sabato 27 dicembre 2014

Trekking del 27 dicembre 2014

Per stamani, passeggiata in solitario da Cala Nova verso la miniera del Ginevro, lungo il versante est del promontorio di Calamita.
Parcheggio il fuoristrada circa 200 metri prima del cancello (sempre aperto) che delimita la proprietà privata del ristorante Cala Nova, sono le 8,30 e la temperatura di 8 gradi impone pile, giacca e cappellino di lana; è arrivato l'inverno.

Procedo spedito lungo lo scorrevole sterrato, supero la sbarra ed entro nella proprietà della Costa dei Gabbiani costeggiando la bellissima spiaggia dell'Istia.
Dopo circa due chilometri, lascio lo sterrato per un sentiero sulla sinistra che mi consente di curiosare in un vecchio edificio minerario; ancora in buono stato, attrezzato di camini, mi fa presumere fosse adibito ad alloggio per i minatori.

Non scendo fino al laghetto sottostante per non importunare eccessivamente la battuta di caccia alla lepre in corso; i guaiti di un cane provengono proprio da quella zona.
Proseguo quindi dritto e dopo una discreta salita, mi ricollego allo sterrato principale abbandonato in precedenza.
Altri 20 minuti circa e supero il sentiero sulla sinistra che scende fino alla spiaggia di Punta Bianca, di fronte a me comincio a distinguere le strutture metalliche della miniera, intorno rosmarino in fiore.

Approfitto quindi del successivo sentiero che scende verso la spiaggia del Ginepro, per entrare nella zona mineraria.
Trascorrerò oltre due ore in questo luogo bellissimo ed incredibilmente affascinante.
Ben presto mi rendo conto che alcune strutture in ferro, ancora robuste quando le fotografavo trenta anni fa, adesso sono accasciate al suolo, come si fossero arrese al tempo che inesorabilmente le condanna a finire.

Ancora un giro, ancora qualche foto...
Mi decido a rientrare solo quando ricevo un sms di mia figlia che mi riporta al presente.

Molto più speditamente dell'andata, faccio ritorno verso Cala Nova.
Il freddo della mattina non è più fastidioso e percorrere l'ultima mezz'ora di cammino inumidito da una leggera pioggia non è così spiacevole.

Raggiungo il mio Land Rover dopo un'escursione di circa 15 chilometri, alle 13,37.

Le foto scattate e gli scorci visti non hanno prezzo.

Max

lunedì 22 dicembre 2014

Trekking del 21 dicembre 2014

Per stamani trek in solitario, già fatto più volte, con partenza e arrivo da Pomonte, attraverso i sentieri 4, 3, 10, 28, 6, 1, 5, 8 e 31.
Detta così sembra abbia camminato chissà quanto, in realtà non è altro che un percorso ad anello, che dal paese consente di aggirare il massiccio del Capanne, scelto non a caso per valutarne lo stato dei sentieri.

Ma prima di arrivare, il sorgere del sole mi obbliga ad una breve sosta per scattare due foto, giusto per immortalarne i bei colori pastello, quindi parcheggiato il Discovery, alle 8,03 dopo una breve esitazione per un cartello appeso al pannello informativo del PNAT che mette in guardia su una battuta di caccia in corso, inizio a salire lungo il sentiero 4.

Da subito mi rendo conto che la vegetazione ne ha invaso buona parte, tanto che nemmeno i lunghi tratti in granito ne sono rimasti indenni; prima tangibile conseguenza sarà che mi ritroverò ben presto con i pantaloni completamente bagnati a causa dell'abbondante guazza notturna caduta su pietre e piante.

La situazione ovviamente non migliora passando sul sentiero 3 anzi, il fondo sabbioso offre maggiori possibilità di crescita a cisto, erica e ginestra tanto che in vari tratti assomiglia più a un passatoio di animali che ad un sentiero per escursionisti. 

Infine la segnaletica: benché numerosa, è per la maggior parte vecchia, sbiadita e decisamente anomala per quanto riguarda formato e dimensioni.

Quindi dopo circa un'ora di cammino passo sul 10; come prevedevo, il tratto iniziale è in pessimo stato, in questo caso oltre alla crescita della vegetazione, le piogge abbondanti hanno asportato parte del terreno ed i solchi già presenti da tempo, adesso sono ancora pià profondi e difficili da superare.
Fortuna che ho con me i bastoncini da trekking, saranno di prezioso aiuto sia per salire che successivamente per scendere lungo il versante nord dove il granito fradicio è scivoloso come sapone.

Così è solo sul 28 che posso permettermi un'andatura scorrevole e veloce, in questo caso le abbondanti piogge sono state utili per ricompattarne parzialmente il terreno sconquassato dai cinghiali, principale problema di questo sentiero.
Buona la situazione anche del 6, lungo il quale però, una vecchia pianta si è accasciata sbarrandone parzialmente il passaggio (coordinate gps N42 46.705 E10 09.716).

Una volta raggiunto il bivio con il sentiero 1, la situazione peggiora nuovamente, in questo caso non perché chiuso dalla vegetazione, ma perchè la mancanza di segnavia ben fatti unita ad un fondo ricoperto da rami secchi, rendono veramente difficile seguirlo correttamente e se ci riesco e solo grazie alla memoria ed all'esperienza.

Uscito dal bosco, orientarsi diventa più semplice, ma è solo intersecando il sentiero 2 che il fondo torna decente.
Il passaggio sul 5 non rivela particolari sorprese, buono inizialmente poi insidioso una volta raggiunte le lastre bagnate di granito che dovrò superare con estrema cautela.

11,30, "Finalmente a Malpasso", penso fra me e me, ma dimentico che ci sono ancora tratti di granito scivoloso da percorrere, così altri metri di andatura lenta e goffa; il tepore di questo primo sole invernale non è ancora riuscito ad asciugare la roccia.

Ovviamente di andature veloci per stamani non se ne parla, ma la cosa non mi disturba più  di tanto, ne approfitto per scattare qualche foto in più a testimonianza della bellezza dei luoghi, della chiusura dei sentieri.. e della stupidità dell'escursionista che si è portato via il logo in ceramica del PNAT incastonato nel segnavia della Grottaccia, ovviamente danneggiandolo.

Sarà solo dopo aver superato monte Cenno che la situazione migliora un po' e raggiunto il caprile sul fianco del monte Orlano, mi concederò una breve sosta per divorare i miei clementini; li ho portati in giro abbastanza!

Sono le 13,47 quando ripercorro via del Passatoio a Pomonte, la temperatura di 18 gradi è estremamente piacevole come lo è stata l'escursione di oltre 17 chilometri.

Max

lunedì 15 dicembre 2014

Trek del 14 dicembre 2014

Partenza con la pioggia, certamente non torrenziale ma sufficiente a farci temere di dover annullare la passeggiata, ma non disperiamo e mentre il Land Rover scende con cautela le strette curve del Volterraio, Mario controlla la carta escursionistica cercando di individuare il percorso del sentiero 81.
Ci piacerebbe scoprirne il tragitto che da Ortano raggiunge la parte alta di Capo D'Arco; ma non ci facciamo troppe illusioni, se va bene, ci aspetteranno lunghi tratti di umido fuori pista.

Parcheggiato il Discovery vicino all'ingresso del campeggio Canapai, prendiamo lentamente a salire lo sterrato che prima ci porterà ad apprezzare un vecchio forno in muratura, quindi superata una bella radura, notiamo che il fosso sulla sinistra, "lavato" dalle ultime piogge è relativamente pulito e poiché sale repentinamente nella giusta direzione, potrebbe essere una buona alternativa per raggiungere il sentiero che costeggia la vetta.

Così lo seguiamo, procedendo molto lentamente per la considerevole pendenza, per il fondo cedevole e per limitare la sudorazione enormemente influenzata dal cappuccio delle giacche impermeabili che purtroppo abbiamo dovuto indossare.
Raggiunto il culmine del fossato, pieghiamo leggermente verso sudest per aggirare la fitta vegetazione, provvidenziale la vista di Mario che scorgerà dei rami tagliati, ci faranno da segnavia con cui in pochi minuti raggiungeremo l'anelato sentiero, presidiato da un paio di cacciatori in cerca dei loro cani.

Una volta "al pulito" ne percorriamo un 120 metri in direzione nordovest, fino a raggiungere una recente apertura sulla destra abbondantemente segnalata da pennellate fucsia e da un insolito segnavia fucsia/giallo; l'istinto ci suggerisce subito di provare a scendervi, dovrebbe portarci a fondo valle (del Sessanta) ci spiegano i due cacciatori, ma evitiamo di farlo per non arrecare disturbo alla battuta di caccia; ci torneremo un altra volta.

Quindi inversione di marcia verso la spiaggia di Ortano da dove saliamo lungo il "sentiero dell'Amore", ma lo abbandoneremo presto per un interessante fuoripista alla ricerca di quella che da Capo d'Arco ci sembrava una piccola caverna, ma che dopo una vasta ricerca, temo si sia trattato di un abbaglio della nostra vista...
A questo punto decidiamo di concludere l'ascesa ed in breve tempo raggiungiamo la vetta dove nascosti nel piccolo osservatorio della Marina Militare, ci mangiamo i soliti clementini.

Ritorneremo all'auto attraverso il sentiero dell'Amore alle 13,30 circa, dopo una breve ma interessante camminata di quasi 9 chilometri.

Al lettore più attento non saranno sfuggite le foto di una piccola galleria mineraria; scoperta durante la nostra escursione, ho volutamente evitato di parlarne per evidenti motivi di sicurezza, è decisamente pericoloso entrarci!

Max

lunedì 8 dicembre 2014

Calamita Trail - test percorso

foto di repertorio

8 Dicembre 2014, il menù di oggi offre un'invitante "Zero 1000" organizzata dal gruppo Andar per Sentieri, ma per la mia indole solitaria e soprattutto la voglia di correre, preferisco "assaggiare" il percorso trail di Calamita che sto pianificando da tempo.
Detto così sembra scontato che presto ci sarà un Calamita Trail; al momento però è solo un desiderio che accomuna vari runners (me compreso), e quello che ho intenzione di correre oggi non è altro che la mia versione. 

Partenza da piazza del Cavatore ed inizio subito a salire fiancheggiando la caserma dei Carabinieri, sia per scaldarmi velocemente sia perché gli atleti possano meglio defluire dopo il via.
Al primo bivio scendo sulla sinistra, la ripida salita a destra (Zigurt) sarebbe troppo dura, quindi proseguo su e giù fino ad un ripido strappetto alla cui fine imbocco il sentiero che piega repentinamente a destra e continua a salite fra i pini (Zetine) fino a raggiungere lo sterrato più alto dell'anello di Calamita (1° wp).

Giro a destra, altri 200 metri abbondanti e sono all'ampio bivio sotto l'Aeronautica; a sinistra si sale, a destra si scende verso Zigurt, io vado dritto mantenendomi sull'anello.
Ne percorrerò altri 700 metri generosi per scendere sul sentiero a destra, usato anche nella Legend Cup di MTB, è la prima discesa un po' tecnica per fondo e pendenza, almeno per il primo tratto rettilineo e per i suoi successivi tornanti e per questo procedo con cautela.

Successivamente posso aumentare l'andatura, il percorso relativamente in quota e dal fondo decisamente migliore è uno dei tratti che preferisco (Valle di Fosco) e dopo un bivio sulla destra, mi basta fare altri 170 metri per ritrovarmi sull'ampio sterrato che dal paese porta verso la Costa dei Gabbiani.
Tenendo la sinistra, ne percorro 1,5 chilometri fino all'indicazione per la "Perla del Tirreno" (2° wp) in discesa sulla destra.

Sempre tutto sterrato tranne gli ultimi 200 metri circa, prima in cemento e poi in asfalto, quindi repentina svolta a sinistra lungo il Percorso del Ferro che alterna ottimo fondo a tratti sconnessi e con cui entro nell'area mineraria del Vallone.
Sempre seguendo le indicazioni azzurre della Legend Cup evito di attraversare il piccolo canyon di fronte e tenendo la destra proseguo in discesa, altro tratto in cui è opportuno fare attenzione.
Le strutture in ferro e ruggine della miniera sono sempre più vicine, passo sotto quello che un tempo era un nastro trasportatore, incantato dai colori che la luce del sole accende dopo le recenti abbondanti piogge, che spettacolo!

Giusto il tempo di gioire un po' e si ricomincia a soffrire, mi aspetta una serie di tornanti in salita (detti del Compressore) ma dopo il quarto, a circa metà rettilineo, inverto la direzione prendendo lo sterrato sulla sinistra che oltre a farmi riprendere fiato, mi riporta su quello per la Costa dei Gabbiani, passando sotto l'attuale museo delle miniere (Palazzo) ed attraverso il piccolo boschetto di pini.

Sempre in leggera discesa ne percorro quasi un chilometro verso Capoliveri, quindi imbocco in salita sulla destra (3° wp) un altro sentiero che adoro e con cui raggiungo i tavolini in legno della strada forestale di Sardina.
Ovviamente continuo la salita su quest'ultima per tenere poi la destra (4° wp) e passare a fianco della vasca antincendio, altro bellissimo percorso con cui rientro nella zona mineraria e poi, attraverso il single-track dei Macei nuovamente sulla strada per la Fattoria (5° wp).
2 chilometri e passo lungo via delle Vele, all'interno del complesso turistico della Costa dei Gabbiani, sempre dritto fino al recinto dei cavalli quindi a sinistra verso poggio Fino.

Sferzato da un freddo vento da nordest, faccio il possibile per aumentare l'andatura sperando che la salita esposta ad ovest possa offrirmi un po' di riparo; parzialmente lo farà.
Raggiungo il bivio di poggio Fino (6° wp) piuttosto provato, quindi prendo la prima a sinistra; una leggera salita che mi riporterà ad incrociare per pochissimi metri il tratto precedentemente fatto al culmine dell'ascesa di Sardina (7° wp) e dove vedrei benissimo un punto di ristoro (da cui si passerebbe 2 volte).

Quindi abbandono lo sterrato principale per un sentiero che sale sulla destra, con i 40 metri più duri di tutto il trail; sinistra, sinistra e subito dopo a destra, percorro così il bellissimo tratto fra i pini scampati all'incendio del 1998.
Rapido attraversamento della strada sterrata che porta alla vicina base dell'Aeronautica e dopo circa 450 metri le antenne RAI sulla sinistra, ancora 350 metri di veloce discesa e ritorno sull'anello alto del Calamita.
Mi tengo a destra, circa 50 metri e vedo un sentiero in discesa sulla sinistra, lo prendo, ancora 250 metri di bosco quindi a sinistra, da dove la vista si apre su Capoliveri, Porto Azzurro ed in lontananza Portoferraio.

600 metri abbondanti e mi ricollego al bivio delle Zetine, da dove ripercorrendo la strada fatta alla partenza raggiungo piazza del Cavatore a Capoliveri abbozzando perfino uno sprint finale.

Tralascio di riportare il tempo impiegato, farebbe sorridere gli amici dell'Atletica isola d'Elba, mi limito solo ad affermare che la lunghezza del trail è di 27,3 km con un'altimetria positiva di circa 1.100 metri.

Dite la verità, vi ho fatto venire voglia di farlo o no?


Max

domenica 30 novembre 2014

Walk and Work - sentieri 53 e 62

Premessa
A seguito del corso organizzato dal PNAT in collaborazione con il CAI lo scorso mese, avevo proposto agli altri partecipanti di mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti dedicando subito una giornata alla manutenzione di un sentiero.
Dopo un nutrito scambio di email, è stato deciso di farlo l'ultima domenica di ogni mese, cioè oggi!.

Così martedì scorso sempre tramite email ho ricordato a tutti dell'impegno preso, chiedendo a chi fosse realmente disponibile di scegliere un sentiero su cui interevenire.
Purtroppo solo Mauro, in un primo tempo mi ha dato la sua disponibilità, per poi dover rinunciare all'ultimo momento.
"Pazienza, andremo a camminare", rimugino fra me e me, ma nel comunicarlo all'amico Mario, ricevo un'interessante quanto piacevole telefonata da Dario che mi parla di un gruppo di amici che stamani torneranno, come domenica 23 novembre, a lavorare sul sentiero 62 (GTE).

Bene, quindi rapido cambio di programma e propongo a Mario una camminata in quella zona in modo da poter dare il nostro contributo.

Domenica 30 novembre
L'escursione odierna inizia alle ore 8,10 dall'asfalto della Falconaia e più precisamente dal piccolo spiazzo antistante l'imbocco del sentiero 53, è da diverso tempo che non lo percorro e sono curioso di valutarne lo stato.

La vegetazione lo ha un po' chiuso, ma si passa sempre abbastanza bene, peggiore lo stato del fondo, con la prima parte di sconnesso ciottolato, quindi entrando nella macchia, un fastidioso solco creato dal vecchio passaggio delle moto caratterizza la parte centrale; solo avvicinandosi alla GTE la situazione migliora.

I panorami offerti comunque sono sempre veramente belli, anche in una giornata brutta come oggi, dominata dallo scirocco, dalle nuvole basse ed una temperatura di 19 gradi.

Arriviamo al s. 62 in circa 45 minuti seguendone la direzione nord sferzati dal fastidioso vento quindi raggiunta l'Aia di Cacio i primi tangibili segni dell'avvenuta pulizia.
La GTE si presenta decisamente più ampia ed il taglio della vegetazione è stato fatto proprio bene, cosa che mette in mostra i numerosi vecchi e sprecisi segnavia da tempo occultati dalla vegetazione, idem per le numerose cartucce abbandonate in pochi metri lungo il sentiero, evidentemente il punto sparo di qualche cacciatore poco sensibile ai doveri che gli competono.

Facciamo ancora pochi metri, che il caratteristico rumore del decespugliatore cattura la nostra attenzione.
Incontriamo così un primo gruppo di volontari che accumunati dalla passione della MTB, sacrificano volentieri il loro tempo alla manutenzione di questo sentiero.
Ben motivati ed altrettanto ben aquipaggiati ci comunicano di un'altro gruppetto che sta lavorando più in basso (a nord), in una zona in cui Mario ed io potremo essere di maggior aiuto e così riprendiamo il cammino.

Sono trascorse poco più di due ore dalla nostra partenza, un rapido calcolo e mi rendo conto che per rientrare in orario a casa possiamo dedicare solo un paio di ore alla manutenzione, be' meglio di niente...

Ci accodiamo così ad una ragazzo con il taglia siepi, lui taglia e noi togliamo sia il tagliato che le numerose pietre disseminate sul terreno, ma come spesso accade, una cosa tira l'altra e dopo poco, armato di rastrello, faccio del mio meglio per ripristinare il piano di calpestio.
Morale, una sessantina di metri in cui adesso si può pedalare (e correre) in gran sicurezza.
Almeno finché la prossima moto o il prossimo cinghiale non rovineranno tutto!

11,45 breve sosta per scorpacciata di clementini e qualche fico secco quindi salutati i compagni di lavoro, zaino in spalla e cammino a ritroso fino all'Aia di Cacio; stavolta però eviteremo la GTE con l'ascesa per il monte Strega, preferendo allungare il tragitto lungo il sentiero più basso che passando da una sorgente d'acqua va verso Rio Elba.
Ci ricongiungeremo al bivio fra 62 e 53  in prossimità del monte Capannello e con il percorso stavolta tutto in discesa, risparmieremo quasi 10 minuti.

Prima delle 14 spengo il gps, anche per oggi piacevole passeggiata di 13 chilometri abbinata ad un paio di ore di manutenzione alla GTE.

Max

lunedì 24 novembre 2014

23 novembre 2014 - I fossili marini di Pianosa

Domenica 23 novembre, come pubblicizzato dai media e suggerito dall'amico Mario, partecipiamo con piacere ed una certa curiosità all'escursione organizzata dal PNAT a Pianosa; tema i fossili marini.

La partenza è alle 9,00 circa da Marina di Campo, le condizioni meteo non eccezionali presumo siano il motivo del ridotto numero di partecipanti e così a bordo della motobarca saremo solamente una decina circa; le tre guide ambientali ed il paleontologo Luca Maria Foresi completano il gruppo. 

Usciti dal porto, il comandante Silverio preferisce affrontare il mare formato di SE con il mascone di sinistra così fa rotta a sud per qualche miglio, per poi poggiare leggermente ad ovest in direzione della piccola isola; scelta che ci offrirà una traversata più confortevole a scapito ovviamente di un leggero aumento del tempo di percorrenza, quasi un'ora.

Una volta sbarcati, presentazioni di rito sul molo, quindi sosta al bar/spaccio (appositamente aperto per noi), dove il Prof. Foresi illustrandoci l'itinerario che effettueremo, ci riassumerà pazientemente la storia geologica dell'isola.

Alle 10,40 muoviamo alla volta di Cala del Bruciato, poco meno di 500 metri in direzione ovest, per poi piegare a sud attraverso uno dei tanti suggestivi corridoi fre le alte mura della vecchia colonia penale.
Poco più di mezz'ora ed arriviamo sopra la piccola insenatura, vi trascorreremo un'altra mezz'ora ad ascoltare le esaustive spiegazioni della nostra illustre guida.

Seguendo poi il sentiero lungo costa in direzione est, ci avviciniamo lentamente verso punta Secca, ma non vi sostiamo, procediamo verso nord per quasi altri 700 metri fino ad un'altra piccolissima insenatura che ci permette di vedere molto bene le varie stratificazioni del terreno.

Per le 12,45 passiamo nuovamente davanti alla chiesa di S. Gaudenzio e visto che la partenza è prevista per le 14,45, abbiamo ancora tempo a sufficienza per passare da cala S. Giovanni ed ammirare i numerosi fossili incastonati nella scogliera.

Ritorniamo al bar alle 13,45 per consumare il pranzo al sacco comodamente seduti all'esterno, quindi con un ultimo "giro largo" attraverso le vecchie abitazioni del porticciolo saliamo a bordo in perfetto orario.

Il rientro sarà sensibilmente più breve, il minor moto ondoso consente al capitano di far rotta direttamente su capo Poro, circa 45 minuti e sbarchiamo sul molo di Marina di Campo.

I pochi chilometri percorsi sono stati ampiamente ripagati dalle interressantissime nozioni esposte da Luca Foresi, che ovviamente ringrazio, come ringrazio le tre guide a nostra disposizione Franca, Rachele ed Antonello sempre pronte a dispensare utili informazioni.

Max

domenica 16 novembre 2014

Trekking del 16 novembre 2014

Gran bella passeggiata!
Verso le 7,40 recupero Mario al bar La Curva, parcheggeremo successivamente vicino al semaforo di Mola per salire lungo lo sterrato che benché privo di qualsiasi segnavia, le mappe riportano come sentiero 79.

Con l'aiuto del gps ma soprattutto della memoria, lo seguiamo senza errori fino a congiungerci con il 77 prima ed il 63 (GTE) dopo; una lenta ascesa durante la quale provo a contattare mia figlia per avere informazioni sull'orario dei bus poiché ci è venuta una mezza idea di arrivare fino a Cavo e rientrare con i mezzi pubblici.

La sua successiva telefonata però ci farà abbandonare questa opzione, la nostra tabella di marcia è incompatibile con gli orari ricevuti. 
Superata la vetta del monte Capannello, propongo a Mario un'altra soluzione, (giusto per non tornare all'auto con lo stesso percorso), ovvero scendere a Rio Elba attraverso un vicino sentiero non riportato sulla mappe, quindi raggiungere Ortano per poi seguire il sentiero lungo costa fino a Porto Azzurro.

A dirla tutta avevamo una mezza intenzione di superare l'Aia di Cacio e raggiungere così anche Rio Marina via miniere, ma ho subito realizzato che il tempo a mia disposizione non mi avrebbe consentito di allungare così il percorso.

La soluzione di scendere direttamente ad Ortano ci pare la migliore e così facciamo, estremamente compiaciuti anche del fatto che l'itinerario, attraversato Rio Elba, ci consente di soffermarci presso il noto Lavatoio Pubblico.

Attraverso lo sterrato della valle dei Mulini, raggiungiamo quindi l'asfalto della provinciale per abbandonarlo dopo meno di 300 metri per la deviazione di Ortano (purtroppo sempre asfaltata).
Camminando verso la spiaggia, scrutiamo con attenzione il versante sud, lungo cui le mappe riportano il sentiero 81, che purtroppo non ho mai avuto il piacere di percorrere poiché chiuso da molti anni nella sua parte bassa; peccato ci avrebbe fatto comodo.

Scavalchiamo la recinzione elettrica sulla destra e lentamente riprendiamo a salire lungo un altro sentiero privo di numerazione e non riportato sulle mappe con cui entriamo nella vasta e piacevole area di Capo d'Arco.

Le tappe successive saranno laghetto di Terranera, spiaggia di Reale e quella di Barbarossa quindi con il percorso Carmignani arriviamo sul lungomare di Porto Azzurro che attraverseremo completamente per salire verso la località Pontecchio e ritornare così attraverso il s. 79 nuovamente al punto di partenza.

Temperatura piacevolissima, quasi sette ore di camminata e 24,5 km percorsi, proprio una bella passeggiata!

Max

domenica 9 novembre 2014

Trek del 09 novembre 2014

Ore 7,58, tempo sereno e temperatura piacevole, è dal campo di calcio di San Piero che inizia la nostra escursione odierna.
L'intenzione è quella di descrivere un anello passando da Malpasso attraverso i sentieri 35, 34, 30, 8, 5 e 7; in realtà non sarà proprio così...

Ma andiamo con ordine, innanzi tutto il 35 è stato veramente ben pulito, almeno fino al mulino di Moncione poi, procedendo oltre, benché non sia ancora in chiusura, ha comunque bisogno di un bell'intervento di manutenzione.

La situazione non cambia quando dopo circa 50 minuti, raggiungiamo il 34, il cui fondo purtroppo si ripresenta piuttosto malmesso a causa della pioggia che favorita dalla pendenza, aggredisce il suo terreno dalla scarsa consistenza.

Superato il caprile di Tozza al Protano, dove la salita si addolcisce, la situazione migliora; decidiamo quindi di abbandonare il 34 per un ampio sterrato che piegando lentamente verso nord ci permette di ricongiungerci al 30 più in alto.

Meno di dieci minuti e siamo alle Macinelle, luogo incantevole, che rallegra l'animo, ma non ci fermiamo, continuiamo la marcia verso nord.
Spendiamo invece diversi minuti (più di mezz'ora) per una deviazione, certamente non agevole che seguendo una tubazione, ci porta ad un vecchio acquedotto.
Solo Mario tenterà di proseguire lungo lo stretto passaggio, Luigi ed io preferiamo attenderlo alla prima vasca di decantazione, anche perché la ginocchiata appena presa contro uno scoglio di granito, mi ha fatto passare ogni velleità di scoperta.

Attendiamo pazienti il ritorno dell'avventuriero Mario e ritornati sul 30, alle 10,40 arriviamo al bivio con il 9, 31 e 8 su cui passeremo per raggiungere Malpasso.
Durante la salita, ci concediamo brevi deviazioni per localizzare meglio la stazione più a nord del precedente acquedotto, anche perché su proposta di Luigi, potrebbe essere meta di una prossima escursione (ovviamente in pantaloni lunghi!).

Raggiunto Malpasso, invece di scendere sul piu "comodo" 5 optiamo per un più panoramico 00, ovviamente in direzione ESE.
Scelta che io condivido pienamente, meno la mia caviglia, che non ancora completamente guarita, non apprezzerà i continui balzi fra gli scogli di granito.
Sulla vetta delle Calanche, non possiamo non concederci un'altra breve sosta; altro luogo bellissimo dai panorami mozzafiato, vuoi mettere il sapore di una mela mangiata qui...

Quindi, finito lo spuntino, abbandoniamo lo 00 per un 90 sempre più bisognoso di manutenzione (in chiusura e decisamente carente di segniavia), cosa che comunque non allontana gli escursionisti, dal momento che incroceremo due piacevoli ragazze impegnate a fotografare.

Raggiungiamo così il 7, ma ne faremo pochi metri per deviare sotto il Masso alla Quata, su un sentiero privo di numerazione che passa lungo il Collaccio e che ci riporta sul 30.
Di li a poco le Piane al Canale, quindi attraverso un altro sentiero privo di numerazione, torniamo sul 35 in compagnia di una vivace comitiva locale.

Alle 13,50 spengo il gps, i chilometri percorsi non arrivano a 15, mentre il cielo sta già preannunciando il maltempo previsto per domani.

Max

domenica 26 ottobre 2014

24 e 25 ottobre 2014 - 1° Corso di segnaletica e manutenzione sentieri


Venerdì 24 ottobre 2014
Sede Parco Nazionale Arcipelago Toscano, dopo il benvenuto e le presentazioni di rito, alle 9,30 il Presidente Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano Filippo Di Donato decreta l’inizio dei lavori.
Temi principali saranno prima la motivazione, ovvero l’amore per il territorio, combustibile indispensabile per alimentare il generoso motore del volontariato, quindi l’importanza dell’ armonizzazione della segnaletica.

Successivamente prende la parola Marcello Pesi, Presidente Commissione Sentieri CAI Toscana, per affrontare gli aspetti generali della sentieristica; una serie di domande ed interventi concludono il primo step di lavoro.

Dopo 20 minuti di pausa, alle 11,40 è Giancarlo Tellini, Componente Commissione Sentieri CAI Toscana ad introdurre gli indigesti ma doverosi argomenti della normativa e dell’assicurazione.
Con l’affermazione “Segnavia dove serve e non dove è possibile” sarà il Segretario Commissione Sentieri CAI Toscana Simone Nannizzi a concludere la mattinata illustrandoci gli argomenti decisamente più pratici dell’organizzazione del magazzino, dell’attrezzatura, ecc…

Pausa pranzo di un’ora ed alle 14,40 riprende la parola Simone con la segnaletica verticale, mentre sarà Marcello a descriverci quella orizzontale, le vernici ed i materiali.
Dopo una breve sosta pomeridiana i lavori vengono infine conclusi da Giancarlo con la sicurezza sul lavoro e l’importanza del rilevamento dei dati cartografici.

Sabato 25 ottobre 2014
Ritrovo come da programma sempre alle 9,00 alle sede del PNAT, quindi immediato test di verifica sull’apprendimento della giornata di ieri; giusto il tempo di riporre la penna e ci spostiamo in auto al  parcheggio del Viticcio, dove la giornata dedicata alla pratica, inizia con la verifica dell’attrezzatura.

Tramutata in una sorta di lampada di Aladino, Simone estrae dalla sua Panda un incredibile varietà di attrezzi, dedicando molto tempo a spiegazioni e suggerimenti sul loro uso.
Incalzato quindi da Marcello, non avvezzo a perder tempo, il segretario pennello alla mano, passa alla realizzazione dei numeri sul primo segnavia (a bandiera) che sancisce la partenza del sentiero 49, completamente circondato da tutti noi, che finalmente vediamo trasformare la teoria in pratica.

Molto lentamente riusciamo ad abbandonare il piccolo abitato e ad entrare nella macchia, dove oltre alla segnaletica possiamo eseguire piccoli interventi di taglio ed assistere alla realizzazione di un paio di deviatori per l’acqua.
Dovrò attendere le 13,30 circa per la pausa pranzo, allestita nella piccola radura crocevia fra il 49 ed il 51, palestra didattica per le restanti ore pomeridiane.
Il piazzamento del paletto con segnavia a bandiera sul 51 dichiara la fine dei lavori, così molto più velocemente torniamo alle auto dove ritirato l’attestato di partecipazione, salutiamo cordialmente i nostri istruttori.

Sicuramente un utile e lodevole iniziativa che presumo e spero avrà come primo risultato quello di uniformare la metodologia di lavoro e di segnaletica non solo fra i vari volontari che già si impegnano sul territorio, ma spingere lo stesso PNAT a pretenderla nei confronti delle ditte a cui vengono assegnati i grossi  interventi o a coloro che adottano un sentiero.

Altro successivo tangibile risultato sarà, se portato avanti, il rilevamento cartografico e l'utilizzo dei dati raccolti, indispensabile compito per un necessario aggiornamento della Rete Escursionistica Italiana.

Max

sabato 11 ottobre 2014

Anello del Capomacchia e vetta Amiata


Martedì 7 ottobre 2014
Dopo averne parlato spesso, finalmente abbiamo colto l'occasione ed in compagnia di Mario e Massimo, ho organizzato un paio di giorni di trekking all'Amiata.
Partiamo con la Blu Navy delle 12.20 per Santa Fiora; tappa intermedia la sosta alla suggestiva abbazia di Sant Antimo, dove la messa viene recitata in canto gregoriano come mille anni fa.

Quindi, come da programma, verso le 16.30 arriviamo a casa; breve giro turistico del paese, acquisto di alcuni generi alimentari e cena domestica grazie al ragù preparato dalla moglie.

Mercoledì 8 ottobre
Ore 8.00 partenza per Abbadia San Salvatore, dove pargheggiata l'auto vicino allo stadio comunale, alle 8.34 iniziamo la marcia lungo il sentiero del Capomacchia.
Scoperto casualmente nel web, l'ho subito preso in seria considerazione principalmente per la sua recente inaugurazione, oltre che per la sua lunghezza, perfetta per un'escursione giornaliera.

Segnalato in viola direi in maniera quasi perfetta, da tanti segnavia verticali collocati ad ogni bivio e non solo; un piacevolissimo ed apprezzato regalo per chi come noi, per la prima volta calpesta questi luoghi alla ricerca di un abitat diverso dalla nostra macchia elbana.
Ed in effetti siamo stati accontentati, foresta a più non posso, prima di castagni, poi salendo di quota, di faggi; bella, ben curata, a volte buia e scura altre volte chiara e luminosa, ricca di rocce ammantate da un bellissimo muschio verde smeraldo; insomma per chi ama il bosco, è l'ideale.

Solo verso le 12,30 ci concediamo una sosta per mangiare un panino comodamente seduti a fianco del Fosso dell'Acqua Gialla, quindi dopo circa 20 minuti riprendiamo il cammino.
Successivamente breve deviazione per visitare il santuario dell'Ermeta, a circa 150 metri dal percorso e dopo aver superato il laghetto verde sulla destra e la vecchia ciminiera sulla sinistra, ci restano gli ultimi 2,5 chilometri per tornare all'auto.
Vi arriviamo alle 14,57 sufficientemente stanchi, complice la temperatura sopra la media che ci ha costretto ad un arrivo in maglietta; i chilometri percorsi sono stati 22,8 (deviazione per l'Ermeta compresa) e dopo aver consumato il secondo panino ci beviamo una fresca birra al vicino bar.

Ma la giornata non si conclude qui, infatti per le 16,00 abbiamo prenotato la visita al museo minerario di Abbadia; circa un'ora e mezzo di interessanti spiegazioni fatte in parte da un ex minatore, il signor Paolo quindi niente cena in casa, per stasera non abbiamo nessuna voglia di cucinare, ce ne andremo al ristorante!

Giovedì 9 ottobre
Smanioso di vedere la vetta, accontento Mario e parcheggiata l'auto vicino all'hotel Sella, ci dirigiamo lentamente fino alla croce in ferro che sovrasta la discesa.
Il vento teso unito ad una temperatura di 11 gradi, ci ricordano che siamo in montagna d'autunno e specialmente Mario, con il suo abbigliamento succinto, suppongo lo terrà a mente per diverso tempo...

Foto di rito sotto la croce quindi breve passeggiata lungo un piacevole sentiero che dalla Madonna degli Scouts, porta fino a Pian della Piscina; circa 1 chilometro, lungo il quale rosse croci incise su pietra creano una sorta di via crucis (dalla XII alla I).

Compiaciuti dal tragitto nel bosco, che ovviamente offre un buon riparo dal freddo vento della vetta, decidiamo di esplorare i sentieri vicino a Pian della Piscina, scoprendo con piacere una traversa che dall'asfalto ci porta alla parte alta dell'anello del Capomacchia percorso ieri; un'interessante sopresa, utile per chi intende raggiungere la vetta da Abbadia San salvatore.

Sono passate da poco le 11.30, ampiamente soddisfatti per la leggera camminata odiena, utile per smaltire la precedente, decidiamo di rientrare a Santa Fiora, anche perché di freddo ne abbiamo preso a sufficienza.

Consumiamo in casa gran parte delle scorte di cibo rimaste e verso le 14.30 partiamo per Piombino; ancora Blu Navy delle 16.45 per tornare a casa, dove porteremo le belle immagini dei luoghi esplorati... e qualche spicchio di caciotta locale acquistata prima di partire.

p.s.
ci tengo a sottolineare che lungo i chilometri percorsi non ricordo di aver visto nessun rifiuto abbandonato, bottiglie in plastica comprese. 

Max

lunedì 1 settembre 2014

Manutenzione sentieristica a San Martino

Buone nuove dalla foresta demaniale di San Martino, dove è in avanzato svolgimento un'opera di manutenzione e valorizzazione dei sentieri.

Oltre all'ampia pista forestale (in verde) ed al preesistente sentiero n° 121, riprodotto in rosso nell'immagine successiva, sono stati aperti due tratti che vi si collegano (in magenta).

Decisamente interessante quello più ad est, dall'andamento rettilineo ed una lunghezza di poco superiore ai 600 metri, con un secco tornante nel suo tratto sud, piega bruscamente verso NW per ricongiungersi al 121.
Meno utile ed appetibile, a mio avviso, invece il più breve ad ovest, lungo quasi 250 metri, dall'ampia pista in ciottoli si congiunge al 121 più a nord.

I tratti in questione, oltre ad essere stati liberati con esperienza dalla macchia, sono stati corredati in più punti da robusti corrimano in legno e da svariati scalini per addolcire i punti più ripidi.

Bello  sarebbe a questo punto, che venisse riaperto anche il vecchio tratto del sentiero 45, che dalla scuderia dei cavalli sale a nordovest e che non ostante l'abbandono e la vegetazione, è ancora in buona parte percorribile.

Max

lunedì 25 agosto 2014

Trekking del 24 agosto 2014

Come si suol dire, non c'è due senza tre, così anche per stamani breve escursione con tratto fuoripista in compagnia di Luigi e Mario.
Il programma è di descrivere un anello intorno a Chiessi salendo fino al monte San Bartolomeo quindi abbandonare il sentiero 3 per collegarsi a quello proveniente dal fosso del Bacile che se pulito, ci consentirà di rientrare agevolmente al paese.

La lenta marcia inizia alle 8,15 di fronte alla chiesa San Loreto lungo un sentiero 3 che a testimonianza delle abbondanti piogge estive, appare subito in chiusura dalla leggera vegetazione.

Meno di dieci minuti ed arriviamo al bivio con il 41, ovviamente continuiamo sul 3 dato che vogliamo raggiungere il massiccio granitico del San Bartolomeo, la principale palestra dell'isola per gli appassionati di arrampicata.

Altri 900 metri circa ed uno sbiadito segnavia il legno indica sulla destra la direzione per raggiungere la partenza di alcune delle sue vie, così decidiamo di seguirlo, benché ci rendiamo subito conto che il sentiero sia decisamente in abbandono e parziale chiusura.

Raggiunta la base della montagna, ne costeggiamo il lato nord fino ad arrivare al sentiero "ufficiale" che dal 3 consente di visitare i resti della chiesa di San Bartolomeo ed accedere alla vetta attraverso una suggestiva via ferrata.

Senza la minima esitazione il più atletico Mario, indossati i guanti, si lancia sulla ferrata ed in brevissimo tempo ne espugna la vetta.
"E' bellissimo, venite su" griderà più volte.

Nel frattempo anche Luigi, che si era trattenuto a fotografare le rovine della chiesa, mi raggiunge e dopo qualche esitazione decide di provare a salire lungo il verticale cavo metallico.

Benché privo dell'agilità del più giovane Mario e nascondendo una certa emozione, come ci dirà in seguito, più lentamente ma senza commettere errori, raggiungerà anche lui la sommità.

A questo punto non resto che io, invitato più volte a salire dai due giovani alpinisti, pur con una certa esitazione, preferisco dare ascolto a quella vocina che per questa volta mi consiglia di essere prudente e rimandare la scalata ad un altra occasione; così farò, anche perché per me non è una novità, l'ho già fatta più volte!

Mentre attendo paziente che i miei compagni ammirino il fantastico panorama che si estende ai loro occhi, rifletto sull'immininte fuoripista che ci attende, quindi una volta scesi, riprendiamo il cammino verso NNE.

Verso le 10,30 arriviamo nella zona in cui dobbiamo abbondonare il 3 per iniziare il fuoripista; zona individuata attraverso google earth e confermata dai ricordi di un abitante della zona.

Dopo un inizio lento e piuttosto chiuso dall'erica, fortunatamente entriamo in un sottobosco di castagni decisamente pulito, che senza difficoltà ci permette di scendere rapidamente di quota e di avvicinarci al punto di attraversamento del fosso del Bacile, salvato precedentemente come waypoint nel mio gps.

Strada facendo, sempre casualmente ci imbattiamo in un piccolo e ben conservato rifugio in roccia, l'ingresso è parzialmente ostruito dalle fronde di un albero vicino, ma verranno rapidamente rimosse da Luigi e dalle sue forbici.

Attraverso una costante sequenza di terrazzamenti, siamo ormai a poche decine di metri dal fosso, mi dirigo spedito lungo una liscia di granito senza rendermi conto che sto per tuffarmi in un'enorme ragnatela di un bel ragno vespa; troppo tardi, l'urlo di terrore metterà in agitazione anche Luigi, non ancora abituato alla mia fobia, che poi con calma si dedicherà a fotografare il ragno, immobile nella sua tela parzialmente distrutta.

Ancora spaventato dall'insetto, non i accorgo nemmeno del fico sotto cui sono successivamente passato, è il richiamo di Mario a farmi tornare indietro ad assaggiarne gli squisiti frutti.

Alle 11,44, raggiungiamo un rudere ben tenuto e data l'ora, ci concediamo una meritata sosta per mangiare la nostra consueta frutta, soddisfatti per aver raggiunto il sentiero del Bacile.

Quindi poco prima di mezzogiorno riprendiamo il cammino, rallentati nella degustazione delle dolci more che delimitano per lunghi tratti il sentiero.

Rientriamo a Chiessi prima dell'una, una rinfrescata alla fontana della piazzetta ed ovviamente birra e caffè al bar del paese.

Anche per oggi, pochi chilometri (meno di 8) ma decisamente interessanti e piacevoli, specialmente per i miei amici.

Max



lunedì 18 agosto 2014

Trekking del 17 agosto 2014

A distanza di due settimane, continua la serie dei fuoripista in compagnia di Alessandra, Luigi e Mario.
Come al solito, ritrovo alle 7.30 quindi rotta verso Marciana, da dove abbiamo intenzione di raggiungere la vetta del monte Giove; la espugneremo alle 9.15 dopo circa un'ora di tranquilla salita.

La giornata è stupenda, il cielo terso consente di distinguere i rilievi più lontani, Capraia sembra ad "un tiro di schioppo" e perfino Gorgona, leggermente in disparte, partecipa ben definita allo spettacolo.
Tutto merito del fresco vento da nord, che nell'offrirci un'ottima vista della Corsica e di Bastia, mi costringerà perfino ad indossare il windstopper per affrontare il fuoripista in discesa.

Saltellando fra le rocce per evitare i "cuscini" della ginestra spinosa, impiegheremo circa 45 minuti prima di trovare una sorta di sentiero, dove la presenza di sporadici omini di pietra ci induce ad abbandonare temporaneamente la corretta direzione per una breve deviazione verso SSE, 15 minuti per curiosare in un'area relativamente pulita.

Ritornati sui nostri passi, riprendiamo la discesa verso WNW, meno di 10 minuti e finalmente a quota 720 metri, troviamo il caprile che stavamo cercando; punto di riferimento della nostra escursione per raggiungere Serra Ventosa.
Benché leggermente danneggiato da un pino che gli è andato addosso, si presenta sempre in buone condizioni, particolare il muro di contenimento a ovest, una sorta di terrazzino da cui dominare la vallata.

Breve sosta per mangiare un frutto e riprendiamo la discesa alternando brevi tratti puliti ad altri in cui occorrerà farsi largo fra un'erica non troppo gentile nei confronti delle nostre gambe nude...

In ogni caso, alle 10.53 raggiungiamo il sentiero numero 3, la breve avventura è conclusa; soddisfatti scendiamo ancora lungo il sentiero del Raggio Verde, giusto per curiosare nell'area dove fino a qualche anno fa si trovava un piccolo e rustico rifugio costruito da cacciatori locali.

Quindi prima delle 11.15 riprendiamo la marcia verso Marciana, intenzionati a fare una visita alla palestrina, sede di alcune vie di arrampicata ben note agli appassionati di freeclimbing. 

Poco dopo mezzogiorno riempiamo le borracce alla sorgente della Madonna del Monte e comodamente scendiamo in paese per concludere la breve escursione di poco più di 8 chilometri con birra e bruschetta.

p.s.
Dimenticavo di segnalare un ravvicinatissimo incontro fra Mario ed una vipera, senza accorgersene praticamente l'ha quasi calpestata salendo per il monte Giove.

Max

sabato 9 agosto 2014

Walk & Work alla Madonna del Monte

Ancora comodamente sdraiato nel letto, solo verso le 7,00 realizzo cosa fare: una passeggiata alla Madonna del Monte e strada facendo tagliare quei due brutti pini secchi, caduti ormai da diversi mesi.

Non che sbarrassero più di tanto il cammino, ma sinceramente da troppo tempo davano quella fastidiosa sensazione di trascuratezza che specialmente in un luogo bello e molto frequentato come la via crucis, non si può tollerare; e dato che a nessun del posto è passato per la mente, ecco che me ne parto da Portoferraio per farlo io...

Parcheggiata l'auto alla vicina fortezza pisana, in circa un'oretta di lavoro, compreso il tempo perso per i capricci della motosega, sono riuscito a rimuovere rami e tronco del pino principale, quello che intralciava maggiormente il cammino, quindi dare una bella ripulita al successivo sdraiato poco più in basso.

Tornato all'auto, rapido cambio di vestiario e zaino ed eccomi nuovamente a salire sino alla Madonna del Monte, avevo troppa voglia di dissetarmi alla fresca e squisita acqua della sua sorgente!

L'orologio segna le 11,25 ho giusto il tempo per andare a vedere la zona dei mostri di pietra; be' per me rimane la palestrina, luogo incantevole dove più di dieci anni fa, ci esercitavamo nell'arrampicata sportiva sotto la guida attenta di Maurizio e Renato.
Bei ricordi infranti dalla telefonata della moglie che mi domanda se rientro per pranzo.
"Mangiate pure senza di me" le rispondo, anche perché ho intenzione di fare un altro breve intervento di segnaletica.

Max