lunedì 25 ottobre 2010

Trek del 24 ottobre 2010



Partecipanti: Max

Percorso: doppio anello da Marciana attraverso i sentieri: 3, 6, 1, 6, 28, 10 e 3.

Domenica mattina, ore 7,51, attraverso i caratteristici vicoli ed esco dall’abitato di Marciana, tutto tace.
La temperatura è di 13 gradi ed il solido granito del Capanne al momento mi ripara da un moderato vento di scirocco.
Inizio la salita lungo il sentiero n° 3, solo poche decine di metri per incontrare subito un paio di mufloni, mi stupisco di trovarli così a ridosso del paese quindi devio a sinistra per passare sul 6.
Prima di farlo perdo un paio di minuti nel reindirizzare il suo segnavia verticale in legno erroneamente rivolto verso la Madonna del Monte (sentiero 3).

I primi 2,7 chilometri del n° 6 sono costituiti da un’ampia pista forestale, sufficientemente segnalati e percorribili (se fosse consentito) anche con un fuoristrada, quindi al raggiungimento di una radura con dei segnavia verticali, da sud est il sentiero devia bruscamente a sud ovest, assumendone le normali più strette dimensioni.

Gli abbondanti 500 metri circa che mi portano ad intersecare il 28 sono piuttosto malmessi a causa dei danni arrecati dai cinghiali al terreno, danni che si protraggono per ulteriori 300 metri circa lungo un 6 che fa nuovamente rotta est sud est.

Non sono ancora le 9 e 15 che raggiungo l’intersezione con l’1.
Lo imbocco scendendo a sinistra (direzione nord), quando a poche metri uno dall’altro due alberi divelti mi sbarrano il cammino con il loro tronco.
Basta chinarsi un poco e si riesce a passarvi sotto, tuttavia sarebbe opportuno tagliarli, volendo anche con buon seghetto ed un po' di pazienza, data la loro non eccessiva dimensione.

Ovviamente incontro ancora mufloni, arrestandomi più volte ad osservali e cercare invano di fotografarli, fino a raggiungere il romitorio di San Cerbone, incantevole luogo di meditazione... e ribotte!

Il tratto appena percorso del sentiero n° 1 andrebbe arricchito da qualche segnavia, ed anche qui i cinghiali si sono dati un bel d’affare nell’arare il terreno, inoltre al segnavia verticale in legno nei pressi del romitorio manca la freccia indicatrice, c’è rimasto solo il palo.

Scatto qualche foto e proseguo ancora per poco sul 1, per poi deviare a sinistra in concomitanza dell’indicazione della Grotta di S. Cerbone.
E’ un breve tratto di 200 metri che mi riporta sul 6, dove era già transitato precedentemente e da dove proseguo lungo un 28 pulito e sufficientemente segnalato.

Non sono ancora le 10 e 30 che raggiungo il 10, breve sosta al sole durante la quale mi mangio una mela, e nuovamente in marcia lungo una costante salita che mi porterà alla Tavola.
Man mano che mi avvicino lo scirocco comincia a farsi sentire, ma è solo quando le nuvole oscurano il sole che mi infastidisce.
Le felci ingiallite dall’autunno fanno da cornice all’ultimo tratto di salita del 10, e pensare che a ferragosto erano verdi e rigogliose.

Iniziando a scendere accelero l’andatura, ma pagherò più di una volta questa forzatura con dolorose fitte alla caviglia destra ancora mal funzionante.
Durante la discesa scambio quattro chiacchiere con una piacevole coppia di escursionisti che da Pomonte intendono passate dallo 00, li invito a prestare attenzione ai tratti in ombra del tecnico sentiero, camminare sul granito umido e come avere il sapone sotto ai piedi.
Confermo il buono stato del 10, pulito e segnalato.

Alle 11,30 raggiungo il 3 che mi riporterà a Marciana.
Migliorabile nella segnaletica, si farà perdonare offrendomi alcune dolci e mature corbezzole, anche se presumo convenga aspettare un’altra decina di giorni per una più completa maturazione.
Non passano 20 minuti che raggiungo la deviazione per San Frediano, visto che ho tempo spendo volentieri 10 minuti per salire a fotografarne le rovine,

Nuovamente in marcia raggiungo il Troppolo e dopo poco incrocio alcuni bikers che si stanno preparando ad affrontare la tecnica discesa che li porterà fino a Chiessi.
Supero successivamente il bivio con il 27 ed ammiro la notevole opera di pulizia fatta lungo quello che più a valle diventa il fosso di Patresi.
Prima dell’una raggiungo Serra Ventosa, e pochi minuti dopo riempio le mie borracce con la pura e fresca acqua della Madonna del Monte; sosta obbligata per tutti gli escursionisti.

Verso le 13,30 raggiungo il paese dove è in corso una festa, castagne e salsiccia arrosto diffondono i loro aromi nell’aria circostante, sono tentato, ma preferisco rientrare per trascorrere il pomeriggio in compagnia della famiglia.

Max.