Venerdì 13 settembre 2013
Partiamo alla scoperta delle Apuane, a dire la verità qualcosa avevamo già visto e proprio per la bellezza dei paesaggi ma anche per le nubi trovate la volta precedente, abbiamo deciso di fare un anello che ci consenta di raggiungere la vetta del Pania della Croce.
La partenza con il traghetto delle 8,35 ci concede tutto il tempo per visitare l'Antro del Corchia, quindi lasciamo Levigliani per raggiungere il vicino Pruno da dove alle 15,05 iniziamo a salire lungo il sentiero 122.
Inizialmente un bivio non segnalato ci rallenta leggermente, quindi identificato il giusto percorso, proseguiamo lungo la costante salita.
Dopo circa un'ora, ci sfuggirà anche un segnavia su l'angolo in alto di una marginetta: 400 metri abbondanti di cammino in più, quindi tornati sui nostri passi, notiamo che il sentiero (piuttosto invaso da bassa vegetazione), piegava in salita sulla sinistra.
Verso le 16,20 raggiungiamo il passo dell'Alpino, dove il 122 lascia il posto al 9 e dopo circa mezz'ora Foce di Mosceta; altri 5 minuti e siamo al rifugio del Freo, dove ovviamente avevo preventivamente prenotato due letti.
Sabato 14 settembre 2013
Dopo una notte pressoché insonne grazie ai ripetuti miagolii di una gatta nascosta fra i letti a castello (da sottolineare che eravamo solo in tre ospiti e vani sono stati i patetici tentativi del sottoscritto di cacciarla), nutro serie perplessità sulle mie capacità di conquistare il monte Pania ma soprattutto di rientrare ad Orzale (Cardoso) attraverso il 7.
Ma la giornata che si preannuncia stupenda e la compagnia dell'amico Mario mi impongono di tentare; cercherò il più possibile di restare lucido ed attento su dove mettere i piedi e così dopo un'ora e trentasette minuti, alle 9,41 raggiungiamo la vetta.
Il sole ed il panorama stupendo invitano ad un meritato riposo, ma la temperatura di 10° e soprattutto un vento a dir poco pungente, ci costringono a riprendere la marcia dopo pochi minuti.
Seguiamo le indicazioni per il rifugio Rossi, anche se avrei preferito un bel segnavia a bandiera... così, chiederò conferma ad una coppia di escursionisti che salgono con apparente agilità la ripida cascata di roccia, ma la loro risposta non è molto convincente.
Solo verso le 10,20 mi rassicura leggere nel segnavia in legno il numero 7 per Foce di Valli; poco più avanti leggo anche che il sentiero è per escursionisti esperti, così penso subito al "nostro" 00, sperando proprio non sia a quel livello, sarei in seria difficoltà con uno zaino carico come quello che indosso oggi.
Benché tecnico, prestando la dovuta attenzione e sfruttando le più "comode" catene fissate alla roccia, superiamo senza difficoltà il tratto difficile ed affacciandoci sulla bassa Foce di Valli, ci concediamo anche un paio di minuti di sosta.
La comunicazione di un mio leggero capogiro nel rialzarmi, mette subito in allarme il mio compagno:
"Bevi e riposa un altro po'" Si affretta a rispondermi.
Così faccio e poco dopo iniziamo a scendere.
Con una lunga sequenza di tornanti, man mano sempre più piccoli, arriviamo a Foce di Valli, sono le 11,13 ed a questo punto dobbiamo decidere se continuare come da programma la discesa sul 7 o passare sul 110 per rivedere ed apprezzare come si deve, il monte Forato.
Temo solo che per la mancanza di riposo, le mie energie mi abbandonino prima dell'arrivo, ma so già che direzione prenderemo, quella del Forato ovviamente, come propone anche Mario.
Procediamo tranquillamente lungo il crinale ed in circa 40 minuti ci troviamo davanti al suggestivo arco di roccia; adesso ci possiamo mangiare il panino che ci ha preparato il custode del rifugio.
Riusciamo anche a telefonare a casa, Mario per informazioni sullo stato della sua canina Nebbia ed io per tranquillizzare la moglie.
Trascorsa quasi mezz'ora, ci rimettiamo in marcia, alla ricerca del sentiero 12; non accorgendoci che un suo segnavia orizzontale era a due metri dietro di noi, percorriamo più di 300 metri lungo il 110 per poi tornare indietro e parlando con altri escursionisti, accorgerci che il 12 passa proprio attraverso il foro nella roccia; che pivelli, un errore che ci ha fatto perdere ben 20 minuti.
A causa del fogliame ma sopratutto della considerevole pendenza, scendiamo lentamente prestando la massima attenzione; lo stato di questo sentiero non è certamente dei migliori, troveremo anche alcuni alberi caduti a sbarrarci il passaggio.
Con difficoltà cerco di capire la direzione giusta da seguire per intercettare il 124 con cui vogliamo tornare sul 7; certamente non aiuta la completa mancanza di segnavia a bandiera in prossimità dei vari bivi, di quelli verticali manco a parlarne.
Fra imprecazioni e avvisi di sentieri temporaneamente chiusi come quello che indica un ponte pericolante a Colle Mezzana, decidiamo di lasciar perdere il 124 e continuare la discesa lungo il 12 fino a Cardoso, consapevoli che per tornare all'auto parcheggiata a Pruno, la bella camminata lungo l'assolato asfalto sarà ancora più lunga.
Chiedendo informazioni su un'eventuale scorciatoia ad una gentile coppia lungo il tratto finale del sentiero, veniamo incoraggiati a proseguire, ma la conversazione viene fortunatamente ascoltata anche da un "camminatore" della zona, che non convinto di ciò che sente, poco dopo si offrirà di accompagnarci in auto fino a destinazione.
Un colpo di fortuna considerevole che mi fa decisamente tornare il buon umore ma soprattutto che ci evita un'estenuante marcia finale.
Lo ringrazieremo sinceramente, invitandolo a contattarci nella sua prossima visita all'Elba e dato che siamo in discreto anticipo sulla tabella di marcia, non possiamo rinunciare ad una birra fresca.
Alcuni dati (dopo aver pulito la traccia)
Da Pruno al rifugio del Freo attraverso i sentieri 122 e 9:
4,6 km con +756 metri di ascesa;
Dal rifugio del Freo a Cardoso (via Pania e Forato) attraverso i sentieri 126, 7, 110 e 12:
10,4 km con +1.077 metri di ascesa.
Max
A causa del fogliame ma sopratutto della considerevole pendenza, scendiamo lentamente prestando la massima attenzione; lo stato di questo sentiero non è certamente dei migliori, troveremo anche alcuni alberi caduti a sbarrarci il passaggio.
Con difficoltà cerco di capire la direzione giusta da seguire per intercettare il 124 con cui vogliamo tornare sul 7; certamente non aiuta la completa mancanza di segnavia a bandiera in prossimità dei vari bivi, di quelli verticali manco a parlarne.
Fra imprecazioni e avvisi di sentieri temporaneamente chiusi come quello che indica un ponte pericolante a Colle Mezzana, decidiamo di lasciar perdere il 124 e continuare la discesa lungo il 12 fino a Cardoso, consapevoli che per tornare all'auto parcheggiata a Pruno, la bella camminata lungo l'assolato asfalto sarà ancora più lunga.
Chiedendo informazioni su un'eventuale scorciatoia ad una gentile coppia lungo il tratto finale del sentiero, veniamo incoraggiati a proseguire, ma la conversazione viene fortunatamente ascoltata anche da un "camminatore" della zona, che non convinto di ciò che sente, poco dopo si offrirà di accompagnarci in auto fino a destinazione.
Un colpo di fortuna considerevole che mi fa decisamente tornare il buon umore ma soprattutto che ci evita un'estenuante marcia finale.
Lo ringrazieremo sinceramente, invitandolo a contattarci nella sua prossima visita all'Elba e dato che siamo in discreto anticipo sulla tabella di marcia, non possiamo rinunciare ad una birra fresca.
Alcuni dati (dopo aver pulito la traccia)
Da Pruno al rifugio del Freo attraverso i sentieri 122 e 9:
4,6 km con +756 metri di ascesa;
Dal rifugio del Freo a Cardoso (via Pania e Forato) attraverso i sentieri 126, 7, 110 e 12:
10,4 km con +1.077 metri di ascesa.
Max