Sabato 2 aprile 2011.
Come molte avventure, anche questa comincia con il traghetto delle 5,10.
Portoferraio è ancora avvolta nel sonno quando le luci della Golf di Mario illuminano l’asfalto.
Dal momento che andiamo con la sua vettura, si è gentilmente offerto di venire a prendermi a casa.
Ci imbarchiamo in orario e non ostante l’ora, più conciliante per sonnecchiare un po’, conversiamo per l’intera durata della traversata.
Il primo chiarore dell’alba ci da il benvenuto al porto di Piombino, quindi via per il molo Mediceo di Livorno da dove, parcheggiata l’auto, ci imbarcheremo per la Capraia.
L’intenzione è quella di percorrere tutti i sentieri segnalati dell’isola fra il sabato pomeriggio e l’intera domenica; il ritorno infatti è programmato per il lunedì mattina.
Finalmente le previsioni meteorologiche sono buone, ero stanco di continuare a rimandare questa due giorni di trekking.
Purtroppo un’inaspettata nebbia lungo la costa Livornese costringe il traghetto della Toremar a ritardare la partenza di 30 minuti, così dopo le due ore e mezzo di navigazione, alle 11,30 arriviamo a Capraia.
Sfruttiamo il piccolo autobus locale, in attesa sul molo, per raggiungere la piazza del paese a poco più di un chilometro di distanza; la corsa ci costa un euro a testa.
Entriamo quindi nell’attraente Agenzia del Parco, dove la gentile Marisa, che avevo contattato più volte, ci da il benvenuto.
Mario, da buon intenditore, non rimane indifferente alle incantevoli creazioni artistiche di Rossella, affisse in bella mostra sulla parete dell’ufficio, ed intavola così una piacevole conversazione con l’artista mentre io già scalpito per posare il bagaglio nell’appartamento ed acquistare gli ultimi generi alimentari, fra cui una confezione di acqua, indispensabile sia per il soggiorno che per il trek.
L’appartamento è un tipico bilocale estivo, piccolo, essenziale, dai colori vivaci ideale per due persone, varcandone la soglia il caratteristico odore di chiuso ci invade immediatamente le narici, probabilmente siamo i primi ospiti del 2011.
Con una certa fretta mi cambio e preparo lo zaino, sono le 13,27 quando accendo il gps a fianco della chiesa di San Nicola in piazza Milano.
Ascoltando i suggerimenti di Marisa, partiamo alla volta del Piano, per svoltare dopo 1,7 km verso ovest attraverso una più ripida mulattiera lungo la quale increduli, incappiamo in una moto da strada abbattuta su un fianco.
E’ un’ Honda, abbandonata al margine della sconnessa mulattiera, a testimonianza di quello che ci pare un recente incidente di un qualche, a dir poco sprovveduto pilota.
Continuiamo comunque l’ascesa, ed al bivio seguente proseguiamo sempre a destra seguendo le indicazioni per Stagnone.
Superata la Sella dell’Acciatore, caratterizzata da un’ampia prateria, dopo un ultima salita raggiungiamo il Laghetto, unico specchio d’acqua dell’isola, manca poco alle 15,00.
Breve sosta per qualche foto ed osservare il piccolo lago, quindi riprendiamo il cammino disturbando un simpatico coniglietto che saltellando si sottrae alla nostra vista rifugiandosi sotto al cisto.
Proseguiamo alti sulla bella cala del Reciso, per poi affrontare lo strappetto con cui raggiungeremo il monte Le Penne.
A ridosso della vetta, comodamente accovacciati fra le rocce, raggiungiamo un gruppo di escursionisti che ingannati dal nostro abbigliamento decisamente più tecnico, ci chiedono delucidazioni su dove proseguire il cammino.
Li guidiamo così, per forse un centinaio di metri, separandocene poi, per poter riprendere la nostra più spedita andatura.
Costeggiando monte Castello sbuchiamo sopra gli edifici abbandonati dell’ex colonia penale, ed attraverso una ripida discesa raggiungiamo lo sterrato che porta ai ruderi dell’Ovile, sono le 16,30.
La giornata è molto bella, soleggiata, ma il leggero vento di maestrale è veramente fastidioso e freddo, tanto che devo indossare tutto il vestiario che ho nello zaino.
Vuoi la sfortuna, vuoi un difetto di fabbrica, la punta della scarpa destra di Mario si scolla.
Sgradevole inconveniente, anche se accaduto a giro quasi ultimato, poiché domani dobbiamo camminare tutto il giorno e ci rimane poco tempo per trovare della buona colla prima che chiudano i negozi.
Senza comunque mostrare particolare preoccupazione, probabilmente fiducioso sulle sue capacità, e sull’eventuale telefonata che può sempre fare a Bobo per avere suggerimenti sulla “camminata scalza”, preferisce seguire il programma, così giriamo a sinistra verso ovest, oltrepassando la Mortola, lungo il sentiero che ci porta fino alla punta del Dattero, da dove si ha una bella vista sulle scogliere della costa nord ovest.
Manca poco alle 17,00 e ritorniamo sui nostri passi per affrontare l’ultima deviazione che ci porterà fino a monte Capo, caratterizzato dai resti di un edificio della Marina Militare pesantemente distrutto.
A questo punto, riteniamo che raggiungere anche la Punta della Teglia, sarebbe troppo lungo, quindi con un’andatura leggermente più veloce cerchiamo di arrivare in tempo al porto.
Alle 18,30 raggiungiamo la chiesa dell’Assunta, abbiamo quindi almeno una mezz’ora per trovare un buon mastice per la suola.
Dopo qualche domanda, alla Cambusa troviamo quello che cerchiamo e così, più rassicurati sul domani ci dirigiamo verso il nostro appartamento in paese, consumando la vaschetta di Magnum Profitterol appena acquistata.
Veramente infreddolito, da temere quasi il raffreddore, mi faccio subito una bella doccia calda ed indossati i due pile che mi sono portato comincio a preparare la cena: bavette all’olio aromatizzato al porcino con una bella spruzzata di grana, quindi insalata mista e per dessert pane e cioccolato.
Dopo cena dedico solo pochi minuti allo scarico dei dati dal gps, e spento il pc acconsento alla proposta di Mario di vedere Capraia by night, dato che è sabato sera…
Il nostro tour si riduce ad una desolata passeggiata fino al molo dove alcuni pescatori ben vestiti, tirano su gli ultimi totani della stagione e dove solo le luci di un paio di ristoranti segnalano la presenza di esseri umani.
Sono già passate le 22 quando, entrati nel sacco a pelo, spengiamo la luce.
Domenica 3 aprile.
Dopo una notte praticamente insonne, non per lo sporadico russare del mio compagno ed un’abbondante colazione a base di brioches e marmellata, con più calma preparo lo zaino.
L’ambizioso programma di oggi ci impone ovviamente di aumentare la scorta di cibo ed acqua, ed il freddo che ho patito ieri pomeriggio mi suggerisce di sostituire il leggero wind stopper con la più calda e tecnica giacca in Gore Tex, dal momento che pare che anche per stamani saremo in compagnia del maestrale.
Chiaramente la scelta si rivelerà errata, infatti rimpiangerò più volte di non avere indossato i pantaloncini corti, ma col senno di poi…
Sono da poco passate le 8 che siamo nuovamente in marcia lungo il tratto percorso precedentemente; in circa 20 minuti raggiungiamo il bivio e stavolta svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per la torre dello Zenobito.
Superiamo lo sterrato che porta all’ingresso dell’azienda agricola Il Piano e sempre seguendo le indicazioni, transitiamo di fronte alla suggestiva chiesa di S. Stefano.
Quindi, fatti meno di 500 metri, raggiungiamo il bivio per la cala del Ceppo, verso cui ci dirigiamo non curanti della scritta in pennarello sul segnavia che sconsiglia di farlo.
Impiegheremo poco più di 20 minuti per percorrere il sentiero di quasi 1 chilometro fino alla spiaggia, soddisfatti per non aver seguito lo stupido suggerimento; ed una volta tornati indietro, alle 9,45 riprendiamo il cammino per la suggestiva torre del 1545.
Benché segnalata sulla cartina, non riusciamo a trovare l’imbocco della successiva deviazione per la cala della Carbicina, così, senza troppi rimpianti, dirigiamo spediti verso la piana dello Zenobito.
Forse troppo concentrati sulla meta, non notiamo nemmeno il bivio con il preesistente sentiero proveniente dal monte Arpagna; lo individueremo solo al ritorno, dopo aver studiato a fondo la mappa.
Quattro bei maschi di muflone ci sfilano lentamente sulla destra, restando fermi ad osservarci per diversi secondi e dopo un ultimo tratto pianeggiate, raggiungiamo la costa.
I colori della roccia sono incredibili, mentre la torre si staglia di fronte a noi, restiamo affascinati dalla rossa pietra vulcanica di cala Rossa e dal cristallino mare che la bagna; uno spettacolo!
Ringrazio la tecnologia digitale della macchina fotografica per le numerose foto che scatto, un tempo mi sarebbero serviti almeno un paio di rullini solo per questo punto.
Sono passate da poco le 12 e per restare un altro po’ in questo bel posto, propongo a Mario di mangiarci un frutto, dopo di che, soddisfatti riconsegneremo il luogo in mano ai gabbiani.
La sua scarpa?
Per ora tutto ok, la colla sembra aver fatto il suo dovere.
Peccato che durante la dura, calda e lenta salita verso l’Arpagna sia la sinistra a scollarsi!
La prendiamo con filosofia, gente allegra il ciel l’aiuta.
Verso le 13,40 raggiungiamo la vetta occupata dal semi distrutto Osservatorio.
In lamiera arrugginita, emette irregolari acuti cigolii a causa del vento di NW.
Approfittiamo delle sue pareti per ripararci e su suggerimento di Mario, ci mangiamo una scatoletta di tonno con qualche pomodorino e due fette di pan carré, niente male, mancherebbe solo un bel gelato.
Lasciamo l’Arpagna dopo 20 minuti di sosta e fatti meno di 400 metri, troviamo il sentiero per punta del Trattolo, proviamo a seguirlo benché piuttosto chiuso, ma presto dobbiamo rinunciare, l’ormai fitta vegetazione non consente di proseguire, un vero peccato!
Sul fianco destro del monte spicca la struttura delle Colombaie (un tempo alloggio dei marinai) e poco dopo passiamo vicino all’alloggio del Capitano, caratterizzato da un possente muro in pietra a protezione dal vento.
Sono le 14,45 quando raggiungiamo il bivio per il Piano a destra ed il Laghetto a sinistra, adesso che li conosciamo entrambi, optiamo per il più suggestivo sentiero a sinistra.
Per le 16,30 circa raggiungiamo così il bivio per punta della Teglia, meta finale per concludere la nostra seconda giornata di trek, caratterizzata da una temperatura decisamente più alta di ieri e trascorsa quasi interamente in maglietta.
Mentre iniziamo a scendere, pacatamente Mario mi fa notare che la colla della sua scarpa destra ha ceduto.
Morale? Entrambe le suole scollate.
Il sentiero di circa 1,8 km per la torre della Regina è veramente piacevole, non ostante la stanchezza ed il collo ormai ustionato dal sole, procedo volentieri verso l’estrema punta nord; la raggiungiamo poco dopo le 17.
Lo spettacolo che si mostra ai nostri occhi è bellissimo, la costa del versante ovest è stupenda per forma e colori e la vecchia torre del 1699 manifesta palesemente i danni subiti dal tempo.
Estremamente soddisfatti, ritorniamo tranquillamente verso il paese, concludendo questa estenuante camminata di oltre 28 km con una fresca birra al bar Nonno Beppe.
Con ancora in bocca il gustoso sapore dei grissini appena mangiati, ci incamminiamo verso l’appartamento; durante la cena, daremo fondo a gran parte delle nostre riserve di cibo e di uscite notturne stasera non se ne parla proprio, se il mio collo scotta, quello di Mario è incandescente.
La notte comunque passa tranquilla; al mattino, dopo una colazione abbondante, rassettiamo la casa e riordiniamo gli zaini.
Quindi breve colloquio con Enzo, un caprese doc che gestisce l’allevamento di pesce vicino al porto, saldiamo l’affitto e riconsegnata la chiave pian piano ci incamminiamo nuovamente verso il porto dove il traghetto della Toremar sta già ormeggiando.
Partenza in perfetto orario alle 11,30 per Livorno, dove sbarchiamo dopo due ore e mezzo, durante le quali inizio la stesura del dario.
Note
Lunghi tratti dei sentieri dell’isola sono caratterizzati da sconnesse mulattiere che mettono a dura prova le caviglie, ma che sono state veramente ben realizzate.
In tutti e ripeto tutti i piccoli corsi d’acqua attraversati, l’acqua sembrava inquinata; riuscite ad immaginare quella di scarico di una lavatrice?
La stessa cosa.
Non siamo riusciti a darci una spiegazione.
Abbondante la presenza di colubridi (serpe belle), almeno sei/otto avvistamenti, minore quella di conigli (visti un paio) e dei mufloni (4 maschi e una femmina con piccolo).
Nota spese
Per l’affitto dell’appartamento abbiamo speso 130,00 euro;
per il biglietto del traghetto Livorno – Capraia 14,70 euro a testa (idem il ritorno);
altri 15,00 euro di parcheggio auto a Livorno.
Distanze
Paese - torre dello Zenobito (nuovo percorso più a est): 7,4 km circa
Paese - torre dello Zenobito (via Arpagna): 8,2 km circa
Paese – Laghetto – m. Le Penne – m. Castello - Porto: 11,5 km circa
Porto – p. della Teglia: 5,1 km circa
Porto – m. Capo: 4,0 km circa
Deviazione per cala del Ceppo: 1 km circa
Conclusioni
La Capraia è veramente bella e selvaggia, non credo di sbagliare nell’affermare che sia rimasta immutata negli ultimi 25 anni.
Terra senza tempo, circondata da un mare veramente cristallino, dai superbi tratti di costa, ti fa dimenticare di essere a solo poche miglia dall’isola d’Elba.
Tranne i piccoli centri abitati del porto e del paese, l’isola é praticamente deserta, e la presenza delle rovine dell’ex colonia penale le conferisce un’atmosfera ancora più suggestiva.
Dei suoi abitati abbiamo gradito la schiettezza e la cordialità, ne abbiamo apprezzato profondamente il territorio, non ci resta che scoprire il mare.
Ma questa sarà forse un’altra storia.
Max