversi chilometri da percorrere; vantaggio sceso a 73' per colpa della pessima visibilità.
Ovviamente si prosegue, sopportando i vari campanelli di allarme accesi: caviglia, ginocchio...
Nell'affrontare distanze del genere, vanno messi in conto.
Aia di Cacio, anche la brutta discesa dello Strega è finita, il vantaggio è risalito a 80' e adesso mi aspetta il piacevole tratto fino alla Parata, utilissimo per riprendere fiato prima dell'ultima salita per monte Grosso.
Arrivo all'asfalto della provinciale con ben 101' in anticipo, il dolore alla caviglia mi preoccupa, ma il vantaggio accumulato mi fa ben sperare.
Affronto molto lentamente la dura salita, non ho abbastanza energie e devo assolutamente preservare la caviglia.
Le luci di Cavo sono sotto di me, procedo con estrema cautela per il sentiero che non sono abituato ad affrontare di notte, finalmente lo sterrato si allarga, l'agriturismo dell'amico Alessandro è vicino ed i successivi chilometri non nascondono particolari insidie, anzi, se non fosse per il dolore, potrei correrne una buona parte.
Al mausoleo Tonietti svolto a sinistra, mi rendo conto di aver rallentato l'andatura, il vantaggio è sceso a 83' e mi restano gli ultimi 4 chilometri.
Mi rendo anche conto che camminare solo più velocemente, mi farebbe scendere sotto le 23 ore, ma aumenterei rischio di peggiorare il danno ai legamenti, le saltuarie fitte quando non appoggio correttamente il piede sono un efficace deterrente.
Il soffio dello scirocco sulla ridossata spiaggia di Frugoso saluta il mio arrivo, non più freddo, teso, come a Cima di Monte, ma quasi benevolo, compiaciuto.
Sono le 5 e 36, con l'apprezzabile tempo di 23 ore e 6 minuti concludo così l'ennesima ed ultima GTE, la sedicesima, in cui la sofferenza non è stata la distanza o il dislivello (102 km con + 5.600) ma l'estenuante attenzione per non cadere, per non farmi male.
Come sempre mille grazie alla moglie, praticamente a mia disposizione 24 ore su 24 ed all'amico Massimo, premuroso e gentile.
Farla tre volte (153 km con +8.400) come proposto da Mario?
Non se ne parla!
Max