mercoledì 18 ottobre 2023

Trekking del 12/13/14 ottobre: Isola di Capraia

 

Giovedì 12 ottobre

Finalmente si parte!

In origine il programma era quello di un week end in barca a vela dal 22 al 24 settembre con amici di vecchia data, ma le avverse condizioni meteo marine ci costringeranno a rinunciare.
Per i successivi fine settimana, precedenti impegni ci impediscono di ritentare.

Deciso a non darmi per vinto e prima che quest'inaspettata alta pressione cessi di regalarci giornate estive anche ad ottobre, mi ritaglio un paio di giorni infrasettimanali e prenoto un appartamento, Mario indeciso, si unirà all'ultimo momento.

Il traghetto della Toremar parte dal porto di Livorno alle 13,45 l'arrivo a Capraia è previsto per le 16,30.
Una volta sbarcati, un piccolo autobus, che al prezzo di 1 euro fa la spola fra porto e paese,  ci lascia in piazza Milano.

Posiamo i bagagli, acquistiamo alcuni generi alimentari al vicino mini market ed alle 17,24 iniziamo con il breve e panoramico percorso di Cala dello Zurletto, perfetto per tirare fino al tramonto.

GPS alla mano, dopo qualche incertezza, ci incamminiamo verso il maestoso forte San Giorgio quindi seguendo via De' Mari raggiungiamo la piazzola dell'elisoccorso da dove tenendo la sinistra per sud est dopo circa 200 metri raggiungiamo una bellissima terrazza panoramica, la sagoma dell'Elba affiora all'orizzonte, tutto è quiete, non potevamo ricevere benvenuto migliore.

Breve dietro front e riprendiamo il cammino lungo il sentiero 410, un segnavia verticale ci informa che in 15 minuti raggiungeremo la cala.
Una piccola ed incantevole insenatura dal mare cristallino fra rocce vulcaniche ricche di Asfodelo (o Zurletto, come è chiamato localmente).

In pochi minuti risaliamo lungo il sentiero (410A) corredato da un'utile staccionata per proseguire su quello del Reganico (410); 20 minuti di cammino ed alle 18,35 ci congiungiamo al s. 406.
Un simpatico cartello mette in guardia sulla presenza di api, Mario afferma più volte di percepirne il ronzio, sarà...

Rientrando in paese, propongo di tornare nuovamente davanti al castello, sarà la curiosità (e la luce dei lampioni) a farci scorgere un vasto numero di vasche scavate nella roccia, i Palmenti utilizzati un tempo per la pigiatura dell'uva.

Entusiasti col buio rientriamo in appartamento, è ora di cena e per domani partenza all'alba!

Venerdì 13 ottobre

Sveglia alle 6,00 ed alle 6,58 siamo già fuori, breve sosta per riempire le bottiglie al distributore di ASA e ci incamminiamo lungo via del Semaforo (s. 406 già percorso ieri sera).

Gli incantevoli colori dell'alba ci porgono il buongiorno.

Pochi minuti ed una deviazione sulla destra (sentiero delle Tigghielle) consente di visitare altri Palmenti dell'isola, noi proseguiamo dritto per poi seguire, al successivo bivio, le indicazioni per Punta dello Zenobito (s. 401).

Avvicinandoci alla pieve di Santo Stefano, insoliti e colorati centrini abbelliscono il cammino, il progetto nato dall'iniziativa di Simonetta Filippi, il 16 settembre scorso ha legato virtualmente la Torre del paese alla Pieve con oltre duemila "mattonelle" di tessuto (scopriremo poi).

Evitiamo di proseguire sul 409 fino alla Cala del Ceppo, mentre optiamo per la successiva Cala della Carbicina seguendo il s. 401A.
Purtroppo il sentiero è decisamente in chiusura dalla vegetazione e bisognoso di manutenzione, tanto che dopo circa un centinaio di metri Mario è indeciso se proseguire, lo inciterò a farlo.

La decisione si rivela azzeccata, la piccola cala di grossi ciottoli merita sicuramente la visita.
Breve dietro front e riprendiamo il cammino sul s. 401 per lo Zenobito.

Prima delle 10,00 arriviamo al bivio col s. 403 per il monte Arpagna, ma al momento il nostro interesse è tutto sullo Zenobito e la sua magnifica cala Rossa che raggiungeremo in circa mezz'ora.

Non potevamo scegliere giornata migliore, il mare cristallino risalta incredibilmente con il grosso sperone di rossa roccia vulcanica, immediatamente a sinistra la pietra grigio chiaro accresce il contrasto, un vero spettacolo!

Alzando gli occhi, sovrasta su tutto la superba torre eretta nel 1545.
L'ingresso, volutamente rialzato per una migliore difesa, richiede attenzione ed un minimo di tecniche di arrampicata.
Una volta all'interno ne resteremo affascinati, la sala principale, con la sua doppia rampa di scale che consentono di salire sul soppalco in legno sovrastante, è impreziosita da un grosso caminetto.
La costruzione in un luogo così isolato deve essere stata sicuramente molto difficoltosa.

Approfittiamo della bellezza del luogo per uno spuntino, la schiaccia di Mario è perfetta!

Dopo quasi quarantacinque minuti, riprendiamo con il trekking ripercorrendo a ritroso il chilometro circa che ci separa dal bivio per l'Arpagna.
Poco prima di arrivarci l'incontro con un bellissimo esemplare di biacco che per nulla spaventato si lascia fotografare più volte.
Solo una mia carezza imprimerà un'accelerazione al suo lento movimento sinuoso che farà allontanare di qualche metro il colubride di discrete dimensioni.

Che bello!
Per l'intera giornata rammenterò più volte questo stupefacente incontro.

Sapendo cosa ci aspetta, saliamo con passo lento e costante verso il vecchio semaforo, ma poiché ci interessa raggiungere anche la punta del Trattoio, propongo di proseguire con l'anello ovest (s. 413W) e espugnare successivamente la vetta da nord.

Scelta malaugurata!
Infatti il s. 413W oltre che in chiusura dalla vegetazione, si rivela veramente pessimo nel fondo e nel suo sviluppo, assolutamente sconsigliato!
Impiegheremo quasi 45 minuti per arrivare al bivio col s. 411 dove finalmente potremo riprendere a camminare con piacere.

Va segnalato comunque che benché la realizzazione di quest'ultimo sentiero ne garantisca un agevole passaggio, in alcuni tratti necessita di taglio dell'invadente vegetazione.

Prima delle 13,30 siamo ai piedi del faro, con l'ultimo centinaio di metri percorso "a naso" vista la mancanza di un sentiero ben delineato (probabilmente chiuso da vegetazione).
Stavolta durante la breve sosta ci mangeremo un paio di mele, il panorama della costa ovest è spettacolare.

Nuovo dietro front fino al bivio col 403, alzando leggermente lo sguardo lo scheletro del semaforo si staglia nel cielo azzurro, bastano 10 minuti di cammino per la vetta.

Purtroppo come spesso accade a molte sommità, anche quella dell'Arpagna è stata "tappezzate" da pannelli solari e antenne, non sarà facile escluderle dalle foto mentre osservo con rammarico alcune pareti arrugginite in lamiera disseminate a terra.

La stanchezza comincia a farsi sentire, benché non abbia particolarmente fame, scelgo di mangiare comunque la busta di bulgur e quinoa che ho nello zaino, saggia decisione (appurerò di li a poco).
Caldo e stanchezza incidono significativamente sulla nostra scorta idrica, fortunatamente ho seguito il consiglio di Mario di accrescerla di mezzo litro, portandola così a 2 litri (2,5 litri Mario).

Comincio a dubitare di riuscire a raggiungere anche punta della Teglia, comunque non diamo nulla per scontato ed alle 14,40 ci rimettiamo in cammino verso l'ex rifugio militare (s. 404).

Sono le 15,00 quando arriviamo al bivio con l'anello Est dell'Arpagna (s. 413E), Mario sarcastico mi domanda se intendo percorrerlo...
"Non ci penso nemmeno!" Rispondo deciso.
Mi è bastato il lato ovest.

Continuiamo quindi sul 404 aggirando monte Pontica ed una volta alla Sella di Monte Cancelle (bivio fra i s. 405 e 402) proseguiamo verso lo Stagnone.

Ma prima di giungervi, una piccola deviazione verso il punto panoramico alla Sella dell'Acciatore, scelta indovinata, il panorama è veramente notevole quindi breve sosta davanti al pannello dedicato alle Praterie di Capraia in cui ne viene descritta l'importanza e le azioni intraprese per la salvaguardia.

Eccoci così al cospetto dello Stagnone, non ostante la stagione calda e priva di piogge permane una minima presenza d'acqua.
Il sito di indubbio valore naturalistico è costantemente oggetto di intervento e monitoraggio da parte dell'Ente Parco e del Dipartimento di Biologia dell'Università di Firenze.

A pochi metri il segnavia per la via Diretta verso il Porto (s. 414).
Proseguiamo sul 402 per monte Le Penne, spero sinceramente sia l'ultima salita della giornata, il peso dello zaino mi sta mettendo fuori uso le spalle e le gambe non sono più quelle di qualche anno fa, praticamente da rottamare!

Mario beffardo mi attende sulla vetta, immortalandomi col suo cellulare il volto provato per lo sforzo, meno male è un amico...

Evitiamo il successivo punto panoramico come la via di crinale del s. 415A, sicuramente panoramica ma anche più faticosa e accidentata.
Il tempo a nostra disposizione comincia a diminuire, mancano circa due ore al tramonto e proseguire sul più veloce 402 è sicuramente la scelta migliore.

Avanzando, sotto di noi piacevoli scorci del porto e dell'Ovile che raggiungiamo alla 17,18 dopo una breve ma ripida discesa che comunque non crea particolari problemi.

Singolari i cartelli esposti al lato di due cancelli che delimitano la proprietà agricola "La Mursa" attraversata dal sentiero e che invitano a richiuderli dopo il passaggio.

Una breve sosta per decidere il da farsi, data l'ora raggiungere Punta della Teglia, implicherebbe di ritornare col buio, cosa non proibitiva (abbiamo entrambi la frontale) ma sinceramente sconsigliabile, optiamo quindi per percorrere un tratto dell'ampio e comodo sterrato (s. 407) in modo da rientrare poi in paese al tramonto.

In circa 20 minuti di marcia in concomitanza di uno stretto tornante il segnavia per il sentiero 412 che stima in un ora il ritorno al porto ci pare la scelta giusta; vuoi mettere un altro po' di sconnesso su e giù piuttosto al comodo rientro col 407 ???
Scendendo ci domandiamo più volte se sia una novità o lo abbiamo già percorso nella nostra precedente escursione di 12 anni fa.
Già percorso, (scoprirò poi) ma che vuoi, coi vecchi ci vuole pazienza...

Come del resto avevamo completamente rimosso dalla memoria il piacevolissimo 401, benché consapevoli di averlo già percorso, è stato come farlo per la prima volta e la cosa non è poi così male.

Raggiunto Porto Vecchio, passiamo sul s. 402 ed in venti minuti siamo al porto, con ulteriori 800 metri circa ritorniamo davanti alla chiesa di San Nicola in piazza Milano.
Riempiamo le bottiglia al distributore d'acqua, sono le 19,07 poco più di dodici ore di trekking per percorrere i 28 chilometri circa di questa splendida isola.

Sabato 14 ottobre

Sveglia alle 6,30 circa e iniziamo la nostra mattinata con un giro alla torre del porto, quindi risaliamo verso l'Aghiale per fotografare e curiosare all'interno di alcuni edifici abbandonati.

Una sorta di tranquilla passeggiata nel passato della colonia penale che concluderemo poco dopo le 10,00, è giunta l'ora di cambiarci, preparare i bagagli e mangiare un boccone, il traghetto della Toremar parte alle 12,15 e la nostra avventura è terminata.

Conclusioni
Rispetto a dodici anni fa, la segnaletica è decisamente migliorata, purtroppo non altrettanto la manutenzione dei sentieri che comunque non ci ha precluso nessun passaggio (cosa che avvenne nel 2011 col sentiero per il Trattoio).

L'isola continua ad offrire paesaggi unici e quella selvaggia bellezza che solo qui abbiamo provato, peccato vedere sull'Arpagna pannelli e stazioni meteo, il ricordo che avevo della sua vetta era senz'altro più in sintonia con lo spirito del luogo.

L'ideale sarebbe stato soggiornarvi un giorno in più, avremmo potuto percorrere l'intera rete sentieristica, spero vivamente di poterlo fare prima possibile.

Max

Nota spese
Affitto appartamento 2 notti: 215€
Traghetto Livorno - Capraia: 23,49€
Traghetto Capraia - Livorno: 21,49€
Spese generi alimentari: 40€

lunedì 9 ottobre 2023

8 OTTOBRE 2023: Una domenica a Pianosa

 

Il calendario dice autunno, ma questo ottobre continua a regalarci delle splendide giornate estive.
Ne approfittiamo quindi per trascorrere una piacevole domenica a Pianosa.

Parcheggiamo l'auto in piazza dei Granatieri a Campo nell'Elba, a pochi metri l'ufficio della Pro Loco ospita la biglietteria dell'Aquavision, acquistiamo 4 biglietti e ci incamminiamo tranquillamente verso il molo (piazzale della Salata).

La partenza è alle 10,00 (in perfetto orario) ed in meno di un'ora raggiungiamo l'isola di Pianosa.
Appena sbarcati, dedichiamo quasi un'ora a gironzolare fra gli edifici in completo abbandono (la maggior parte) quindi molto interessante sarà la mostra fotografica dedicata a "Pianosa com'era" ad opera dell'Associazione per la Difesa dell'isola, uno scrigno di bellissimi ricordi di storia locale.

Ci avviciniamo poi verso cala Giovanna, l'unica spiaggia dell'isola dove è consentita la balneazione.
Mario e Tamara non si lasciano sfuggire l'occasione di un bella nuotata nelle acque cristalline di un mare tuttavia leggermente mosso dal costante maestrale; al loro ritorno pranzo al sacco!

Dopodiché mentre moglie ed amici si rilassano sotto un piacevolissimo sole, in compagnia della mia Nikon preferisco percorrere in lungo e largo l'area portuale (a cui si può accedere liberamente); le due ore a mia disposizione sono più che sufficienti.

Ci riuniremo così circa alle 15,00, per le 15,45 dobbiamo andare a visitare le catacombe, escursione (come tutte le altre) a cui si può scegliere di partecipare durante la traversata in traghetto.

La visita guidata, dalla durata di circa 45 minuti, si rivelerà decisamente interessante ed il ristretto gruppo di partecipanti, mi consentirà di scattare agevolmente varie foto.

Una ventina di minuti di attesa e possiamo salire a bordo del traghetto che in leggero anticipo, ci riporta a destinazione a Marina di Campo.

Bellissima giornata di sole, quasi perfetta, se solo il maestrale fosse stato meno intenso...

Max