Come da programma, ritrovo alle 06,15 al parcheggio del Tennis Club, dove lasciamo il mio Discovery, quindi con l'auto di Mauro ed in compagnia di Gaia, Paola ed Umberto raggiungiamo la zona portuale per prendere l'aliscafo delle 06,50 per Cavo.
L'abbigliamento tecnico da runners "navigato" del mio amico mi costringerà in fretta e furia a sostituire gli scarponi e lo zaino da 35 lt con le scarpe basse e lo zaino piccolo, ma più adatto alla corsa, che per fortuna avevo lasciato nel bagagliaio; pare proprio abbiano intenzioni serie!
Quindi, dopo una colazione al bar Pierolli, l'alba ci sorprende sul lungomare Kennedy, mentre tranquillamente ci incamminiamo verso via Procchi (ex via Frugoso) da dove parte la GTE (s. 60).
La temperatura è perfetta, sono le 7,38 quando iniziamo a camminare sulla Grande Traversata Elbana.
Nemmeno il tempo di scaldarsi e già la coppia Zamboni è in fuga;
"Arriviamo presto" penso fra me e me.
L'andatura si mantiene spedita grosso modo fino alla vetta di monte Grosso, poi nell'affrontare la ripida discesa Paola inizia ad accusare dolori al ginocchio; il gruppo così si sgrana con Gaia avanti, Mauro, Paola ed Umberto più indietro ed io nel mezzo.
Ci ricompatteremo solo sull'asfalto della Parata, per procedere abbastanza uniti fino all'Aia di Cacio, dove il vento teso di scirocco ci impedisce di sostare.
Evidenti gli interventi sui sentieri attraversati, sia per quanto riguarda il taglio della vegetazione che della realizzazione di nuovi segnavia; peccato anche in questo caso l'opera di manutenzione non abbia riguardato l'interezza dei sentieri ma solo dei tratti.
Superato il monte Strega riusciamo a sostare parzialmente riparati dal crinale per quasi 20 minuti, giusto il tempo perché i miei compagni possano mangiare i loro panini caserecci.
Alle 11,07 finalmente ci rimettiamo in marcia, i windstopper indossati per la sosta non hanno impedito che il sudore ci si ghiacciasse addosso e riprendere il movimento non ci dispiace affatto.
Peccato che le condizioni meteo caratterizzate da vento umido e nubi basse ci abbiano impedito di gustare i panorami di gran parte del percorso più alto, sarebbe stato decisamente più spettacolare, anche se a dir di Umberto resta sempre suggestivo.
Purtroppo superate le Piane della Madonna, anche Gaia è fuori combattimento, malessere accompagnato da attacchi di vomito la costringeranno a ridurre andatura e decidere di abbandonare la traversata.
Con rammarico quindi Gaia e Paola abbandonano il cammino a casa Marchetti, arrivandovi proseguendo lo sterrato del Buraccio; Mauro, Umberto ed io invece, ci sganciamo prima per seguire la GTE che passando da casa Galletti prima e casa Tondi poi, porta leggermente più a sud est sulla provinciale per Porto Azzurro.
Attraverseremo l'asfalto dopo un breve tratto a corsetta, alle 13,55 per passare dal s. 63 ad un s. 64 recentemente manutenuto lungo tutto il tratto che costeggia il fosso dei Catenacci.
Seguire il tratto originale lungo la cessa è fuori luogo, troppo mal messo e chiuso dalla vegetazione, approfitto così, come ad aprile, dell tracciato usato dalle moto che corre parallelo a pochi metri per guadagnare quegli 80 metri di dislivello.
Sempre "tirati" da un Umberto perfettamente a suo agio, dovremo rallentare un po' per consentire a Mauro di recuperare le energie, le ultime salite lo stanno mettendo a dura prova.
Superiamo la vetta di monte Orello con soddisfazione, le salite sono finite!
Bevuta veloce a fonte Schiumoli ed alle 15,50 raggiungiamo l'auto a San Giovanni.
In totale abbiamo percorso circa 30 chilometri in 8 ore e 27', di cui 27,2 km di GTE in 7h 46'; l'ascesa positiva totale accumulata è stata di 1.757 metri e la media di 3,5 km/h.
Max
Ci ricompatteremo solo sull'asfalto della Parata, per procedere abbastanza uniti fino all'Aia di Cacio, dove il vento teso di scirocco ci impedisce di sostare.
Evidenti gli interventi sui sentieri attraversati, sia per quanto riguarda il taglio della vegetazione che della realizzazione di nuovi segnavia; peccato anche in questo caso l'opera di manutenzione non abbia riguardato l'interezza dei sentieri ma solo dei tratti.
Superato il monte Strega riusciamo a sostare parzialmente riparati dal crinale per quasi 20 minuti, giusto il tempo perché i miei compagni possano mangiare i loro panini caserecci.
Alle 11,07 finalmente ci rimettiamo in marcia, i windstopper indossati per la sosta non hanno impedito che il sudore ci si ghiacciasse addosso e riprendere il movimento non ci dispiace affatto.
Peccato che le condizioni meteo caratterizzate da vento umido e nubi basse ci abbiano impedito di gustare i panorami di gran parte del percorso più alto, sarebbe stato decisamente più spettacolare, anche se a dir di Umberto resta sempre suggestivo.
Purtroppo superate le Piane della Madonna, anche Gaia è fuori combattimento, malessere accompagnato da attacchi di vomito la costringeranno a ridurre andatura e decidere di abbandonare la traversata.
Con rammarico quindi Gaia e Paola abbandonano il cammino a casa Marchetti, arrivandovi proseguendo lo sterrato del Buraccio; Mauro, Umberto ed io invece, ci sganciamo prima per seguire la GTE che passando da casa Galletti prima e casa Tondi poi, porta leggermente più a sud est sulla provinciale per Porto Azzurro.
Attraverseremo l'asfalto dopo un breve tratto a corsetta, alle 13,55 per passare dal s. 63 ad un s. 64 recentemente manutenuto lungo tutto il tratto che costeggia il fosso dei Catenacci.
Seguire il tratto originale lungo la cessa è fuori luogo, troppo mal messo e chiuso dalla vegetazione, approfitto così, come ad aprile, dell tracciato usato dalle moto che corre parallelo a pochi metri per guadagnare quegli 80 metri di dislivello.
Sempre "tirati" da un Umberto perfettamente a suo agio, dovremo rallentare un po' per consentire a Mauro di recuperare le energie, le ultime salite lo stanno mettendo a dura prova.
Superiamo la vetta di monte Orello con soddisfazione, le salite sono finite!
Bevuta veloce a fonte Schiumoli ed alle 15,50 raggiungiamo l'auto a San Giovanni.
In totale abbiamo percorso circa 30 chilometri in 8 ore e 27', di cui 27,2 km di GTE in 7h 46'; l'ascesa positiva totale accumulata è stata di 1.757 metri e la media di 3,5 km/h.
Max